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Ha passato la notte a scrivere Laura Conti. Ha quasi 100 anni e dunque è comprensibile che «tutte le 206 ossa in corpo e le relative 68 articolazioni» le facciano male. «Un’affascinante signora dai capelli bianchi, piena di acciacchi ma sempre una bastian contraria: divisa, nei confronti della cultura ambientalista di questi ultimi anni, fra la collera e la stupefazione».

Siamo all’inizio di «Laura non c’è» ovvero «dialoghi possibili con Laura Conti» inventati con maestria da Barbara Bonomi Romagnoli e Marina Turi. Non c’è più Laura Conti perché è morta il 25 maggio 1993 ma «non c’è» anche perché di lei quasi nulla si parla. Possibile? Purtroppo sì. Il suo pensiero e l’agire politico, i tanti libri sono quasi assenti «nei grandi discorsi ambientalisti ed ecologisti della sinistra italiana negli ultimi 30 anni». Se si fosse chiamata Giorgio «sarebbero tutti a onorarla». È tornata invisibile, «una condizione tipica per molte donne».

Eppure… ma chi ha detto che non c’è? «Laura è qui, a disposizione di chi avesse voglia di conoscerla attraverso i suoi tanti testi» scrivono le autrici. E c’è ancora Laura, grazie agli incontri immaginari con donne e ragazze di oggi in questo libro vivace, persino divertente in qualche passaggio. Costruire una storia del genere era difficile, al confine fra presunzione e incomprensibilità: non bastava avere tutte le citazioni giuste sottomano, occorreva ricostruire una credibile Laura centenaria in un verosimile contesto. Lode alle due autrici ché ci sono riuscite, inventando 7 donne e gatta di contorno. Luba è quasi una comprimaria: un’insolita badante che dalla biblioteca di Leopoli finisce nel “manicomio” di Laura passando per umiliazioni e disavventure. Invece Enza lavora in ospedale e pur essendo un’amica di vecchia data per Laura ancora si scandalizza per le sue “irriverenze”. Poi ci sono le giovani donne e una ragazzina che dialogano con quella “vecchia e strana signora”: la ricercatrice Emma, Rita (contadina alternativa), la diciassettenne Anna che vuole salvare il mondo al più presto e la giornalista Ilaria.

All’interno delle micro-storie incontreremo Seveso e l’aborto, Rachel Carson, la biologia e l’ambientalismo scientifico, i libri di Laura Conti (soprattutto «Questo pianeta» e «Una lepre con la faccia da bambina»), la Resistenza e il Pci, la scuola e la fabbrica, i danni sconosciuti dell’agricoltura, «il senso del futuro», le tre leggi dell’ecologia (più una: in natura «non si distribuiscono pasti gratuiti»)…

Nell’ultimo capitolo si esce dalla fiction – pur così realistica – e le due autrici ricordano «come le donne sono capaci di spiegare il mondo, soprattutto quando non è loro richiesto…». E ci gettano nell’oggi dove «un virus ha sfruttato l’organizzazione sociale, economica e politica del capitalismo per sconvolgere il pianeta» rendendo «ancora più evidente che siamo in bilico fra una catastrofe ecologica o l’inizio di un mondo diverso». Poi le utilissime note, condite con un bel pizzico di ironia.

Citazione finale per un documento che Laura Conti scrisse (con altre/i) poco prima di morire: «Abbiamo avuto una pratica politica che non ha saputo o spesso non ha voluto aggredire i meccanismi forti del modello dio sviluppo capitalistico che sono alla base del degrado ambientale». Il risultato è sotto gli occhi.

Barbara Bonomi Romagnoli, Marina Turi.

«Laura non c’è – Dialoghi possibili con Laura Conti»

Fandango Libri

128 pagine, 12 euri