Trent’anni di centro antiviolenza e quindici anni di Festival della Violenza illustrata per cambiare il mondo a partire dalle singole donne. Un bel compleanno per la Casa delle donne di Bologna che in questi decenni «ha visto passare oltre 12mila donne, ognuna di loro con una sua storia, importante, unica, di sofferenza ma anche di felicità per una nuova vita da ricostruire” come racconta Anna Pramstrahler, una delle socie fondatrici della casa e co-ideatrice del Festival: «siamo riuscite a costruire un centro autonomo e femminista, siamo tutte donne, formate, motivate, con una forte spinta politica a non volere considerare la violenza maschile contro le donne un problema “psicologico” come fanno i servizi istituzionali. È una questione globale, strutturale, una questione di potere tra i generi». E l’anno della pandemia lo ha confermato.
«L’emergenza sanitaria ha colpito in primo luogo le donne, questo ormai è chiaro e lo affermano anche fonti ufficiali: la povertà è aumentata e la cura di figli, anziani etc è tutta in mano alle donne. Gli episodi di violenza, soprattutto nei due mesi di chiusura totale, sono stati resi ancora più drammatici dal fatto che le donne non potevano chiedere aiuto, perché erano controllate 24 ore su 24 – continua Pramstrahler – Ma immediatamente dopo hanno chiesto aiuto ai Centri antiviolenza, anzi per noi i numeri sono notevolmente cresciuti. In più, moltissime delle donne povere, precarie, che hanno perso il lavoro a causa della violenza o della separazione, lavorano proprio nei servizi di cura e sono doppiamente svantaggiate”. Un motivo in più per confermare l’edizione 2020 del Festival anche se in versione completamente online, che sintetizza nel titolo “Vicine di case” una forte pratica femminista: «se la pandemia ci costringe a stare lontane, almeno fisicamente, noi abbiamo detto no. Noi siamo vicine alle donne, stiamo vicine tra noi perché solo così possiamo vincere questo momento difficile. Con “case” intendiamo la Casa delle donne ma anche le case delle altre donne o quelle delle associazioni e reti di donne, la nostra comunità. L’immagine del Festival ci è stata regalata dalla illustratrice Sara Colaone e ci ha fatto quasi ridere: tutte noi, donne, amiche, vicine, allegre, con voglia di fare, di parlare, di condividere. Tutte cose che non possiamo fare, ma nonostante i contatti fisici limitati progettiamo lo stesso un mondo comune con le donne».
Il festival parte da Bologna ma parla all’Italia e al mondo anche aderendo alla campagna Onu #16daysOfActivism, «16 giorni di attivismo contro la violenza di genere». Dal 25 novembre (Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne) al 10 dicembre (Giornata Mondiale dei diritti umani) il programma si svilupperà in 14 eventi on-line fra seminari, dibattiti e presentazioni di libri e due mostre: Uncinetto e mani di donne (Centro Lame, Bologna) dedicata a Nadia Murat (Premio Nobel 2018) e Sogni Vestiti e 100 Scarpe rosse per dire basta alla violenza sulle donne (Centro Nova, Bologna).
Un festival condiviso e reso possibile dalla tenacia di un gruppo di femministe che trent’anni fa non ha avuto paura di toccare con mano la realtà della violenza e che non ha mai mollato, convinte oggi come ieri che «la battaglia per tutte le donne deve continuare, creando alleanze anche con chi tra le donne occupa posti di potere – conclude Pramstrahler – e la pandemia può essere un’occasione per un grande cambiamento, che deve venire dalle donne».
Tutto il programma su https://festivallaviolenzaillustrata.it/
Immagine di copertina © Patrizia Pulga
Barbara Bonomi Romagnoli, [http://www.barbararomagnoli.info/] è nata a Roma nel 1974, giornalista professionista dal 2004, apicoltrice [www.bioro.it] ed esperta di analisi sensoriale del miele; in attesa che l’Italia adegui la normativa sul cognome materno, ha deciso di usarli entrambi per la pubblicazione del suo primo libro “Irriverenti e libere. Femminismi nel nuovo millennio” (andato esaurito, si trova con stampa su richiesta o versione eBook) e di continuare a farlo ogni volta che è possibile, convinta che l’imposizione del solo cognome paterno sia un’altro modo di declinare il maschilismo delle nostre società. Nel frattempo ha scritto anche “Bee Happy. Storie di alveari, mieli e apiculture” [Derive Approdi, 2016].
Dal 2008 collabora con Iowa State University – College of Design, Rome Program e da maggio 2015 collabora con l’Osservatorio AiDS – Aids Diritti Salute, rete di 11 Ong italiane e internazionali impegnate nei temi della salute globale e nella lotta contro l’Aids e contro la povertà.
È laureata in filosofia con una tesi su “Louise du Neant: esperienza mistica e linguaggio del corpo”, da allora si interessa di studi di genere e femminismi, ha partecipato a seminari, incontri, workshop e convegni sulla storia e i movimenti politici delle donne in Italia e all’estero; fra le occasioni più recenti, è intervenuta al convegno internazionale “BASTA! Patterns of Protest in Modern Italy: History, Agents and Representation” promosso da Asmi – Association for the Study of Modern Italy presso University of London. Dal 2009 al 2012 ha collaborato con Editori Laterza. Dal 1999 al 2004 ha lavorato presso la rivista Carta; ha collaborato come freelance con varie testate [fra cui F, LetterateMagazine, Glamour, Giulia.Globalist.it, Marea e in passato con BCC Magazine, Liberazione, Peacereporter, Amisnet, Carta, Aprile, Nigrizia, Left, La nuova ecologia, Confronti, Cem mondialità, Noi donne, La27esima ora/Corriere della Sera ]; fra il 2002 e il 2005 è stata coordinatrice del progetto Radio Carta [magazine radiofonico settimanale distribuito a circa 25 radio su territorio nazionale] ed è stata docente per corsi di formazione, fra cui “Indipendent Radio and Media” presso Novi Sad (Serbia) nell’ambito del progetto Radio Radionica, promosso da Cie e Radio Popolare Network.
Ha lavorato come ufficio stampa per convegni ed eventi culturali (fra cui Eurovisioni 2007 e 2008, Parole per cambiare, parole per piacere – Fiera della piccola editoria, 2005) e presso Dipartimento Diritti e Pari Opportunità, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (2007-2008).
Ha vissuto due anni in Olanda a Leiden, dove ha imparato a convivere con il vento.
Ha fatto parte per diversi anni del collettivo A/matrix con cui ha condiviso la passione per la politica, il femminismo e la buona tavola. È socia Sil – Società delle letterate, ha fatto parte del Direttivo 2016/2017, e partecipa alle attività di Giulia – Rete nazionale delle giornaliste unite libere autonome.