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Giorno 1 del #CamminoNelleTerreMutate


Fabriano – Matelica
Ore 8, ci si raduna tutti nella piazza di Fabriano. La maggior parte dei camminatori è arrivata ieri, alcuni invece hanno raggiunto il gruppo la mattina stessa. È bello vedere persone che hanno già fatto il cammino negli anni passati abbracciarsi come fossero fratelli e sorelle. Foto di rito nella piazza di Fabriano e si parte. In breve imbocchiamo un sentiero caratterizzato da grandi querce. Si incomincia a fare due chiacchiere col vicino di cammino. I nomi sono tanti da ricordare perché il gruppo è composto da una cinquantina di persone, ma in breve si comincia a riconoscere i visi. Ci sono persone dalla Sicilia al Trentino ed è bello vedere questo gruppo eterogeneo camminare insieme mosso dalle più disparate motivazioni, ognuno con le proprie aspettative.
La maggior parte di loro sono camminatori abituali. Io e pochi altri invece siamo al nostro battesimo per un cammino. Da qui il mio timore nel non sapere come sarà quest’esperienza e la paura di non farcela. Ma sento che le gambe reggono bene, i piedi non sono affaticati e questo mi dà coraggio. Chiacchiero con più persone e racconto del perché ho voluto fare proprio questo cammino (a voi lo spiegherò un’altra volta).
È metà mattina e si giunge al monastero di San Silvestro, dove padre Armando ci accoglie e ci racconta un po’ di cose e della sua fede. È bello ascoltarlo. Ci si rincammina e i sentieri nel bosco si alternano a quelli nei prati. Pranziamo e ci riposiamo un po’. Arrivati nel pomeriggio ad Esanatoglia ci fermiamo questa volta nell’unico bar aperto per rifocillarci un po’. I paesani ci guardano incuriositi ma mai con sospetto. A chi ce lo chiede spieghiamo chi siamo e cosa facciamo e che siamo partiti da Fabriano per arrivare, 14 giorni dopo, a L’Aquila. Da Esanatoglia a Matelica è un alternarsi di colline coltivate a grano, prati, campi di lavanda. In lontananza vediamo Matelica, la mèta di questa prima tappa. Sono passati una ventina di km, i piedi cominciano ad essere stanchi ma non mi fanno male, hanno solo bisogno di riposo. Finalmente l’arrivo all’agriturismo Deimar, dove veniamo accolti calorosamente. Monto la tenda e faccio la doccia. Dopo una giornata così anche i gesti più semplici come togliersi le scarpe o farsi una doccia diventano belli e importanti. La cena è buona ed abbondante.
A pancia piena si sta meglio ed ora la stanchezza comincia a farsi sentire. Entro in tenda e cerco di fare ordine nella mente. Spero di riuscire a riposare, perché quella che più temo è la seconda tappa. Ma oggi sono stato bene e non c’è motivo perché non debba andare bene anche domani.
Qui il terremoto si è sentito forte ma non ha fatto molti danni. Da domani, a Camerino, i segni del sisma saranno tangibili ed emotivamente sarà un’altra storia che spero di potervi raccontare come ho fatto oggi. 
Buona notte!

… continua

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Giorno 2 del #CamminoNelleTerreMutate

