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Contravvenendo alla mia indole, nel non seguire argomenti osannati o pompati dalla massa, mi ritrovo, su proposta, a recensire un film appena visto. Per curiosità, e senza alcuna velleità di critico cinematografico, cercherò di esprimere impressioni e sensazioni che la visione di ”Joker” mi ha trasmesso.

È  d’obbligo da parte mia fare alcune premesse riguardanti la mia passione per i fumetti, nata dalla raccolta della carta che mio Fratello faceva nel suo associativismo scoutistico in quel di Primavalle. Spesso mi trovavo tra le mani numeri sparsi della Marvel, quasi niente della DC comics, sovente fumetti erotici. Sovente…

Avrò avuto quasi una decina di anni. E l’Uomo ragno, Hulk, Fantastici Quattro e Supergulp accompagnavano i miei mondi Stendhaliani…

Ho sempre avuto una certa simpatia negli antieroi, o gli antagonisti degli eroi. A parte saghe fumettistiche come Sin City o Watchmen che a mio avviso sono ”roba per pochi”.

Spesso, negli USA, una denuncia sociale, a mezzo stampa o cinema, viene trasmessa attraverso versioni celate o poco esplicite. Saranno gli strascichi del Maccartismo, che doveva individuare pericolosi messaggi di ”radicali” o bolscevichi in ogni dove. E a contraltare di quello che fu l’URSS,la spia o il sovversivo erano dovunque.

Scritti come ”“Il seme del male” di Joanne Harris o ”IT” di Stephen King sono stati letti e visti come semplici horror. Ma l’intrinseco è recepito da pochi, e va oltre la paura che viene instillata attraverso la faccia, o facciata che viene recepita in superficie.

Quindi, come far passare un messaggio riflessivo, analitico, senza incorrere in mattoni semiseri, o esplicite emanazioni minanti l’ordine costituito, reggente sui giuramenti con la Bibbia nella mano? Attraverso la creazione di personaggi.

Ed entrerei nel profilo univoco e personale, del singolo, potenziale, criminale che è insito in ognuno. Sintesi antropologica ed arcaica.

Lo studio criminologico della personalità riceve e individua quattro tratti principali determinanti il nucleo centrale della personalità criminale che sottendono il passaggio all’atto e sono presenti in ciascuno di noi ( “In ogni persona sonnecchia un delinquente”).

I tratti sono caratterizzati dall’egocentrismo, che permette di ignorare i giudizi; labilità, che consente di non tenere conto delle conseguenze dell’atto criminale; aggressività, che porta ad effettuare alcune azioni criminali senza badare agli ostacoli per compierle; indifferenza affettiva, che fa ignorare le sofferenze della vittima.

Tali ipotesi sembrerebbero aver ricevuto conferme da studi di verifica effettuati  su campioni di delinquenti. Ricerche successive non sono state però in grado di chiarire se esistano dei tratti tipici di personalità nei soggetti criminali o se questi prestino una particolare intensità di tratti diffusi in tutti gli individui e se tali caratteristiche siano la causa o l’effetto di una vita da criminale.

Ripercorrendo la storia di tale ambito di ricerca, si è individuata una “sindrome della personalità criminale”, caratterizzata da una specifica struttura psicopatologica, che favorisce l’acting-out ed è caratterizzata da tre tratti fondamentali: l’iperattività delittuosa, l’antisocialità ed un notevole egocentrismo.

I grandi dittatori, ad esempio, soffrivano della mancata accettazione da parte di gruppi o persone. Nella loro apoteosi, hanno messo in atto personali vendette ai danni di rivali o particolari antipatie sviluppate nell’età formativa. E l’abilità nel trasformare ciò in odio, derivante da rabbia, ha dato loro l’opportunità di perpetrare crimini di massa. Come semplice e unica vendetta. Mussolini ce l’aveva con la Massoneria, Hitler con gli ebrei, Pol Pot con gli intellettuali, Stalin era un edipico, Franco e Salazar avevano una formazione assurdamente cattolica. Lasciamo stare i nobili, che come dice il prof. Alessandro Barbero ”i nobili non servono a niente”, con i loro imperi…

In questo mio scritto mi concedo un pizzico di personalismo, avendo tatuato sull’avambraccio sinistro un Joker con pergamena che recita ”Nessun rimorso”, tanto per manifestare il criminale insito in ognuno.

Gotham City.

