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Domani saranno 40 gli anni trascorsi da quella terribile strage alla Stazione Centrale di Bologna che, alle ore 10 e 25 del 2 Agosto 1980, sconvolse l’Italia intera e non solo. “La strage di Bologna, è stato, tra i tanti, forse il più grave atto terroristico avvenuto in Italia, dopo quello del 12 Dicembre 1970, a Milano, alla Banca dell’Agricoltura, in Piazza Fontana. Esecutori materiali furono alcuni militanti di estrema destra appartenenti ai N.A.R., (Nuclei Armati Rivoluzionari), tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Gli ipotetici mandanti sono tuttora sconosciuti, ma furono rilevati collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati. Nell’attentato morirono 85 persone ed oltre 200 rimasero ferite.”

Il ricordo della strage di Bologna mi è tornato in mente, quasi in maniera automatica, nel rivedere il quadro che Renato Guttuso dipinse proprio dopo quella strage. Guttuso, rifacendosi ad un dipinto di fine 700 del pittore spagnolo Francisco Goya, volle riproporre, con la sua pittura forte e piena di pathos, dove il colore è un protagonista assoluto, l’immagine di quella creatura mostruosa, dispensatrice di violenza e di morte, che si annida in ognuno di noi e che è sempre pronta ad esplodere tutte le volte che la ragione si addormenta.

La strage di Bologna fu uno degli ultimi attentati che accompagnarono il nostro Paese verso la chiusura definitiva di quella pagina tragica della nostra storia, oramai catalogata come gli anni di piombo che, dal 1964 al 1982, segnarono profondamente l’Italia con quella che fu poi definita la strategia della tensione.

Una serie di attentati e di stragi, di matrice prevalentemente di destra, alle quali non furono estranei gli apparati dello stato ed i Servizi segreti deviati, come dimostrarono poi le sentenze di vari processi.

Un programma di strategia eversiva, come si legge nei rapporti informativi di Guido Giannettini, giornalista fascista e agente del SID (Servizio segreto militare), con la decisione presa da ambienti politici ed economici italiani, appoggiati anche da ambienti stranieri, tra cui quelli americani, per procedere alla sostituzione del centrosinistra in Italia con una formula sostanzialmente centrista da attuare anche con gruppetti isolati di neofascisti, pronti a mettere bombe, finanziati da gruppi industriali del Nord Italia. ”Gli 11 anni di stragi: il filo nero, le bombe e i fantasmi di Moro”. (Gianni Barbaceto / Il Fatto Quotidiano, 9 Marzo 2020).

Una di queste stragi, che avvenne solo due anni prima di quella alla stazione di Bologna fu appunto, nel Marzo del 1978, il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta, da parte delle Brigate Rosse. Quell’attentato scrisse anche la parola fine, come si evince dai documenti di cui sopra citati, su quel tentativo di formare un nuovo governo, fuori dai soliti schemi tradizionali, che aveva preso poi il nome di Compromesso storico. Era stato Enrico Berlinguer, Segretario del Partito Comunista Italiano, che proprio per fronteggiare la gravissima situazione creata dall’attività terroristica di quelle frange estreme, soprattutto a destra, legate a movimenti ed organizzazioni extraparlamentari, nel 1977 formulò una delle proposte più imprevedibili, ma di grande spessore politico-strategico, di tutta la storia del nostro Paese.