Matelica – Camerino
L’appuntamento di stamattina è nella bella piazza di Matelica. Nel mentre che ci raduniamo tutti, ci armiamo di volantini e li distribuiamo nel bar e alla gente che incontriamo per strada. Questo è un Cammino giovane e le persone del posto hanno bisogno di sapere che sul proprio territorio d’ora in poi vedranno passare donne e uomini con zaino e scarponi che molto probabilmente consumeranno qualcosa al bar, nella pizzeria o semplicemente avranno voglia di conoscere più da vicino questa realtà e chi la vive quotidianamente.
Abbandoniamo il paese e ci addentriamo nel verde dei campi e soprattutto nel giallo delle ginestre, sempre abbondantemente presenti. Ad un certo punto decidiamo di fermarci sotto ad una grande quercia e di stare 10 minuti in totale silenzio, ascoltando semplicemente gli uccelli o il fruscio del poco venticello che ogni tanto muove le foglie. Il silenzio e l’ascolto sono armi potenti, in grado di riallinearci con la natura di cui, ce lo dimentichiamo spesso, siamo parte.
Giungiamo in un piccolo paesino, Castel S. Angelo, frazione di Castelraimondo, dove facciamo una lunga pausa pranzo e dove un simpatico signore ci apre la chiesetta, di cui è il custode.
Il percorso di oggi purtroppo passa per buona parte sull’asfalto, che indurisce e stanca le piante dei piedi. Anche il caldo e l’umidità non ci aiutano.
Passiamo vicino, ma non ci entriamo, al paese di Pioraco. Beatrice, che ci vive e che è in cammino con noi, ci racconta di quando, la notte del 26 ottobre 2016, nella cartiera, si è sfiorata la tragedia perché i pesanti macchinari della fabbrica, con la scossa di terremoto, sono usciti fuori dai binari tirando giù tutta la struttura. Solo per una fortuita combinazione di eventi, in quell’istante gli operai della fabbrica non erano nella postazione di lavoro. Forse una casuale combinazione di eventi, come ce ne sono state tante. Forse è il caso di parlare di miracolo.
Ci fermiamo nella frazione di Seppio, dove l’unico bar è chiuso. Si affacciano però dalla finestra prima il parroco che ci dice che ci ha visto in televisione e poi la signora del bar, la quale ci dice che avrebbe aperto più tardi, ma visto l’eccezionalità ci apriva subito. Una birra è un buon integratore di sali minerali e un meritato premio.
Ancora tanto asfalto e Camerino appare sempre più vicino. Beatrice inizia a cantare la canzone di Jimmy Fontana “Che sarà” perché, mi dice, è stata scritta riferendosi a Camerino. Ci fermiamo alle pendici della città perché stanotte si dorme nel palazzetto dello sport. Domattina avremo la possibilità di visitarla.
Mentre finisco di scrivere questo diario mi trovo in ristorante e non so se è più grande la fame o il sonno.
Sono stanco, ma le gambe hanno retto e l’entusiasmo non manca.
Alla prossima tappa… Passo dopo passo.

… continua

Giorno 3 del #CamminoNelleTerreMutate

Camerino-Fiastra
“RICOSTRUIRE ORA CASE E COMUNITÀ”. È questa la frase che portiamo in giro con uno striscione per le strade e i paesi che incontriamo. Se c’è qualcosa che possiamo imparare dalle zone colpite dal sisma è che non basta ricostruire le case, ma è fondamentale ricucire la comunità. Ed è ciò che ci dice anche Roberta Grifantini, che ci accoglie calorosamente nella città di Camerino. Roberta viveva nel centro storico di Camerino e aveva una parafarmacia. Il palazzo dove viveva ora è inagibile e completamente imbragato con cavi di acciaio e chiavi di ferro. Per due anni la sua attività si è svolta in una tensostruttura: gelida d’inverno e asfissiante d’estate. Ma ha resistito e quello che ci ha chiesto è di parlare con chiunque della situazione di queste terre stravolte dal terremoto. Gli edifici messi in sicurezza a Camerino sono ancora pochi e buona parte del centro storico è ancora zona rossa. Roberta, nonostante tutto, non perde l’entusiasmo quando parla della sua città. Ci ha raccontato della storia gloriosa di Camerino e, commossa, di quando, pochi giorni fa, è venuto il Papa che ha incontrato sindaci, comuni cittadini e ha celebrato una messa. Si scusa con noi per non avere il timbro da apporre sulla credenziale del Cammino, ma ci dice che il suo timbro sarà uno spruzzo di un profumo da lei creato sulla credenziale.
Ci dispiace salutarla e, con la promessa di rispettare la sua richiesta (ovvero parlare delle zone terremotate ai nostri conoscenti) ci incamminiamo in questa nuova tappa. 
Oggi il caldo si è fatto sentire, ma il panorama ricompensava ogni fatica. La vista di un ciliegio pieno zeppo di squisiti frutti è stato motivo di grande soddisfazione per le nostre bocche affamate.
Arrivati a Polverina abbiamo pranzato e poi intrapreso un cammino abbastanza impegnativo in direzione Fiastra.
La rabbia e la frustrazione degli abitanti di queste terre è palpabile e viene esternata in eloquenti scritte addosso agli edifici inagibili.
L’ottima cena completata dai prodotti dai distillati offerti dalla signora Varnelli in persona è stata la giusta conclusione a questa impegnativa giornata che si è conclusa, per i più temerari, a mezzanotte, parlando e discutendo con persone che si stanno attivando per ricucire le ferite del territorio.
Vorrei raccontarvi molto di più, ma è mezzanotte inoltrata e domani la sveglia suonerà presto per affrontare una nuova tappa che si prospetta piuttosto impegnativa. Passo dopo passo…