Una oscura metropoli decadente, vogliosa dell’uomo forte, reazionario, come tutti i personaggi di quella casa editrice. Il contrasto con l’altra, la Marvel, è sempre stato vivo.

Chiariamo subito una cosa: a nascere è stata prima la DC Comics. La Marvel – con gli Avengers, gli X-Men e i Fantastici Quattro – è arrivata circa un paio d’anni dopo. In ogni caso entrambe sono state fondate nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando le persone avevano bisogno di leggere qualche cosa di semplice e rassicurante come il bene che vince sul male. I primi supereroi rispecchiavano anche il modello di personaggio dominante americano: prima dell’introduzione di Wonder Woman quindi, erano tutti bianchi, eterosessuali, con un buon lavoro e anche abbastanza giovani. Solo qualche anno dopo hanno iniziato ad assumere forme più complesse.

La prima cosa che si dice quando si parla di differenze tra i supereroi Marvel e quelli della DC, è che i primi sono molto più complessi dei secondi. I disegnatori della Marvel avevano realizzato personaggi dalle mille sfaccettature psicologiche, con paturnie e problemi d’amore come tutte le persone normali ed estremamente combattuti nelle loro azioni. I supereroi DC erano molto più semplici: ad animarli era o la vendetta o la sete di giustizia. Negli anni ’80, con “Watchmen”, Alan Moore ha mostrato a tutti l’altra faccia della medaglia dell’essere un supereroe e non ha avuto paura di farlo. Così si è visto che i vigilanti potevano anche essere in realtà delle persone orribili e non per forza i buoni di cui prendere le parti.

Ecco l’antieroe.

«Io credo semplicemente che quello che non ti uccide, ti rende… più strano.»

Joker. In fondo, vedendo il film, traspare subito un vero e profondo disagio sociale, che mi riporta al disagio di Adolf Hitler quando dormiva per strada, vendeva acquerelli e fu rifiutato dall’Accademia di belle arti di Vienna. Il personaggio ha avuto nel tempo diverse interpretazioni venendo caratterizzato da alcuni autori come un personaggio sadico, burlone, psicopatico, perfido, crudele, ambizioso, eccentrico, carismatico, estremamente brillante, astuto, pittoresco, vanitoso, egocentrico, intrattabile, loquace e imprevedibile e, in altre interpretazioni – a seconda dei casi – un innocuo ladro o un grottesco folle. La sua follia lo rende uno dei più terribili criminali della città di Batman, Gotham City, nonché uno dei personaggi col più alto numero di omicidi a carico.  Nella graphic novel Arkham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo, l’autore – Grant Morrison – suggerisce che non si tratti di follia, ma di un caso di “super-normalità”, una sorta di percezione sensoriale estrema. Inoltre non sembra qui essere dotato di una vera e propria personalità: in base al momento e alla convenienza può scegliere di essere un amabile comico o uno spietato assassino e gli autori presentano un personaggio la cui follia viene anche accompagnata da latenti comportamenti omosessuali.

lo interpreta Joaquin Phoenix, il fratello di River, morto in seguito ad un’overdose di eroina e cocaina, sotto forma di speedball. Personalmente lo ricordo come Commodo nel film ”Il gladiatore”, come Johnny Cash o in  The Village di M. Night Shyamalan. Visibilmente dimagrito come si addice ad un attore veramente calato nella parte. Fuma in una maniera disgustosa. E ho trovato molto strano che in un film USA, dove la guerra al tabacco è in ogni dove, vi sia questo smodato eccesso di nicotina. Joaquin è stato fidanzato con l’attrice Liv Tyler.  Nel 2012 ha avuto una relazione, durata circa un anno, con la modella Heather Christie. A seguito, è stato fidanzato con la disc jockey, modella e fashion designer Allie Teilz dal 2013 al 2015. Dal 2016 frequenta l’attrice Rooney Mara. Nell’aprile del 2005, Joaquin si fece ricoverare per alcolismo presso una clinica di riabilitazione. E fu protagonista anche d’un singolare episodio: il 26 gennaio del 2006, mentre percorreva una strada di montagna poco fuori la zona di Hollywood, perse il controllo della propria auto, finendo fuori strada e ribaltando rovinosamente la propria vettura. Scosso e frastornato per l’incidente, sentì d’un tratto qualcuno che bussava al suo finestrino, che, dopo aver sfondato il vetro del bagagliaio, lo aiutò ad uscire dalle lamiere della sua vettura; si trattava del regista tedesco Werner Herzog, che, una volta sopraggiunti i soccorsi, se ne andò prima che potesse ringraziarlo.  Joaquin è vegano dall’età di tre anni ed è un attivista sociale, oltre che per i diritti degli animali e per l’ambiente. Ha, infatti, supportato diverse organizzazioni ed associazioni umanitarie nel corso degli anni, come Amnesty International.

