Pubblicato l’08/03/2019 su La27esima ora – Corriere della Sera
La mia città natale si chiama Willows, nel Wisconsin ma non vi venga in mente di andare a visitare la mia casa natale perché Willows è una città che non esiste. Tutta finzione e frutto dell’immaginazione di quei matti di casa Mattel. Io Barbara, parlo 50 lingue, ho fatto un centinaio di mestieri ma non sono laureata e neanche sposata. Ken, il mio compagno da una vita avrebbe voluto sposarmi e avere qualche figlio da me ma io mi sono sempre negata.
Non ci crederete, ma ci sono donne, non solo bambole, che non hanno voluto figlie e figli, non per questo vogliono essere considerate femmine di serie B. Alcune son state famose, geniali, coraggiose; altre hanno animato la mitologia e le religioni di un mondo scritto e pensato a immagine e somiglianza degli uomini. Arrivano da epoche diverse o epiche lontane e sono le protagoniste di Monologhi impossibili. Le esclusive rivelazioni di 35 mitiche lunàdigas, libro a cura di Carlo A. Borghi, che fa parte del progetto molto più ampio dal curioso titolo Lunàdigas , ideato da Marilisa Piga e Nicoletta Nesler per dare voce alle donne che scelgono di non avere figli. La parola lunàdigas viene dalla lingua sarda ed è usata dai pastori per definire le pecore che in certe stagioni non si riproducono: le autrici e registe l’hanno scelta come titolo del loro lavoro in mancanza di un termine altrettanto incisivo nella lingua italiana. Dopo il webdoc del 2015 e il film del 2016, Piga e Nesler hanno pensato ad un testo scritto in forma di brevi racconti ma anche ad un “archivio vivo” online in continuo aggiornamento.
Dalla mitica Lillith a Gertrude Stein; da Hélène Kuraghina a Giovanna D’arco, passando per Ava Gardner e Ipazia di Alessandria; da Frida Kahlo, Vittoria Colonna a Rosa Luxemburg e la Monaca di Monza ideata da Manzoni: tutte raccontano la loro storia in prima persona, con lingue puntute e senza giri di parole, in monologhi immaginari e forse anche utopistici.
Una cosa di sicuro non ho fatto nel corso della mia vita: i figli. Ecco, sì… figli niente proprio niente e non c’è mai stato neanche un momento in cui ho pensato all’eventualità della maternità. Voi, vi chiederete perché. Molti diranno che è andata così per il fatto che ero un tipo algido e glaciale, come un igloo o un iceberg. I figli, non li ho voluti perché i miei fianchi mi sono sempre sembrati troppo stretti per accogliere tutta quella storia uterina e poi spingerla fuori. Fianchi stretti come un fiordo. [Greta Garbo]
Chissà tutte loro cosa avrebbero detto oggi, in questo 8 marzo 2019, quando accanto alla tradizionale retorica sulla donna con la D maiuscola assistiamo a un nuovo e potente ritorno del modello della maternità come destino indicato per il genere femminile. La ministra Grillo ha pensato bene di organizzare un convegno dal titolo “La scelta di essere mamma” e di invitare solo quattro donne a parlare d’infertilità e dintorni, a ribadire che il corpo è quello delle donne ma ne discutono i maschi. Il ministro Fontana, alla vigilia del congresso mondiale delle famiglie di stampo conservatore e confessionale che si terrà a Verona a fine marzo, parte per New York per partecipare alla Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne . Non crediamo (viste le sue precedenti affermazioni) per sostenere la libera scelta delle donne. E non c’è dubbio che l’autodeterminazione passa anche per una presa di parola delle tante, sempre di più donne, che non vogliono essere madri o che non si disperano per la loro mancata maternità. Rivendicano il loro essere zie felici e progetti come Lunàdigas restituiscono la complessità e la ricchezza delle vite che accompagnano ogni singola scelta.
(articolo Pubblicato su La27ora/Corriere della Sera)
Barbara Bonomi Romagnoli, [http://www.barbararomagnoli.info/] è nata a Roma nel 1974, giornalista professionista dal 2004, apicoltrice [www.bioro.it] ed esperta di analisi sensoriale del miele; in attesa che l’Italia adegui la normativa sul cognome materno, ha deciso di usarli entrambi per la pubblicazione del suo primo libro “Irriverenti e libere. Femminismi nel nuovo millennio” (andato esaurito, si trova con stampa su richiesta o versione eBook) e di continuare a farlo ogni volta che è possibile, convinta che l’imposizione del solo cognome paterno sia un’altro modo di declinare il maschilismo delle nostre società. Nel frattempo ha scritto anche “Bee Happy. Storie di alveari, mieli e apiculture” [Derive Approdi, 2016].
Dal 2008 collabora con Iowa State University – College of Design, Rome Program e da maggio 2015 collabora con l’Osservatorio AiDS – Aids Diritti Salute, rete di 11 Ong italiane e internazionali impegnate nei temi della salute globale e nella lotta contro l’Aids e contro la povertà.
È laureata in filosofia con una tesi su “Louise du Neant: esperienza mistica e linguaggio del corpo”, da allora si interessa di studi di genere e femminismi, ha partecipato a seminari, incontri, workshop e convegni sulla storia e i movimenti politici delle donne in Italia e all’estero; fra le occasioni più recenti, è intervenuta al convegno internazionale “BASTA! Patterns of Protest in Modern Italy: History, Agents and Representation” promosso da Asmi – Association for the Study of Modern Italy presso University of London. Dal 2009 al 2012 ha collaborato con Editori Laterza. Dal 1999 al 2004 ha lavorato presso la rivista Carta; ha collaborato come freelance con varie testate [fra cui F, LetterateMagazine, Glamour, Giulia.Globalist.it, Marea e in passato con BCC Magazine, Liberazione, Peacereporter, Amisnet, Carta, Aprile, Nigrizia, Left, La nuova ecologia, Confronti, Cem mondialità, Noi donne, La27esima ora/Corriere della Sera ]; fra il 2002 e il 2005 è stata coordinatrice del progetto Radio Carta [magazine radiofonico settimanale distribuito a circa 25 radio su territorio nazionale] ed è stata docente per corsi di formazione, fra cui “Indipendent Radio and Media” presso Novi Sad (Serbia) nell’ambito del progetto Radio Radionica, promosso da Cie e Radio Popolare Network.
Ha lavorato come ufficio stampa per convegni ed eventi culturali (fra cui Eurovisioni 2007 e 2008, Parole per cambiare, parole per piacere – Fiera della piccola editoria, 2005) e presso Dipartimento Diritti e Pari Opportunità, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (2007-2008).
Ha vissuto due anni in Olanda a Leiden, dove ha imparato a convivere con il vento.
Ha fatto parte per diversi anni del collettivo A/matrix con cui ha condiviso la passione per la politica, il femminismo e la buona tavola. È socia Sil – Società delle letterate, ha fatto parte del Direttivo 2016/2017, e partecipa alle attività di Giulia – Rete nazionale delle giornaliste unite libere autonome.