Alla Democrazia Cristiana del Presidente Moro, che guidava l’Italia con governi di centro-sinistra, grazie al sostegno del Partito Socialista di Craxi e degli altri partiti minori (Repubblicano, Social/Democratico e Liberale), Berlinguer propose un governo di solidarietà nazionale con l’appoggio esterno del PCI. Naturalmente né a Berlinguer e né tanto meno a Moro (due “Giganti” per come ci appaiono oggi di fronte, purtroppo, alla miseria del personale politico odierno) passava per la testa di fondere i due più grandi partiti, non solo numericamente, del dopoguerra. Le due più importanti correnti di pensiero politico presenti allora nel nostro paese, quella cattolica e quella comunista, per dare vita al cosiddetto partito della nazione. Un mostro appunto, a mio modesto parere. Un mostro che invece poi conquistò alcuni fuoriclasse come per esempio Rutelli e Veltroni tanto per fare qualche nome. Ma bisogna dire che purtroppo ce ne erano tanti in giro in quel periodo storico, che erano entusiasti di quella che, ironicamente, mi permetto di chiamare “la soluzione finale”. Infatti sappiamo tutti come è andata a finire, dalla Margherita al PD fino a tutto quello che la storia più o meno recente ci ha raccontato. In ogni caso, facendo ammenda di qualche imprecisione che la mia non più giovane memoria potrebbe avermi suggerito, da qualsiasi punto la si voglia guardare questa storia, rimane il fatto che da un potenziale consenso intorno al 60% che portavano in dote insieme la DC ed il PCI, dopo “l’abbraccio mortale” e le varie composizioni e scomposizioni, siamo alla fine approdati al PD, cioè il Partito Democratico, che a stento oggi riesce a superare il 20% dei consensi. “La montagna aveva partorito il topolino”. Forse sarebbe bastato rivedersi qualche film di Peppone e don Camillo (interpretati da due grandi attori come Gino Cervi e Fernandel) personaggi usciti dalla penna di Guareschi, per capire le intenzioni di Moro e di Berlinguer. Che erano semplicemente la cultura comunista e quella cattolico-democristiana, che da sole detenevano la maggioranza del consenso degli italiani, che potevano e dovevano cercare, pur restando ognuno a casa propria, dei punti di contatto e di collaborazione. Soprattutto per fare fronte a una emergenza così spaventosa come il terrorismo e cercare di portare il Paese fuori da quella orrenda palude. Ma per amore di verità bisogna ricordare che vi furono anche altre cause, oltre all’assassinio di Moro, che contribuirono, e non poco, a dare il colpo di grazia al compromesso storico. Prima di tutto le resistenze interne ai due grandi partiti messe in atto dall’ala più radicale e di sinistra all’interno del PCI e da quella più conservatrice e di destra, capitanata da Andreotti, all’interno della DC.…secondo me, il compromesso storico è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all’atto pratico, risulterebbe la somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista” (Giulio Andreotti). Ma non bisogna dimenticare nemmeno l’ostentata contrarietà del PSI di Craxi che, con l’arrivo del PCI nell’area di governo, avrebbe visto notevolmente ridimensionato il suo ruolo di leader incontrastato del centro sinistra, in quanto “ago della bilancia” di qualsiasi Governo. Infatti lo scampato pericolo del compromesso storico diede poi immediatamente la stura a quel “meraviglioso decennio” degli anni “80” dominato dal Craxismo, dagli Yuppies e dalla “Milano da bere” che prepararono magnificamente il terreno al “ventennio berlusconiano”. Favorito anche dal disfacimento totale di quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale sotto i colpi dell’inchiesta Mani pulite dei Magistrati della Procura di Milano Davigo, Bocassini e Di Pietro, guidata da Francesco Saverio Borrelli. Questo “revival storico”, oltretutto abbastanza sommario, spero sia servito, come i maestri di giornalismo ci insegnano, a distinguere i fatti dalle opinioni e quindi dopo aver per sommi capi raccontato gli avvenimenti, la mia domanda, a cui ancora oggi non so dare nessuna risposta, è la seguente: ma se non ci fosse stato l’assassinio di Aldo Moro, noi oggi saremmo lo stesso in questa condizione?  Purtroppo con i se e con i ma non si fa la storia. Infatti chi avrebbe mai immaginato che sarebbe potuto arrivare al potere, dopo quasi 40 anni, una persona come Matteo Salvini? Il cosiddetto cazzaro verde, come lo ha soprannominato magistralmente Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Grazie ad un consistente sostegno di una parte del popolo italiano, quella che da sempre si è fregiata di essere la più produttiva con più del 60% dell’intero PIL nazionale. Quella del Centro-Nord, definita “superiore”, proprio qualche giorno fa da uno come Vittorio Feltri, che passa per essere anche un bravo giornalista. Superiore rispetto a noi meridionali che siamo naturalmente …in molti casi inferiori. Roba da non credere!!! Del resto come dargli torto se noi del Sud siamo conosciuti, anche per colpa nostra, per essere soprattutto gli abitanti della terra della “ndrangheta”?