… continua

Giorno 4 del #CamminoNelleTerreMutate

Fiastra-Ussita
Stamattina siamo stati avvisati che la prima parte del nostro percorso sarebbe stata molto impegnativa e così è stato. Ho dormito poco e male e la ripida e lunga salita nel bosco si fa sentire. È necessario ogni tanto fare una piccola pausa per riprendere fiato, ma alla fine tutti riescono a svalicare la montagna. A metà della salita però la nostra guida ci consiglia di voltarci… Dietro di noi si palesa un panorama incantato, con il lago di Fiastra ai piedi delle montagne. Poco più avanti il panorama si apre ulteriormente e si vede in lontananza, sopra una collina, la città di Camerino. Ci si stupisce sempre voltandosi, perché si rimane increduli di quanta strada si sia percorsa con la sola forza delle proprie gambe.
Superato il monte che sovrasta Fiastra si apre un altro tipo di paesaggio. Stavolta entriamo sempre più nel cuore del parco dei Sibillini e l’imponente Monte Bove si mostra in tutta la sua bellezza. 
Pranziamo nel posto meno ospitale che potessimo augurarci: l’erba è secca e non c’è un metro quadro di ombra. Si riparte così in direzione Ussita, immettendoci in un sentiero in discesa in mezzo al un bosco. Arrivati a valle entriamo nella frazione Sasso di Ussita e il contrasto con il bosco appena percorso è notevole. La prima cosa che vediamo è una casa che sembra esplosa da dentro. Via via che percorriamo la strada asfaltata gli edifici abbattuti o fortemente danneggiati non si contano più. Passiamo di fianco alle SAE, le casette provvisorie dei residenti, e una signora ci chiede da dove veniamo e ci ringrazia dicendo che è una gioia vedere tutta questa gente che passa a piedi. Arrivati a Ussita ci fermiamo al bar per il “terzo tempo” fatto di birre e gelati. I gestori ci accolgono calorosamente e ci raccontano la loro storia, di quanto sia stato difficile durante l’emergenza del terremoto e di quanto sia difficile ora che dovuto ricominciare da capo.
Ma Ussita, come altre terre colpite dal terremoto, è anche la storia di donne tostissime, che non si arrendono e che fanno di tutto per stare sul territorio e ricucire le comunità. C’è Chiara, originaria di Pioraco ma residente da anni a Bologna, che subito dopo il terremoto ha deciso di venire a vivere a Frontignano (frazione di Ussita) e a dare vita insieme ad altre persone a C.A.S.A., acronimo che sta per Cosa Accade Se Abitiamo, una residenza per artisti, studiosi e persone interessate a lavorare sul e per il territorio.
C’è anche Patrizia, una di quella manciata di persone che durante i giorni delle scosse violentissime di fine ottobre 2016 ha deciso di non mollare, di resistere arrangiandosi per mesi in una roulotte.
Questa sera dormiamo al campeggio Colorito. Il signore che ci accoglie ci racconta del giorno della scossa di terremoto: “sembrava una bomba atomica! Dal Monte Bove si sono staccate delle rocce che cadendo hanno creato una nuvola di polvere incredibile. Sembrava la fine del mondo!”
La serata si conclude con un concerto di musica celtica.
Domani si va a Campi di Norcia passando per la mia amata Visso.
Sono stanco e spero di riposare un po’ stanotte. Passo dopo passo…

P.S.: come ci è stato chiesto dai residenti, non pubblicherò, se non in via eccezionale, foto di macerie e distruzione. La spettacolarizzazione non serve. Serve che la gente venga a visitare questi posti di persona e che faccia qualche chiacchiera con i residenti.

… continua

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Giorno 5 del #CamminoNelleTerreMutate

