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A circa un’ora di macchina da Roma, a circa 65km, si trova la Grotta dell’Arco e precisamente a Bellegra, un Comune della Città Metropolitana della Capitale.

Una delle perle del Lazio che in pochissimi conoscono e che è possibile visitare sciegliendo tre diversi livelli a seconda delle esigenze: Turistico, Speleo Turistico e Speleo Avanzato. Noi abbiamo scelto quello turistico perché attratti dalla notizia della presenza rara di pitture rupestri raffiguranti figure umane.

La Grotta dell’Arco è una splendida cavità naturale carsica dei Monti Ernici abitata sin dall’età del ferro; diventa tempio votivo in età arcaica grazie alla presenza di un pozzo ed infine trova la sua ultima destinazione come mola per la macina del grano, che viene dismessa non appena arriva la corrente elettrica nel Comune, intorno al 1955. 

UN PO’ DI STORIA DELLA GROTTA

La grotta è stata esplorata dagli speleologi per la prima volta nel 1925 e poi nel 1996 quando, grazie ad un attento e non poco faticoso lavoro di disostruzione, sono riusciti ad arrivare fino al fondo. Fino al 1911, il fondo valle dell’area ospitava un laghetto, il Pantano di Roiate, oramai prosciugato, che si rivela essere la parte superiore di un grande bacino sotterraneo che ha formato la Grotta dell’Arco, divenuto quindi condotto di sopravanzo del lago. Morfologicamente è una grande galleria percorsa da un torrente per oltre 1 km.

Uno degli aspetti più rilevanti di questo sito è che viene utilizzato dai Primitivi come rifugio e riparo, ma questo fatto viene colto tardi, solo quando gli speleologi, negli anni ’90, mettono in opera una passerella metallica nella zona di ingresso sia per districarsi nell’abbondante deposito di fango molle sia per studiare la morfologia  della cavità.

LE PITTURE RUPESTRI

In totale sono presenti quattro pitture in colore rosso e cinque in colore nero, queste ultime scarsamente visibili, tanto che noi non siamo riusciti a vederle.

Rilievo delle pitture in colore rosso 406-1.4 ed in colore nero 406-5.9

Le pitture costituiscono un insieme di raffigurazioni databili iconograficamente all’Età del Rame, e dagli studi si evince che queste pitture sembrerebbero state eseguite in antico sulla superficie rocciosa originaria e successivamente ricoperte da un deposito bianco molle, detto Latte di Luna che ha idratato il pigmento e lo fa sembrare fresco.

Tutte le figure, tranne una, sono antropomorfe e con connotati chiaramente maschili.
Le figure con entità sessuale hanno un corpo che è un grande segmento verticale in visione frontale con braccia, gambe e testa, qust’ultima resa con un motivo sub-quadrangolare.
Le figure antropomorfe asessuate hanno una testa resa con un motivo triangolare.

Figure umane stilizzate, Età del rame ca 4°millennio a.C., pittura rupestre. Grotta dell’Arco – Bellegra (Roma) ph. ©Raffaella Matocci

L’ANTICONFORMISMO DELL’IMMAGINE UMANA.

Alle rappresentazioni dell’arte rupestre di animali, che costituiscono le basi più comuni dell’iconografia paleolitica, gli artisti contrapposero la propria immagine, o quella dei loro simili, in maniera anticonformista e decisamente segmentale. Che fosse realista o schematica, mentre la figura dell’animale acquisisce, durante il Paleolitico, una forma pienamente espressiva, le figure umane sono sempre separate da esse e si inseriscono, entrambe, in un repertorio figurativo che contribuisce ad arricchirlo e a renderlo atipico.

Le figure umane occupano un posto numericamente secondario in rapporto a quelle degli animali poiché si conoscono solo circa 800 entità sessuali umane*, ma se si guarda attentamente, esse non sono così trascurabili come spesso si pensa, soprattutto quando si parla di arte parietale, perché frequentemente associate agli stessi animali e a differenti segni, in complesse composizioni che raggruppano più soggetti.

