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Addison ha dodici anni e, come si dice in questi casi, tutta la vita di fronte a sé. È nata nella parte ricca del mondo, è una giovane donna bianca e questo è ancora in molti casi un privilegio. È una studente delle medie alla Buffalo Middle School di Kenova, nel West Virginia, Stati Uniti d’America. Fa parte della squadra di pallavolo scolastica, pratica l’atletica e corre in pista, pensa, come tante ragazze della sua età, che l’istruzione sia importante per lei che vuole fare grandi cose. Una piccola grandissima cosa per il suo bene e per il bene comune l’ha già fatta. Ha testimoniato in opposizione alla nuova legge statale sull’aborto, di fronte ai parlamentari della Camera del West Virginia, mostrando di avere un coraggio che a molte persone adulte spesso manca. Addison ha parlato contro la Camera che approvava un disegno di legge per vietare l’aborto nello Stato, dove attualmente è legale fino a 20 settimane dopo la fecondazione, consentendo esenzioni limitate per emergenze mediche e complicazioni, ma non per stupro o incesto. Lo stato del West Virginia  è uno dei molti Stati a guida repubblicana a limitare l’accesso alle strutture per l’aborto dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti, lo scorso 24 giugno, ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade ribaltando 50 anni di precedenti legali e rispedendo il diritto di aborto nelle mani dei singoli Stati, tranne per quei rari casi in cui il Congresso degli Stati Uniti non decida di intervenire.

Addison la mattina che doveva intervenire ha deciso di indossare una bandana verde sulla testa proprio per ricordare il colore scelto dalle donne argentine come simbolo di chi protesta per conservare il diritto di scelta in materia di aborto. Senza incertezza nel tono di voce ha sfruttato i 45 secondi a sua disposizione, si è rivolta ai legislatori e ha chiesto: “Se un uomo decide che sono un oggetto e mi fa cose indicibili e devastanti, dovrei, io, una bambina, essere costretta per vostra scelta a portare a termine una gravidanza indesiderata e dare alla luce un altro bambino?” e ha esortato la Camera a riconsiderare la decisione che stavano per prendere, dicendo: “Alcuni qui dicono di essere pro-vita. E la mia vita? La mia vita, il mio futuro forse non importa? Non contano nulla per voi?”. Durante la pubblica udienza insieme a Addison hanno parlato altre 90 donne, condividendo le loro storie personali sull’aborto o sui diritti delle donne. Tra loro anche Rita Ray, oggi una elegante signora di 80 anni che ha abortito nel 1959, 14 anni prima che le interruzioni di gravidanza fossero considerate un diritto costituzionale e, dopo di lei, ha parlato Ash Orr: “Sono stata violentata a 10 anni, ditemi perché sarebbe stato giusto portare in grembo il figlio del mio violentatore”. È stata una sessione molto animata, con la sicurezza costretta a scortare fuori dall’aula molte donne giudicate troppo scalmanate. La lucidità di Addison ha fatto impazzire la rete: il video del suo intervento è subito diventato virale, è stato rilanciato in America e nel mondo milioni di volte. Soprattutto dopo le polemiche sul caso della bimba di 10 anni, stuprata e rimasta incinta in Ohio, costretta ha raggiungere l’Indiana – altro Stato dove la legge potrebbe cambiare presto – per vedersi riconosciuta la possibilità di praticare l’interruzione di una gravidanza non voluta.

Peccato che l’accorato appello di Addison non è bastato a convincere i deputati del West Virginia. Accogliendo l’invito di chi voleva modernizzare la legislazione vigente per adeguarla alla decisione della Corte Suprema, hanno infatti approvato, con una votazione dal risultato schiacciante di 69 a 23, un disegno di legge restrittivo.

I legislatori hanno previsto eccezioni alla legge nei casi in cui il feto non abbia battito cardiaco o non abbia comunque alcuna possibilità di sopravvivere, durante un’emergenza medica o una gravidanza ectopica – quando il feto si impianta fuori dall’utero e rappresenta un rischio per la salute della madre. Il discorso di Addison è forse servito perché venisse adottato un emendamento che consentirebbe l’aborto in caso di stupro o incesto, ma anche qui c’è un imbroglio: per il disegno di legge HB 302 l’aborto si potrebbe effettuare solo entro le 14 settimane di gravidanza e solo se lo stupro o l’incesto vengono denunciati alla polizia. Altri tentativi di emendamento da parte di legislatori democratici sono falliti, compreso un emendamento che avrebbe eliminato le sanzioni penali per chi pratica l’aborto.