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L’Arch. Giorgio Mirabelli con il Maestro Umberto Mastroianni

L’Amministrazione che in quegli anni governava Roma, guidata dal Sindaco Francesco Rutelli, promuove un Concorso Internazionale di Architettura denominato “Le Piazze di quartiere”, più conosciuto come “Le cento Piazze”, che si propone, appunto, di recuperare un numero importante di piazze ben definite e conosciute, ma anche alcuni spazi e luoghi molto diversi e meno noti, all’interno dell’area metropolitana di Roma. Luoghi da riqualificare e da riportare verso quell’idea di spazio pubblico più o meno attrezzato e quindi di Piazza, come spazio deputato all’incontro e ad un uso collettivo e condiviso dei cittadini.

Proprio qualche settimana fa l’Ordine degli Architetti di Roma ha ricordato con un incontro quel Concorso, con la presentazione anche di un libro realizzato dalla Casa Editrice dell’Ordine, con tutti i progetti vincitori, curato dallo stesso Ordine di Roma. Erano presenti, naturalmente, l’ex Sindaco Rutelli ed il suo ex Assessore all’Urbanistica Cecchini. C’era anche l’ex Presidente dell’Ordine di Roma Schiattarella e l’attuale Assessore all’urbanistica di Roma Montuori, in una sala più o meno numerosa tra ex partecipanti come noi e di vincitori di quel Concorso, in un clima di revival anche un po’ nostalgico, da “amarcord” e pacche sulle spalle, condito da un generoso buffet finale, che non guasta mai, ed è sempre garanzia di partecipazione.

Nonostante tutto devo ammettere di avere un bellissimo ricordo di quel Concorso, pur non avendo ricevuto nessun premio o riconoscimento. Perché partecipammo con un gruppo alla cui guida, in qualità di capogruppo, c’era l’amico Arch. Francesco Mazza e composto oltre che dal sottoscritto, dagli Architetti Lucilla Brignola, Giorgio Datseris e dal giovane collaboratore Emiliano Del Frate. Per quanto riguarda la figura di Consulente artistico richiesta nel Bando, il Capogruppo Mazza mette a segno quello che in tutti i sensi possiamo chiamare un vero “colpo da maestro”. Attraverso una sua amicizia riesce ad avere un appuntamento con Umberto Mastroianni, uno dei più grandi scultori ed artisti italiani del Novecento.

Nato a Fontana Liri, provincia di Frosinone, dopo aver girato e vissuto in varie parti d’Italia e dell’Europa, alla bellissima età di 86 anni, viveva a Marino nel Casino di caccia della famiglia Colonna che era diventata la sua casa ed il suo laboratorio. Artista dotato di grande personalità, ma anche di sottile ironia, si divertiva spesso a dire che lui era più conosciuto per essere lo zio di Marcello Mastroianni uno dei più famosi attori italiani. Cosa del tutto vera, ma sapeva benissimo di essere diventato famoso e di essere un punto di riferimento nella storia dell’arte italiana e non solo, perché, come scrisse Maurizio Calvesi nel 1993, su un inserto del giornale Il Messaggero di Roma, tutto dedicato a lui:

“Umberto Mastroianni nella forma astratta ha espresso una poderosa forza plastica, tipica della grande scultura di tutti i tempi. La sua forza non è affatto indegna dello stesso ricordo di Michelangelo, a cui si può persino ricondurre, idealmente, il contrasto di “finito” e “non finito”, che Mastroianni ha reinventato negli anni dell’Informale. Il celebre “non finito” di Michelangelo altro non è che il drammatico affiorare della materia allo stato grezzo, in alcune parti della scultura, mentre altre si presentano compiutamente modellate. Mastroianni alterna a lucide forme astratte, geometricamente definite come piani che riflettono la luce, zone matericamente informali, scabrose e intrise d’ombra, in una grandiosa evocazione di processi genetici e formativi, di quasi vulcanica irruenza”.

Dopo i convenevoli di rito e relative presentazioni, spieghiamo al Maestro quale era la nostra idea di riqualificazione dello spazio che avevamo scelto e che si trovava in una zona periferica di Roma tra Via Palmiro Togliatti e la via Casilina con attacco diretto a Viale dei Romanisti, nella zona di Torre Spaccata. Uno spazio ampio e mostriamo al Maestro, anche con un certo timore, una prima idea di sistemazione di questo spazio/piazza. Un’area in parte pavimentata che veniva divisa in due zone, con destinazioni e funzioni diverse, rompendo il disegno regolare di tutto quello spazio, la cui parte centrale diventava il punto d’incontro più importante di tutta l’area.

A questo punto Mastroianni si alza e ci invita a seguirlo.

Attraversiamo una parte della casa per poi uscire all’aperto in un giardino posto sul retro. Un’area che nello stesso tempo fungeva da laboratorio all’aperto ma, soprattutto, da museo all’aperto, dove erano custodite delle opere, quasi tutte in metallo, insieme a frammenti e parti di sculture, sempre in ferro, in fase di elaborazione. Per qualche secondo rimanemmo in silenzio, colpiti da questa esposizione a cielo aperto, in quanto alcune sculture, quasi tutte in ferro, erano già completate, ma altre erano in fase di elaborazione con pezzi sparsi all’interno di questo giardino all’aperto rigoglioso e verde. Un contrasto quello tra la vitalità del verde e delle piante del giardino e le forme, alcune imponenti, delle sculture in metallo.

Un contrasto solo apparente perché mentre ci avvicinavamo alle sculture sembrava quasi che quelle forme prendessero vita rispondendo alla nostra curiosità ed al nostro stupore.

Arch. Giorgio Mirabelli davanti alla scultura del Maestro Umberto Mastroianni

A questo punto Mastroianni si avvicina ad una scultura, la cui forma astratta, da lontano, non so per quale motivo mi aveva fatto pensare ad un cavallo, anche se non c’era niente che poteva avvalorare questa ipotesi.

“Ecco” disse Mastroianni “questa è l’ opera giusta per stare al centro di quello spazio da voi disegnato, capace di calamitare tutte le forze positive dell’intera Piazza e poi di rimandarle con forza verso l’esterno. La scultura si chiama “FURIA SELVAGGIA. Se vincerete il Concorso come vi auguro, non vi preoccupate che un accordo con l’Amministrazione di Roma lo troveremo.

Rientrati in casa, in preda ad una più che giustificata euforia, poco dopo ci siamo salutati con il Maestro, ringraziandolo per averci concesso l’onore di partecipare al concorso in qualità di Consulente artistico, ma soprattutto per averci dato addirittura la disponibilità di inserire nel nostro progetto una sua scultura scelta personalmente da lui.

Ma il Maestro volle ringraziarci a modo suo, regalando ad ognuno di noi una copia-stampa di un suo dipinto firmata personalmente da lui in quel momento. Non potevamo chiedere di più.

Copia-stampa di un dipinto del Maestro Umberto Mastroianni

Solamente a titolo di cronaca e per esaudire la comprensibile curiosità di chi avrà avuto la pazienza di leggere questo pezzo:

  • Non abbiamo vinto il Concorso, né ricevuto alcun riconoscimento.
  • Umberto Mastroianni ci ha lasciato due anni dopo alla bellissima età di 88 anni.
  • La scultura “Furia selvaggia” dopo la morte del Maestro è stata donata dagli eredi del grande artista, all’Università di Salerno. 

Tutte le immagini contenute in questo articolo sono soggette a copyright © Giorgio Mirabelli