Testimonianze di figure antropomorfe si trovano maggiormente nelle grotte di Périgord in Francia, risalenti al periodo magdaleniano (Paleolitico superiore – 18-17.000 – 11-10.000 anni fa – periodo di massima espressione della pittura rupestre), e in misura minore nei Pirenei e nel Nord-Ovest della Spagna. Esse sono soprattutto più frequenti nelle plaquette tanto che un recente censimento delle figure umane sessuali ne riporta più di mezzo migliaio di rappresentazioni fatte contro circa 250 di quelle sulle pareti.

Le immagini umane rappresentate sono soggettive e di solito poco chiare; salvo in rari casi, i Preistorici non si facevano ritratti né riproduzioni fedeli alla realtà; così come invece accadeva per alcuni animali, molto spesso erano delle caricature o segmenti della loro immagine (sesso, mani, teste, tronchi), talvolta ricomposti con animali per realizzarne esseri immaginari o fantastici. Questa è una delle caratteristiche peculiari della pittura: malgrado variazioni formali e stilistiche importanti, le figure umane sono dipinte quasi sempre al di fuori della sfera del realismo e, soprattutto, non si vede mai nell’Arte Parietale una scena narrativa legata alla sessualità; l’unica eccezione la troviamo nelle incisioni nella Grotta dell’Addaura, a Mondello, in Sicilia

Complesso della Grotta dell’Addaura – Mondello (PA) – Dettagli delle composizioni

UN LUOGO RARO

A differenza della quasi totalità dei siti con arte rupestre centro-italiani costituiti da ripari sottoroccia, la Grotta dell’Arco di Bellegra costituisce uno dei rari esempi di raffigurazioni rupestri eseguite all’interno di cavità carsiche, assieme alla grotta di Val de Varri a Pescorocchiano (Rieti), alla grotta dei Pozzi della Piana a Todi (Perugia) e, probabilmente, alla grotta Antica presso il Monte Soratte a Sant’Oreste (Roma). Anche l’acqua gioca un ruolo importante perché generalmente è assente nei siti centro-italiani in cui è presente l’arte rupestre.

Queste grotte sono state classificate come le più interessanti del Lazio e le uniche in provincia di Roma ed offrono dei percorsi suggestivi e spettacolari caratterizzati da stalattiti, stalagmiti, inghiottitoi, laghetti e ruscelli.

Il percorso turistico è facilmente visitabile grazie alla comoda passerella, è adatto a tutti, senza limitazioni ed è anche idoneo per persone con disabilità.

Buona visita!

Immagine tratta da https://grottadellarco.sotterraneidiroma.it/

*(fonte Qu’est-ce que l’art préhistorique?  – Patrick Paillet – imprimeur en mai 2021)

Nota: Le informazioni riguardo le pitture rupestri sono state prese dagli Atti del Convegno tenutosi a Roma nel 2009 – Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio a cura di Giuseppina Ghini il cui testo specifico è stato scritto da Tommaso Mattioli – Università di Perugia, Dipartimento Uomo e Territorio.

Indirizzo:
La “Grotta dell’Arco” si trova nel comune di Bellegra e dista da Roma circa un’ora ed è gestita da “Sotterranei di Roma” dal 2017.

È raggiungibile comodamente dall’autostrada Roma – Napoli (Uscita Valmontone) oppure dall’Autostrada Roma – Aquila (Uscita Castel Madama).

Sito web: https://grottadellarco.sotterraneidiroma.it/

Altri siti con iconografie antropomorfe di pitture rupestri simili in Italia:
– Grotta Cala dei Genovese, Levanzo (Isole Egadi)
– Riparo di San Bartolomeo, Roccamorice (Abruzzo)
– Riparo di Sant’Onofrio I, Pescara (Abruzzo)
– Riparo di Formiche Rosse, Perugia (Umbria)
– Riparo di Schioppo, Perugia (Umbria)
– Riparo di Grotti, Rieti (Lazio)