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C’era una volta un bosco.
In effetti non era un bosco, ma una foresta tropicale, una di quelle foreste piena di animali, di uccelli, di alberi altissimi, di rumori e canti di ogni tipo.
In questa foresta vivevano tanti tipi di animali sugli alberi, alcuni volavano, altri saltavano, alcuni altri scendevano e salivano in continuazione.
In questa enorme ed operosa confusione viveva anche una famiglia di bestioline strane, pelose e tranquille, abbarbicate sui rami a testa in giù.
Erano calmi e tranquilli, forse troppo. Una volta un fulmine aveva colpito l’albero che li ospitava e ci avevano messo un mese prima di riuscire a trasferirsi su di un altro.
La famiglia era composta da diversi elementi, c’era il capostipite, Nonno Vecchio Alvaro Gutierrez, c’erano i guerrieri Josè Armando Eugenio Gutierrez e Paco Silva tre zampe (una l’aveva persa in un combattimento con un giaguaro).
Poi c’erano altri maschi giovani, altri maschi pigri e vecchi, le femmine ed i cuccioli.
Tutti molto calmi, era una famiglia dove la parola fretta era sconosciuta. Non si faceva mai nulla senza prima riflettere, valutare, ponderare, concertare, ragionare con tanta tanta calma.
E c’era anche Jole (Joleeeeee) Fernandez de Bahia, una delle componenti più rumorose della famiglia. Infatti se bisognava chiamarla si doveva urlare il suo nome per un bel po’, ecco perché dopo un po’ non la chiamavano più Jole ma Joleeeeee.
Ah, forse ho dimenticato di dirvi che animaletti erano mai quelli di questa famiglia così strana.
Ecco, erano dei bradipi. Bradipi e bradipe come Joleeeeee, ed anche bradipini come tutti i cuccioli della tribù.
La bradipa Joleeeeee da qualche giorno era in pensiero, e non riusciva a fare niente di rumoroso, se ne stava attaccata al suo ramo a testa sotto e rifletteva.
Aveva fatto un sogno. Un sogno strano. Lei era una delle poche bradipe che ancora non avessero messo in giro per la foresta un cucciolo, e le sue parenti più vecchie la guardavano da sotto le frangette pelose e pensavano “ma guarda che pigra…niente cuccioli”.
Nel sogno che aveva fatto la bradipa Joleeeeee cullava un cucciolo bruno, dagli occhietti vispi, e lo allattava e lo accudiva.

La notte dopo però il sogno era ancora più strano: non c’era solo Heriberto, il piccolo bradipo bruno che aveva sognato la notte prima, ma anche un altro cucciolo di bradipo, un po’ più grandicello.
Questo cucciolo era di un colore insolito per i bradipi, infatti era giallo come la buccia delle banane che a Joleeeee piacevano tanto.
Nel sogno il cucciolo nuovo le diceva “mamma, io sono Mustafà”. Passarono tanti giorni e tante notti, tanti soli e tante lune, e due stagioni dopo, quando le palme erano belle piene di banane, ed il sole splendeva forte sulle cime degli alberi alti della foresta, Joleeeeee ebbe un cucciolo, un cucciolo tutto suo.
Le bradipe vecchie dissero in coro” ma guarda…ha fatto un cucciolo” e tornarono ai loro affari di vecchie bradipe, cioè a stare attaccate ai rami a testa in giù a spulciarsi l’una con l’altra.
Joleeeeee allora si ricordò del sogno che aveva fatto tanto tempo prima, e ne parlò a Rosario Edmundo Cristobal Pereira do Rio Grande, il suo compagno, che a dispetto del nome era un bradipetto secco e legnoso, magro magro che stava tutto il giorno a guardare le acque del fiume che scorrevano.
Rosario Edmundo ascoltò il sogno e disse con calma “ va bene, lo chiameremo Heriberto”.
Così Joleeeeee, che nel frattempo non faceva più tanto rumore, passava le sue giornate a cullare ed allattare e spulciare il piccolo bradipetto bruno che le stava sempre attaccato e ronfava tutto il giorno. Gli altri bradipi continuavano a non fare nulla tutto il giorno ed a rimandare saggiamente al domani tutto quello che avrebbero potuto fare oggi…ma non era assolutamente il caso di stancarsi.
Heriberto cresceva, paffuto e placido come un bradipo, sempre attaccato alla sua mamma, che non lo mollava mai, e lo cullava, lo allattava e lo spulciava tutto il giorno. Se ne stavano lì nella foresta, attaccati all’albero a testa sotto, a sgranocchiare le gemme ed i fiori e gli insettini gustosi, e se non c’era troppa fatica da fare, anche qualche banana gialla. Una notte, Joleeeeee ed Heriberto furono svegliati da un rumore fortissimo, e poco dopo cominciò a piovere.
Una pioggia incessante, che bagnava tutte le pelliccette dei bradipi, i quali però non si disturbavano troppo, e continuavano a stare sugli alberi a testa sotto. Però non riuscivano a dormire per il rumore dei tuoni e per il bagliore dei fulmini.
E meno male che non dormivano, perché quando un colpo di vento più forte spezzò la cima dell’albero, Joleeeeee allungò le zampe verso un altro albero vicino, più basso, e riuscì a salvarsi insieme al piccolo Heriberto.