Ma solo in pochi ricordano però come rispettabilissimi imprenditori lombardi non hanno fatto tanto gli schizzinosi con i capitali delle mafie, come stabilito dalla magistratura nel processo “Crimine Infinito”. E penso che non abbia nemmeno senso ricordare ad un ignorante come Feltri i filosofi Parmenide e Zenone e la Scuola Eleatica, o la Scuola Medica Salernitana, prima e più importante Scuola Medica d’Europa del Medioevo. Senza dimenticare il napoletano di adozione Enrico De Nicola Primo Presidente della Repubblica Italiana. Infatti questa parte di italiani superiori rispetto a noi fannulloni meridionali si danno sempre un gran da fare perché è nella loro natura e non possono farne a meno di avere come si suol dire …le mani in pasta!!! Così che dopo averci regalato, prima un certo Benito Mussolini, poi Berlusconi e Bossi e quindi Forza Italia e la Lega, grazie sempre alla liquefazione del centro-sinistra, oggi ci deliziano con il cazzaro verde, che sembra una creatura, per certi aspetti quasi un po’ mostruosa, proprio come quella descritta all’inizio e presente nel quadro di Guttuso. Infatti, nel periodo estivo frequentava alcune spiagge, soprattutto quella di Milano Marittima, e per dimostrare che lui era uno di loro si faceva riprendere con la panza di fuori, in perfetto stile balneare, dispensando selfie e foto a gogò, da riversare immediatamente su tutti i mezzi di comunicazione, ma sopratutto sui social. Pose, dichiarazioni e atteggiamenti, assolutamente spontanei come il personaggio richiede, giusto per rimarcare, ma non ce ne sarebbe stato affatto bisogno, le dovute distanze e sottolineare la sua diversità sia dal cosiddetto popolo radical/chic con la puzza sotto il naso del PD, che dai “ragazzini tutto fumo e niente arrosto” dei 5 Stelle. Un Ministro degli Interni, tra l’altro, che non provava un benché minimo senso di vergogna, tanta era la sua sicurezza (altrimenti che Ministro degli Interni sarebbe stato) di essere al posto giusto e nel momento giusto. E per solleticare il basso ventre di alcuni suoi tifosi pseudo religiosi e/o credenti, ma soprattutto fanatici e quindi più pericolosi, mostrava e baciava continuamente e con calcolata ostentazione, un Rosario con Crocifisso. Quasi come un novello Costantino prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, quando, così ci racconta la leggenda, gli apparve nel cielo di Roma una croce splendente, con la scritta “in hoc vinces”/ con questo segno vincerai. Una cosa che credo neanche la parte più clericale e conservatrice della vecchia Democrazia Cristiana avrebbe mai preso in considerazione. Per fortuna quelle condizioni, specialmente di salute mentale, con l’avvento del Governo Conte e l’accordo 5Stelle/PD, per il momento sembrano che si siano un po’ assopite anche se, per dirla tutta, non credo proprio che siamo messi molto bene. Ma almeno abbiamo finito, finalmente, di considerare questo signore come un “Fenomeno da baraccone”. O come un qualcosa di passeggero, ripetendo che:“…non è possibile che la maggioranza degli italiani possa continuare a dare fiducia ad una persona come Matteo Salvini !!!”. Sono film che in parte abbiamo già visto e per i quali abbiamo già dato. Quindi è sempre il caso almeno di preoccuparsi, prima che sia troppo tardi. Non siamo certo al grido disperato e garibaldino “Qui si fa l’Italia o si muore” ma, anche se solo metaforicamente, qualche volta, forse ci siamo andati molto vicini.