Ussita-Campi
Ci sono giorni che quando la sera ripensi al mattino appena trascorso, questo sembra essere appartenuto al giorno prima. Questo è uno di quelli. La tappa è stata lunga e faticosa ma ricca di emozioni.
Abbiamo lasciato Ussita in direzione Visso. Siamo passati per la montagna finché la vista del maestoso Monte Bove non ci ha abbandonato per dare luogo ai territori di Visso. Arriviamo alla grande torre che sovrasta il paese ed entriamo nel centro abitato col solito striscione. Per me Visso non è una sorpresa: lo conoscevo bene prima degli eventi sismici e ci sono stato più volte in seguito. È uno strazio sapere che oltre quelle barriere che delimitano la zona rossa una volta c’era uno dei borghi più belli d’Italia.
Dopo aver pranzato partiamo alla volta di Campi di Norcia. Abbandoniamo la regione Marche per entrare nell’Umbria percorrendo una lunga strada sterrata tutta in salita. Il caldo asfissiante non aiuta per niente a sopportare la fatica, ma una fonte di acqua fredda rianima improvvisamente lo spirito di noi camminatori. Finalmente riusciamo a raggiungere i pratoni sopra le creste dietro il Monte Cardosa. Di nuovo una pausa per mangiucchiare qualcosina e ci tuffiamo lungo un ripido sentiero in discesa dal fondo ghiaioso che mette a dura prova le nostre ginocchia. Finalmente riusciamo a vedere il borgo di Campi. Il paese vecchio, arroccato in alto, è praticamente tutto distrutto. Il nostro campo base per questa sera è il bellissimo agriturismo Fonte Antica il cui proprietario ci accoglie con entusiasmo. La cena è invece organizzata dalle splendide persone della proloco di Campi. La loro struttura è stata soprannominata l’arca di Noè di Campi. Costruita con i migliori criteri antisismici, la struttura nel primo periodo post terremoto ha fatto da casa ad oltre 60 residenti. Oggi, il loro progetto “Back to Campi” è un esempio di forza di volontà, collaborazione e trasparenza. Le signore della proloco ci preparano un’ottima cena e io presidente ci dice che possiamo tornare sempre a Campi e che riceveremo sempre un sorriso e un piatto caldo.
Nella tragedia emergono storie e persone incredibili.
Quindi, se passate da queste parti, venite a visitare Campi di Norcia, andate alla proloco e andate a dormire all’agriturismo Fonte Antica, ne tornerete pieni di positività.
La stanchezza questa sera è davvero tanta. Domani sarà una tappa defaticante che dovrebbe concludersi per pranzo. Ci attende la città di Norcia!
Passo dopo passo…

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Giorno 6 del #CamminoNelleTerreMutate

Campi-Norcia
È mattina e dopo aver fatto colazione presso la struttura della proloco di Campi ci incamminiamo verso Norcia. Campi e i loro abitanti ci sono davvero rimasti nel cuore.
Quella di oggi è una passeggiata defaticante. Infatti prima di pranzo siamo già alla nostra mèta. Entriamo a Norcia come al solito col nostro striscione che recita “Ricostruire ora case comunità”. La gente ci guarda incuriosita, ma quando capisce chi siamo e cosa stiamo facendo spende parole di incoraggiamento e ringraziamento.
Norcia è diventata il simbolo del terremoto di ottobre 2016. Entrare nel centro storico ha un forte impatto emotivo. Aver visto il paese prima del 2016 e rivederlo oggi così ferito è duro da accettare. Ci sono tante cicatrici ma anche tante ferite ancora aperte. La rabbia della popolazione è anche qui evidente. Ci si lamenta per essere stati dimenticati, per aver ricevuto tante promesse non mantenute. Il proprietario del ristorante Nemo, presso cui ceniamo, ci dice che la frase che più odiano è quel “non vi lasceremo mai soli”.
Ora che l’emergenza del primo periodo post terremoto è finita è necessario venire in queste terre, che hanno ancora tanto da dare, e fare sentire agli abitanti la propria vicinanza. Credetemi, ciò ha un valore grandissimo.
Domani sarà una delle tappe che più temo dal punto di vista fisico. Si arriverà a Castelluccio, uno dei miei posti del cuore. Sarà bello e malinconico, lo so.
Spero di immergermi in tutta quell’energia che quel paradiso mi ha sempre dato.
Passo dopo passo…

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Giorno 7 del #CamminoNelleTerreMutate