Torno al personaggio, oltrepassando la doverosa descrizione da catalogo dell’attore. Personalmente il primo Joker che ricordo sullo schermo fu quello interpretato da Cesar Romero in Batman, la serie degli anni Sessanta. Inquietante, grottesco, in fondo, la Nemesi di Batman. Jack Nicholson e Heath Ledger li porrei ex aequo per interpretazione, quantomeno per la prosecuzione psichiatrica. Questo è il fondamentale filo ”logico” che lega la scelta di singoli attori pro tempore. Jared Leto oltre che starmi antipatico lo passo, probabilmente un riflesso della mia insopportabilità dei suoi Tirthy Seconds to Mars…

Mark Hamill e Zach Galifianakis altri interpreti….ma nemmeno so chi siano.

Gotham City.

A parte un bel disco live dei Bauhaus, la città è una sorta di decadente metropoli alla ricerca della difesa reazionaria, di un politico, Thomas Wayne, padre di Bruce Thomas Patrick Wayne, ricchissimo uomo d’affari che, dopo aver assistito da bambino all’assassinio dei propri genitori da parte di un ladro, decide di intraprendere una personale guerra contro il crimine indossando un costume da pipistrello. Ma questo film, essendo una monografia di Joker, la nemesi, non lo nomina affatto. Solo per riconducibilità di chi sa come funziona il panorama Batman. Che è corredato di altri criminali, tronfi di anarchia [termine usato in maniera impropria, per indicare caos ed assenza di Regole. Altresì l’Ordine assoluto, proprio perché privo di regole imposte] e antitesi dell’élite ricca e potente. In fondo Batman è l’amante di Robin, ma questo non si deve sapere. Come descritto nel libro” Tecniche di masturbazione fra Batman e Robin” di Efraim Medina Reyes:

 “Mai per nessuna ragione devi essere te stesso, se ti fosse servito a qualcosa essere te stesso non staresti leggendo questo manuale. In un mondo più giusto, tutti avremmo l’aspetto fisico di un divo della televisione, l’intelligenza di una vecchia volpe e l’aggressività di un guerriero celtico, ma sai per dolorosa esperienza che questo mondo non è giusto, che la maggior parte di noi ha l’aspetto fisico di una vecchia volpe, l’intelligenza di un divo della televisione e l’aggressività di una torta di compleanno. Ti consigliamo di imitare qualcuno, chiunque sia meglio di te, non ti sarà difficile trovarlo. Una volta che avrai cessato di essere te stesso ti sentirai subito più sicuro e predisposto, che rischio può correre qualcuno che non è neppure se stesso?”

Il film si sviluppa sulla reazione di una mente offesa, mentita, drogata da farmaci che cerca la sua rivincita nella sofferenza dei soprusi, e che alla fine sfocia in una completa assenza di limiti morali o etici, che possano fermare una mano, a commettere un omicidio.

Il crescendo della mitizzazione di un personaggio, attraverso la maschera, come fu anche con ”V per vendetta”, passa per l’eguaglianza di piazza di quel radicalismo che tanto fa paura da anni negli USA. E che ha mandato a morte innocenti come Sacco e Vanzetti. Un ribelle è automaticamente considerato un criminale. O malato psichiatrico da internare.

Nel film, come nel fumetto, sono presenti i cardini principali dell’istituzionalizzazione coatta delle persone ”che funzionano male”, ospedale, manicomio, scuola, lavoro, carcere. Dove la strada e la ribellione passano per una società fortemente decadente, menzognera, celante vergogne e sporche verità. Puramente, la descrizione di una classe borghese. Corrotta in ogni senso.

Il singolo, si trasforma in molti. Manifestanti senza identità. Ma con un personaggio inversamente pirandelliano.

Torno per un attimo al mio Joker tatuato, un pò per nutrire l’Io o forse vabbè anche l’Ego. Il mio Joker esce fuori dalla carne dell’avambraccio, ghignante, con un dito puntato verso chi guarda. Non per giudicare, forse per indicare un punto. Con un asso di picche sul petto, ed un asso di cuori in mano.

Nessun Rimorso.

[R]


Foto copertina © MjZ