Piovve tutta la notte, ed anche l’indomani, ed i bradipi stavano a testa sotto con le loro pelliccette bagnate, ma non sentivano freddo, per fortuna, perché nella foresta amazzonica non c’è mai freddo. Piovve ancora per qualche giorno, e il sottobosco ormai era coperto dalle acque del fiume che aveva rotto gli argini. Gli alberi erano tante isolette, e su ognuna di queste qualche famiglia di bradipi, di coguari, di scoiattoli, di uccelli del paradiso. Finalmente smise di piovere, e tra le nuvole stanche venne fuori un po’ di sole.
Joleeeeee si spostò piano piano piano verso un ramo più esposto alla luce del sole, e si mise lì ad asciugarsi la pelliccetta sua e quella di Heriberto, che aveva sempre fame e ciucciava in continuazione, anche tutto bagnato.
Da questo ramo poteva vedere anche sotto, ed ogni tanto passavano degli animaletti su pezzi di legno, come naufraghi sulle loro zattere di salvataggio, ed ogni tanto passavano animali grandi che nuotavano preoccupati, ed ogni tanto passavano anche delle palle di pelo che non
nuotavano più.
Mentre se ne stava lì al sole, e la foresta era ancora silenziosa, con poco traffico perché tutte le bestie stavano al sole ad asciugarsi le pelliccette, ed Heriberto se ne stava appiccicato alla pancia della mamma a testa sotto a ciucciare pacifico, Joleeeeee credette di sentire una vocetta. La vocetta si fece sentire di nuovo, ed allora la mamma bradipa stette un attimo ad ascoltare, e diede un colpetto al cucciolo che smise per un attimo di ciucciare.
Adesso la poteva sentire, la vocetta, che veniva dal basso, giù sul tronco dai rami bassi, quelli vicini all’acqua. “aiuto mamma”, diceva la vocetta, ed ora poteva sentirla chiaramente. Joleeeeee si guardò la pancia, ed Heriberto era lì attaccato, “non sei tu che chiami la mamma”, disse lei, e stette ad ascoltare ancora.
I bradipi, si sa, non sono animaletti veloci, così la mamma bradipa cominciò a scendere piano piano ma con decisione giù verso i rami bassi, dai quali veniva la vocetta.
Arrivò ad un giro di rami belli larghi, vicini all’acqua, e la vocetta diceva sempre più stanca “aiuto, mamma, aiuto”.
Guardò bene, strizzando gli occhi dietro la frangetta bruna, e vide una palla di pelo biondo mezza in acqua mezza attaccata all’albero.
Joleeeeee si avvicinò, e vide che la palla di pelo biondo era un cucciolo. Un cucciolo di bradipo biondo. Stese la zampa ed afferrò la zampetta del cucciolo biondo, e lo tirò a sé. Il cucciolo biondo si tirò fuori dall’acqua, la guardò negli occhi e le disse di nuovo “mamma, aiuto”.
Joleeeeee si guardò la pancia dove c’era Heriberto, guardò il cucciolo biondo e guardò l’acqua che scorreva di sotto.
E mentre sto finendo di raccontarvi questa storia di foresta, Joleeeeee è ancora lì che sale verso il ramo più alto con due cuccioli attaccati alla pancia, che succhiano beatamente. “Mamma mi chiamo Mustafà”, disse durante la salita il cucciolo biondo. La mamma bradipa non disse niente, “lo so”, pensò dentro la sua testolina, e guardò ancora verso la sua pancia con due bradipetti attaccati ed abbracciati, uno biondo ed uno bruno, e guardò ancora verso quel ramo dove brillavano tante foglioline fresche verdi verdi.

Per Heriberto e Mustafà, dal medicineman della foresta.
15 ottobre 2001.
Non ricordo il motivo per cui scrissi, ormai vent’anni fa, questa storia.
Però mi piace ancora.

 

 


Foto di copertina © Antonio Musotto