Norcia-Castelluccio
La tappa che temevo di più dal punto di vista fisico si è oggi rivelata molto meno faticosa di quanto pensavo. Sarà che ormai siamo allenati o sarà che non c’era il caldo asfissiante dei giorni scorsi, ma i 1100 m di dislivello sono passati tutto sommato senza troppa fatica. A farci compagnia quattro simpatici asini.
La salita ci regala un panorama stupendo sulla piana di Norcia. Ma è quando scavalchiamo la montagna che l’impatto della vista è mozzafiato. Davanti a noi, enorme, maestoso ed elegante c’è il Redentore che domina il Piano Grande e tutta la catena dei Sibillini. Sullo sfondo, alla nostra sinistra, spicca quel che rimane di Castelluccio. Il paese, un tempo gioiello inestimabile, è per buona parte polverizzato.
Scendendo nel Pian Grande, una tavolozza di colori ci invade e ci lascia estasiati. È la famosa fioritura di Castelluccio, uno spettacolo che si ripete ogni anno e che attrae migliaia di turisti.
Per me non è una novità in quanto questi sono i miei luoghi del cuore, ma lo stupore e la meraviglia sono sempre gli stessi, come fosse la prima volta.
Stanotte dormiamo in Val di Canatra, dove abbiamo allestito le tende. Mia nonna, classe 1912, mi raccontava che in questo posto gli sposi dei paesi vicini venivano a passare la luna di miele. E ora capisco perché! La volta celeste è uno spettacolo senza uguali, in questo posto in cui i prati si alternano ai boschi.
Qui non c’è connessione internet e questo è un bene. La buonanotte ci viene data dalle melodie del violino di Francesco, che si è unito a noi oggi pomeriggio.
Stanotte penso che sono un uomo fortunato, perché ho già visto e vissuto una parte di Paradiso.

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Giorno 8 del #CamminoNelleTerreMutate

Castelluccio-Arquata del Tronto
Svegliarsi in Val di Canatra ha tutto un altro sapore, come le crostate preparate da Rubinia. C’è chi ha dormito male, chi poco, chi ha avuto freddo e chi, come me, era talmente stanco che non ha avuto modo di provare sensazioni durante il sonno pesantissimo. Nonostante ciò l’atmosfera è sempre positiva e si sorride sempre perché felici di stare facendo questa avventura.
Il giro di boa è stato fatto ed entriamo nella seconda settimana di cammino stanchi ma felici. Ci sono nuovi camminatori che si aggiungono al gruppo e altri, ormai divenuti amici, che purtroppo se ne vanno. Tempo di abbracci e di scambio di telefoni e si parte per questa nuova tappa. Anche oggi il Pian Grande di Castelluccio ci regala uno spettacolo unico con i suoi campi in fiore. Si arriva a Forca di Presta, dove ci rifocilliamo bevendo la fredda acqua del fontanile e riposando un po’. Oggi è tornato il caldo asfissiante, che rende le cose più difficili. Da questo punto in poi ci buttiamo in una discesa a picco per più di 1000 m di dislivello. A volte la discesa è più faticosa della salita, soprattutto se il sentiero ha un fondo sconnesso, la vegetazione lo rende a volte poco percorribile e il caldo non dà tregua. Alle nostre spalle, con le sue rocciose pareti a picco, c’è il Monte Vettore, il re indiscusso dei Monti Sibillini. Il pranzo è leggero e abbiamo modo di conoscere i gestori del progetto Monte Vector, che vi consiglio di vivamente di visitare. Anche loro ci chiedono di farci testimoni di queste terre, dei loro problemi e delle loro bellezze.
Finalmente la discesa finisce ed entriamo a Pretare, frazione di Arquata del Tronto. L’impatto è tremendo. Macerie su macerie caratterizzano ciò che un tempo era il paese. L’unica cosa che sembra rimasta intatta è in realtà l’unica che forse non avrebbe meritato di sopravvivere: un orribile campanile in cemento armato che sovrasta quello che doveva essere un bellissimo borgo. È difficile descrivere tutto ciò che vediamo; sembra uno scenario di guerra. 
A Piedilama la proloco ci dà un caloroso benvenuto facendoci trovare un bel rinfresco che divoriamo in pochi minuti. Anche qui la gente è tosta e resiste contro tutto e tutti.
È sera e la stanchezza sembra sommarsi a quella dei giorni precedenti. Domani si cambia regione e si entra in territorio laziale.
Passo dopo passo…

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Giorno 9 del #CamminoNelleTerreMutate

