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Una vecchia Fiat Tipo si ferma davanti all’Ospedale, lo sportello lato passeggero si apre e Andrea guarda dentro: “chi sei?” dice con voce stanca, “Montalbano sono, acchiana”.

Camilleri allora si assetta nel sedile sformato della Tipo “fino a ora qui si sono seduti solo culi stanchi di poliziotti…

Si allaccia la cintura di sicurezza e voltandosi verso Salvo Montalbano gli dice “dovresti allacciartela pure tu, la cintura, che non può mai sapere”.

Non mi rompere i cabbasisi, Maestro” lo rimbrotta il Commissario, ma non riesce a imprimere il giusto tono alla risposta, si capisce che è di malumore.

Ma ce l’hai con me? Eppure ti ho fatto vivere numerosissime avventure, hai conosciuto cristiani strani e un repertorio di pazzi da fare invidia a Lombroso…ti conoscono in tutto il mondo… pure i giapponesi!

 “Non mi hai fatto sposare con Lidia…anzi mi hai messo spesso in imbrogli con fimmine maligne che hanno messo in crisi la mia relazione” lo rimbrotta Montalbano “e in tutte le storie mi hai sempre fatto condurre indagini complicatissime e infarcite di cadaveri facendomi affiancare da poliziotti surreali, folcloristici, inverosimili”.

La finzione letteraria me lo ha imposto, Salvo: ma ti ho voluto sempre bene. Nonostante i Signori Critici Letterari mi abbiano spesso accusato di disperdere inutilmente il mio talento inventando sempre nuove storie per te”.

La vecchia Tipo scivola nella notte, la carrozzeria cigola e il motore borbotta, Andrea Camilleri scruta dal finestrino, cerca un riferimento visivo, un indizio, un segnale stradale che gli faccia riconoscere la strada che stanno percorrendo, ma oltre al cono dei fari sulla serpentina di asfalto non si vede altro: sembra che la notte abbia inghiottito Montelusa, Vigata, Fela e la Sicilia tutta.

Salvo, dove mi stai portando?” dice ad un certo punto il vecchio scrittore.

Dove ti porto? Dove andiamo insieme!

Camilleri rimane in silenzio, ha capito dove vuole andare a parare il Commissario Montalbano, lo ha creato lui – sbirro ma intelligente.

Andrea, i personaggi di uno scrittore famoso vivono e compiono gesta mirabolanti o azioni malsane finché l’autore che li ha immaginati ha abbastanza neuroni funzionanti per scrivere altre storie, perciò io muoio insieme a te”.

Permettimi di dissentire” dice allora Camilleri “tu, ingrato di uno sbirro di provincia, resterai in eterno nei libri che ho scritto, e la gente continuerà a leggere le tue storie e a rovellarsi pagina dopo pagina sul come quel grande poliziotto – curtu e malu cavatu – risolverà il delitto sul quale sta indagando”.

La macchina si ferma, dai finestrini aperti arriva lo scruscio del mare e un ciavuru irresistibile di spaghetti al nivuru di siccia che arricciano lo stomaco, le luci della trattoria sul lungomare sembrano più basse del solito.

Ma che succede? Si misero a lutto? Andiamoci a dire a Calogero che ci deve fare mangiare a solito suo, la sua cucina risveglia i morti”.

Ecco appunto” dice Montalbano scendendo dalla Tipo che sfrigola e fete di freni abbruciati, poi apre lo sportello del passeggero e prende sottobraccio Andrea Camilleri.

Si avvicina Calogero, rivolge uno sguardo rispettoso al vecchio Scrittore, poi dice a Montalbano “oggi abbiamo spigole di mare, le pigliò mio cognato stanotte a Capo Passero, ancora abballanu nel panaro in cucina…ve ne addobbo qualcuna all’acqua pazza

Montalbano annuisce e accompagna Andrea Camilleri all’unico tavolo della trattoria.

Si assettano e dalla penombra esce un cristiano, Montalbano fa per prendere la pistola ma quello si presenta “vi devo accompagnare da una parte, starete bene e in compagnia, ve l’assicuro”.

Andrea Camilleri riconosce la voce “Publio Virgilio Marone! E’ quindi arrivata la mia ora? All’inferno ci porti?

E l’uomo vestito con una tunica ribatte “non ci rompete i cabbasisi tutti e due, che vi porto a fare in paradiso, vi annoiereste, da morire veramente”.

Si abbassano le luci, arriva Calogero “prima si mangia”, dice con un tono che non ammette repliche e serve antipasto di rizzi di mare e purpiteddi murati, caponata e insalata vastasa .

La macchina da presa va a ritroso verso il mare, il primo piano diventa un campo lungo, poi sprofonda nel mare di Punta Secca.

Palermo 17/07/2019