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Nella mia famiglia la parola gay non si poteva usare, neanche la parola omosessuale e neanche tutti gli appellativi usati in senso negativo tipo frocio o finocchio, nella mia famiglia si usava dire che lo zio Tommaso viveva in modo eccentrico.
Lo zio Tommaso era andato via, viveva a Milano con un amico; quindi un altro modo di dire era: “Eeeeh vive a Milano…”
E io, ragazzina insipiente, morivo dalla voglia di vivere in modo eccentrico in quel di Milano; abbandonando la placida Roma, a me già questo vivere a Milano sembrava una cosa enorme.
Sicché non mi ponevo troppe domande.
A parte l’incomprensibile gesto di mio padre che si picchiettava l’indice sul naso dicendo: “E’ da naso…”
Mi ricordo nonna però, che invece è sempre stata una donna davvero aperta e emancipata, tentare di spiegarmi meglio il concetto di vive a Milano e di amico.
Mia nonna è sempre stata forte nello spiegarmi le cose, nella sua infinita semplicità e con modi pieni d’amore.
Lo zio era da parte di mio padre, ma non parlava mai con mio padre, in compenso chiamava mia nonna per confidarsi.
Comunque dicevo, quando ero bambina se ci penso c’erano tante parole vietate.
Ricordo che zia Aurelia leggeva gli Harmony di nascosto, li metteva sotto al letto, lo so perché ovviamente li ho trovati ben presto, tra l’altro sono stati il primo approccio col mio corpo e la masturbazione; che dio sesso comunque li benedica.
Scusate la divagazione.
Fatto sta che lo zio di Milano si ammalò di AIDS,  morì; ero più grande e ovviamente sapevo dell’AIDS, anche se parlarne in casa risultava disdicevole.
I ragazzi di buona famiglia si facevano le pere e morivano a fiumi, ma guai a dire AIDS.
Erano i primi anni in cui si parlava di questa malattia.

Mia madre un giorno entrò in camera mia e mi disse: “Sai cos’è un preservativo?”
Lo sapevo, ma dissi no.
E lei mi spiegò tutto per filo e per segno.
La mia mamma.
Fece la rivoluzione, spiegò a una ragazzina cos’era il preservativo, usò termini come pene e vagina, sdoganò la parola gay e AIDS.
Nella sua casa mia madre fece la rivoluzione.
Finchè un giorno, a Natale; parlando dello zio di Milano disse: “Tommaso era gay ed è morto di AIDS, se non volete che muoiano anche i vostri figli chiamate le cose come vanno chiamate e adesso basta che porto in tavola il pollo arrosto.”
Rivoluzione e pollo arrosto con patate.

Quest’ultima parte non è mai esistita, ma volevo un lieto fine, soprattutto per lo zio Tommaso.
La libertà di dire, di essere; è il lieto fine che preferisco.
Perchè come fai a pensare nella giusta direzione, se nella testa hai le parole sbagliate?