Arquata del Tronto-Accumoli
La giornata dei contrasti.
La giornata non inizia nel migliore dei modi. Nella notte c’è stata talmente tanta umidità che la tenda è zuppa e i panni che avevo steso li ritrovo più bagnati di quando li avevo lavati. Il mio umore non è dei migliori. Ma in cammino non c’è tanto tempo per lamentarsi; i problemi in qualche modo si risolveranno e, dopotutto, non sono questi i problemi. Passo dopo passo si va avanti verso la nuova mèta.
Giungiamo alle porte di Pescara del Tronto ed entriamo in assoluto silenzio. Non ci sono parole per descrivere cosa si prova nel vedere un cumulo di calcinacci immenso che è venuto giù dal versante della collina. Entriamo nel parco giochi del paese che è diventato il monumento alla memoria delle 52 vittime di Pescara. Ci mettiamo in cerchio stringendoci la mano. A stento si riesce a trattenere le lacrime. Una frase sullo striscione commemorativo recita: “Ora che siete cielo ricordarvi significa avervi accanto e credere che quei momenti non passeranno mai”. Vedo poi la fotografia in un cartello di Pescara prima del terremoto; gli faccio una foto, l’unica che scatto, per ricordarmi com’era un tempo il paese che non c’è più.
Continuiamo per la strada asfaltata con il groppo in gola e nessuno ha voglia di interrompere il silenzio.
Arriviamo a Capodacqua, dove alcune persone di gran cuore ci accolgono calorosamente. Non è solo tempo di pranzo, ma anche di riflessioni.
È tempo di ripartire e ci incamminiamo per un bellissimo sentiero nel bosco fino a giungere, nel comune di Accumoli, presso l’agriturismo Alta Montagna Bio. Qui ci offrono un’ottima birra artigianale locale e Katia ci offre degli squisiti taralli appena sfornati e gustosi assaggi di formaggi e salumi locali. Sarà per via dell’alcool, o perché abbiamo tutti voglia di rilassarci dopo la tensione accumolata, o per l’incredibile positività che ci trasmettono Katia e la sua bella famiglia, il pomeriggio si conclude tra balli, canti e abbracci.
Stasera dormiamo al B&B Lago Secco di Illica e prima di gustare un’ottima gricia, ascoltiamo uno psicologo che si è occupato delle ferite dell’anima di queste comunità.
Anche domani sarà sicuramente una giornata emotivamente impegnativa: si arriverà ad Amatrice, simbolo della tragedia del sisma di quel maledetto 24 agosto 2016.
Passo dopo passo…

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Giorno 10 del #CamminoNelleTerreMutate

Accumoli-Amatrice
Dopo giorni di interminabili salite e discese, oggi una giornata tranquilla: siamo partiti più tardi del solito e il percorso è stato più dolce e breve degli altri giorni. 
Il tragitto si è articolato in un bellissimo sentiero nel bosco. Nelle nostre pause ci sono stati momenti di testimonianze e riflessioni, come la lettura di un estratto del libro “Filosofia del paesaggio” di Paolo D’Angelo.
Giungiamo nel territorio di Amatrice passando di fianco a pavimenti di cemento dove un tempo sorgevano case e vivevano persone. Sono talmente tanti che il rischio è che ci si faccia l’abitudine. Interi agglomerati di case ora hanno solo un basamento circondato dalla rete rossa da cantiere. 
Giungiamo alla frazione S. Angelo e ci sistemiamo nei pressi delle S.A.E.. Franco, presidente della sezione CAI di Amatrice, ci racconta dei soccorsi durante le concitate ore successive a quel maledetto 24 agosto 2016.
Abbiamo modo di visitare la chiesa di S.Angelo, i cui lavori di ristrutturazione erano terminati pochi giorni prima del terremoto e che ora è completamente crollata, portandosi giù anche il prezioso tetto e le numerose opere artistiche al suo interno.
Ma la meraviglia, quella positiva, si ha quando visitiamo il più grande e vecchio cerro d’Europa: una pianta di 640 anni e dal diametro di più di sei metri. Abbiamo un senso di rispetto assoluto verso quell’essere che è sopravvissuto a intere epoche. Quando ci accingiamo ad abbandonare il sito incontriamo un signore in macchina con un bambino: ci dice che suo figlio è il primo nato dopo il terremoto!
Ad allietare la squisita cena preparata dagli abitanti di S.Angelo (manco a dirlo con una superlativa amatriciana), la presenza di Paolina, amatriciana di 102 anni!
Domani si parte presto e si visiterà Amatrice capoluogo. Sarà ancora una giornata ricca di forti emozioni.
Passo dopo passo…

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Giorno 11 del #CamminoNelleTerreMutate

