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Recentemente il canale Rai 5 della nostra televisione ha dedicato un documentario al fotografo Uliano Lucas; perciò ho pensato di raccontare ai lettori di Diatomea quello che so di questo autore.

Fotoreporter di lungo corso, Uliano Lucas, nasce a Milano nel 1942. Il padre operaio alla Breda di Sesto San Giovanni, comunista, antifascista e partigiano, è avviato al confino a Ponza, dapprima, poi a Pisticci.

In questo humus familiare e sociale si forma il giovane Lucas, maturando il suo interesse per la fotografia di reportage.

Durante i tanto celebrati anni Sessanta nella Milano del Bar Jamaica si rinforzerà la sua vocazione per la professione di fotoreporter, attento ai cambiamenti e fremiti di una società postbellica, ad alta fermentazione culturale. Pittori, scrittori, musicisti dell’epoca i suoi modelli di riferimento: Enrico Castellani e Arturo Vermi, Piero Manzoni e Nanda Vigo, e la musica dei gruppi rock, gli Stormy Six e i Ribelli. Nel corso della sua carriera, Lucas ha incontrato e fotografato i più bei nomi della cultura italiana, fra scrittori, pittori, musicisti, personaggi che hanno fatto la storia del Paese.

Un’attenzione particolare ai passaggi epocali della società: l’immigrazione dal Sud al Nord, l’industrializzazione del Paese, il ’68. E l’industrializzazione è la matrice della nascita della fotografia. Lo è, verosimilmente, a causa di una accresciuta capacità di progettare e costruire macchine, fra cui le macchine fotografiche, secondo la visione del nostro autore.

Il sociale è la vocazione forte, il filo rosso che lega tutta la sua produzione fotografica.

Sua è la famosa foto dell’immigrato meridionale ritratto all’uscita della Stazione Centrale di Milano con la valigia di cartone legata con lo spago, ripreso davanti al grattacielo Pirelli, simbolo svettante della razza padrona per la quale si troverà a lavorare; la terra cessa di essere fonte primaria di sussistenza.

Non solo l’Italia e i suoi momenti di transizione, il fotogiornalismo non conosce confini; Lucas documenta anche le cronache della Rivoluzione dei garofani in Portogallo e le guerre di liberazione in Angola, Eritrea, Giordania, ai tempi di Settembre Nero, al seguito dei giornalisti Bruno Crimi ed Edgardo Pellegrini per il Tempo, Vie NuoveJeune Afrique e Koncret.

La passione per il fotogiornalismo è inestinguibile e il nostro realizza servizi anche per altre importanti testate, fra cui il Mondo, l’Espresso, l‘Europeo, la Stampa, il Manifesto, il Giorno, Rinascita. I temi caldi non mancano tra gli anni Sessanta e Settanta; Lucas sente la necessità di farlo presente alla società, portando all’attenzione dei lettori storie ed eventi imperniati sull’attualità politica e sociale.

Nel 2018 incontrai Uliano Lucas al Circolo Fotografico Milanese che gli dedicò una serata, invitandolo a raccontare la sua esperienza.

Una serata di intenso ascolto al Circolo, sala affollata e Gianni Berengo Gardin in prima fila a seguire il racconto del collega.

Lucas puntualizzò con grande chiarezza il suo profilo di fotografo ‘anarchico’, il più possibile  sganciato dai vincoli delle strategie editoriali e del mercato, raccontandosi senza apparire autoreferenziale, con la volontà di inquadrare il suo lavoro nel contesto storico e sociale del Novecento.

Gli anni preziosi della formazione sono stati quelli di Brera e del Jamaica e la progressiva maturazione come fotografo di quella cronaca vera, che mostra il mondo il più possibile per quello che è, affrancandosi dalle ideologie e dalle mode del giornalismo dei tempi – si pensi ai rotocalchi di quel periodo, in Italia, che mostravano, a suo dire, un paese inventato – testate giornalistiche conservatrici, un’ Italia provinciale che si interessava alle vicende delle attrici e degli appartenenti alle monarchie europee. Uliano Lucas predilige un’editoria di cultura, tutt’altra cosa. Il settimanale Il Mondo gli dava questa garanzia.

Un aspetto importante è emerso dalla chiacchierata al Milanese: Il fotogiornalismo e comunque qualsiasi foto di documento, deve scavare direttamente dentro al fenomeno, indagare sulle ragioni, le cause e gli effetti, non limitarsi allo scatto fine a se stesso che nulla spiega. La fotografia di reportage ha una sua precisa funzione: deve parlare.

Una presenza storica nella fotografia italiana, quella di Uliano Lucas, che rimarrà come testimonianza per le giovani generazioni.