Amatrice-Campotosto
Oggi la nostra camminata inizia nella città simbolo del terremoto del 24 agosto 2016. Ci raduniamo intorno al monumento dedicato alle vittime: sono più di 200 ed è difficile far fronte alla commozione quando Franco intona il “Signore delle Cime”. Nel paese tante macerie ma anche tanti cantieri in funzione che fanno sperare.
Il cammino prosegue nel bosco con l’incantevole cornice dei Monti della Laga alla nostra sinistra. La meraviglia però si ha quando si apre definitivamente il panorama con il lago di Campotosto in basso e il massiccio del Gran Sasso sullo sfondo. 
Entriamo nel paese di Campotosto e sembra passeggiare in uno scenario da film horror: tutto è decadente e abbandonato. Le macerie si alternano ad edifici che vengono tenuti in piedi da scheletri di legno e ferro. Di Campotosto e degli ingenti danni subiti dal terremoto nessuno ne parla e nessuno ne ha parlato a suo tempo, quando, il 18 gennaio 2017, delle forti scosse distrussero il paese. In quei giorni, però, l’attenzione pubblica era tutta rivolta su Rigopiano. Giungiamo in quella che ora è la piazza di Campotosto dove i lavori a maglia di Assunta fanno bella mostra. 
La serata finisce nel migliore dei modi, tra vino, pasta e stornellatori.
I rapporti tra noi si stringono sempre di più ma comincia a nascere un po’ di malinconia perché questa avventura sta volgendo al termine.
Ho trovato nuovi amici e spero di trovarne altri, sempre in cammino, passo dopo passo.

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Giorno 12 del #CamminoNelleTerreMutate

Campotosto-Mascioni
Oggi è stata una delle tappe più belle e appaganti dal punto di vista paesaggistico. Lasciato il paese di Campotosto ci siamo incamminati fino a salire su un promontorio con una vista a 360 gradi mozzafiato. Intorno a noi le quattro cime più alte di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo: rispettivamente Redentore, Vettore, Gorzano e Corno Grande. Ai nostri piedi il lago di Campotosto.
C’è stato poi un momento speciale, in cui abbiamo condiviso le nostre emozioni e impressioni di questo cammino. Ognuno di noi porterà nel cuore questa esperienza, consapevole di aver fatto qualcosa di molto speciale.
Domani sarà una tappa impegnativa, ma ormai non ci ferma più nessuno. Passo dopo passo…

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Giorno 13 del #CamminoNelleTerreMutate

Mascioni-Collebrincioni
La penultima tappa è stata, come previsto, lunga e impegnativa. Ma è quando i piedi non ne vogliono più sapere e le gambe implorano riposo che si ha ancora la forza di cantare e di scherzare. Perché siamo tutti fratelli e sorelle, protagonisti di un’esperienza unica. 
La tappa è estenuante, ma la vista ripaga ampiamente gli sforzi. Le foto rendono solo minimamente la bellezza dei luoghi che calpestiamo e i panorami che ammiriamo.
Arriviamo a Collebrincioni stanchi morti ma carichi di voglia di festeggiare. Già, perché ormai il cammino sta volgendo al termine e questa è la serata dei festeggiamenti. La cittadinanza ci accoglie con un grande striscione di ringraziamento e ci offre una cena nel campo sportivo. E così ecco che la stanchezza sembra scomparire improvvisamente. È solo stato servito l’antipasto che già ci si scatena in balli sfrenati, che proseguono per tutta la cena e fino a notte inoltrata. C’è poi un momento per celebrare i camminatori che hanno effettuato almeno 8 tappe ai quali viene conferito un attestato: siamo ufficialmente dei “partigiani della terra”. L’orgoglio è alle stelle!
La cena e i festeggiamenti sarebbero finiti ma non si sa come i più temerari riescono a trovare ancora un po’ di benzina per giocare a pallone e ballare fino alle 3 del mattino.
Domani si arriva a L’Aquila e sarà il momento della gioia ma anche della malinconia. Vorremmo che tutto questo non finisse mai.
Passo dopo passo.

… continua

Giorno 14 del #CamminoNelleTerreMutate

Collebrincioni-L’Aquila
Conclusioni e riflessioni sul Cammino Nelle Terre Mutate.

Ho atteso un po’ di tempo prima di scrivere la pagina di diario di quest’ultima tappa del cammino. Le tante emozioni e i tanti pensieri avevano bisogno di un tempo di decantazione.
Più di una persona, al mio annuncio che avrei fatto questo cammino, mi chiese il perché avevo deciso di fare questa esperienza. Camminare nella natura e in montagna è l’unica attività fisica che faccio volentieri. Da sempre strenuo sostenitore della staticità, trovo nel trekking un valido motivo per muovermi, in quanto posso godere di paesaggi che altrimenti non potrei ammirare. Ma fare un cammino è un’esperienza per certi versi molto differente dal semplice escursionismo in giornata a cui ero abituato. In cammino bisogna fare i conti non solo con la fatica fisica, ma anche con quella psicologica. Finita la camminata non si torna svelti a casa per una doccia ed una meritata dormita. Bisogna pensare a montare la tenda, a lavare e stendere i panni, a farsi una doccia, a cenare. E così la mattina seguente bisogna disfare la tenda, risistemare il bagaglio ecc. Il cammino ti dà anche la possibilità di passare molto tempo con te stesso e con gli altri e quindi a conoscere, conoscersi e condividere. Ma perché ho scelto di fare proprio questo cammino? Mesi fa, su internet, lessi un articolo che parlava di questo Cammino nelle Terre Mutate: era un nuovo cammino, che percorreva la dorsale appenninica passando per le zone colpite dai terremoti degli ultimi anni e che si concludeva a L’Aquila. Comprai subito la guida e sentii come una chiamata, una voce che mi diceva che dovevo fare quell’esperienza. Ho un amore viscerale per i monti Sibillini, dove ho trascorso molte vacanze della mia vita e dove ho le mie radici. Gli eventi sismici che hanno colpito quei posti magici hanno rafforzato il mio rapporto con loro. Ho pensato che ho ricevuto tanto da quelle terre e dai loro abitanti e che questo cammino potesse essere un mio umile e piccolo modo per sdebitarmi e fare la mia parte. Ma ancora una volta sono stato io a ricevere tanto da queste terre. Il fatto poi che il cammino si concludeva alla basilica di Collemaggio era come la chiusa di un cerchio: nel 2009, anno del terremoto a L’Aquila, ero studente del conservatorio la cui sede era proprio di fianco a quella basilica. Ricordo ancora benissimo lo sgomento, la disperazione e il dolore provati in quei giorni successivi al terremoto. Ricordo i miei compagni di studio che improvvisamente si trovarono senza più un tetto sotto cui dormire e che piangevano la perdita di un amico o di un parente.
Dovevo in qualche modo dare una risposta a questa chiamata. Ho così deciso di partire, aggregandomi a questa Lunga Marcia. L’entusiasmo era a mille, ma anche la paura faceva la sua parte: “sarò in grado di fare questo cammino?” era la domanda che più mi tormentava. Ma per una volta ho deciso di buttarmi in un’esperienza totalmente nuova. Anche dormire in tenda per me era una novità.
Chi ha seguito questo mio diario quotidiano del Cammino, può essersi fatto un’idea delle sensazioni che ho avuto e di come sia andata. Ogni mia aspettativa è stata ampiamente superata. Personalmente non credo di aver superato i miei limiti, ma semplicemente ho capito che i miei limiti sono molto al di sopra di quanto pensassi. Ho imparato tanto dagli abitanti di quei posti, che amano la propria terra, le proprie radici, le proprie tradizioni sopra ogni cosa e che non mollano nonostante l’indifferenza della politica e dell’opinione pubblica, nonostante i mille problemi, nonostante tutto. Troppe volte si litiga per delle sciocchezze, si è attaccati in modo morboso alle cose materiali. Queste persone mi hanno insegnato che sono poche e semplici cose che davvero contano per vivere serenamente. 
Ho avuto anche l’occasione di condividere questo cammino con persone straordinarie. Vorrei citarle una ad una, ma rischierei di fare torto a qualcuno dimenticandomelo, per cui mi limito a ringraziare di cuore tutti i miei compagni e compagne di avventura che mi hanno dato tanto. Ma un ringraziamento speciale lo devo a tutte quelle persone che hanno organizzato e lavorato fattivamente alla riuscita di questa Lunga Marcia: sono persone che hanno donato tanto del loro tempo e delle loro energie per la riuscita di questa esperienza. Cito solo le associazioni che hanno reso tutto ciò possibile: Movimento TelluricoFederTrek Escursionismo e Ambiente e APE ROMA Associazione Proletari Escursionisti Sezione di Roma.
A noi camminatori è stato conferito il titolo di “Partigiano della terra” di cui vado orgoglioso ma che comporta anche una responsabilità: essere testimone di ciò che è successo in quelle terre e di come è la situazione attuale e di dire a tutti di fare un giro da quelle parti, di parlare con i loro abitanti, di godere di quelle terre, di fare in modo che ci sia una sensibilità maggiore riguardo il tema dei terremoti e dei dissesti idrogeologici.
Spero che questo sia solo il primo di tanti cammini.
Passo dopo passo!

Agostino Marzoli

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Una delle immagini di copertina è stata presa dal post di Facebook di Cristina Menghini – Guida Ambientale Escursionistica – L’Italia nello zaino