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Valerio Michetti ha preparato l’esclusiva playlist che accompagnerà la lettura del quinto episodio della serie sui grandi designers delle copertine per dischi:

Ufo Club Experience

Ci occupiamo di una pietra miliare: Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band /Beatles, una delle copertine più conosciute e popolari del secolo scorso.  L’album dei Beatles è ancora oggi uno dei dischi più celebrati, anche e soprattutto per l’impatto visivo della sua copertina.

Il suo autore è Sir Peter Blake, pittore e precursore della Pop Art inglese, influenzato da Jasper Johns e Robert Rauschenberg; insieme a David Hockney, Patrick Caulfield e Richard Hamilton, mostra un chiaro interesse per le immagini della cultura popolare, il suo lavoro non rifiuta nuovi mezzi d’arte per ottenere opere di grande valenza grafica. 

Nato nel 1932 a Dartford, nel Kent, studia alla Gravesend Art School tra il 1948 e il 1951, cui segue un periodo di tre anni di servizio militare nella Royal Air Force, da cui si congeda nel 1953 per continuare gli studi al Royal College of Art.  Nel 1956 vince la borsa di studio “Leverhulme Research Award”, che gli permette di studiare arte popolare per un anno, viaggiando tra Olanda, Belgio, Francia, Italia e Spagna. 

Partecipa a diverse esposizioni presso la Royal Academy of Art di Londra: nel 1955  “Young Artists Exhibition ‘Daily Express’, nel 1958 “Five Painters at the Institute of Contemporary Arts”, nel 1961 “John Moores Liverpool Exhibition”, dove viene premiato come miglior artista Junior.  La sua prima mostra personale fu nel 1962, alla Portal Gallery di Londra. 

Le due importanti opere che lo inseriscono inequivocabilmente nella corrente della Pop Art sono On The Balcony (1955) e Self Portrait with Badges (1962) e fanno di Blake una figura fondamentale della scena artistica britannica degli anni sessanta.

La sua impronta grafica è neoavanguardista, respira l’evoluzione tecnologica, è un artista contemporaneo e vuole rischiare, con la ferma volontà di creare il nuovo attingendo e coinvolgendo ogni sfumatura percettiva.  Sceglie la tecnica mista, fonde fotografia e pittura per ottenere la celebre figurazione che ruota intorno agli idoli dell’immaginario collettivo. Crea “metapicture”, immagini dipinte dentro altre immagini, stratificate, al contempo indistinte e fortemente caratterizzate, che diventano il suo tratto distintivo.

Copertina del disco Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band

Peter Blake approda in modo inaspettato al mondo della musica, con la copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

Inizialmente l’incarico venne affidato a un’agenzia pubblicitaria londinese, la Geer-DuBois, che propose la novità della confezione apribile e la stampa dei testi delle canzoni.  Per la grafica, in prima istanza vennero coinvolte due giovanissime illustratrici olandesi, Josje Leeger e Marijike Koger: The Fool, conosciute per l’uso spregiudicato del colore nei murales psichedelici e surreali, autrici delle facciate dell’edificio della Apple Boutique in Baker Street.  Il bozzetto che presentano viene descritto dallo stesso Blake “un collage psichedelico con un turbinio di arancione, verde e viola, una cosa abbastanza in linea con altre del periodo”, poco convincente e dalle proporzioni inadatte, bocciato dal parere finale di Robert Fraser, gallerista nel West End, noto mercante d’arte che, secondo lo stesso Paul McCartney: “A parte John, è la persona che ha avuto su di me la più grande influenza formativa”, aveva venduto a Paul alcuni dei suoi Magritte, fra i quali Au revoir, che avrebbe poi ispirato il logo della Apple.

Fraser propose due artisti del suo giro, Blake e sua moglie Jann Haworth, scultrice americana.

Blake e Haworth coinvolgono il fotografo Michael Cooper, ritrattista di Marcel Duchamp, Renè Magritte, Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg, e conosciuto nel mondo rock i servizi fotografici sui Rolling Stones [sua la copertina di Their Satanic Majesties Request. Cooper morirà suicida nel 1973, lasciando un archivio di oltre 17.000 scatti.

I tre studiano il concept dell’album e lo traducono nella celeberrima opera british-pop: un condensato di creatività composto da 73 personaggi storici e 16 oggetti totalmente eterogenei disposti su più livelli.  Sulla base di un terreno con peperomia, giacinti, capelvenere, kenzie e azalee, piante fiorifere rosse formano la scritta “Beatles”, su cui si posa la grancassa che fa da nucleo alle figurine dei Fab Four, baffuti e vestiti di coloratissime livree militaresche create dal leggendario costumista Monty M. Berman.

Abbiamo ordinato le cose più pazze ispirate a casacche militari. Era da Berman che ti mandavano se stavi girando un film e cercavi qualche abito particolare. Volevamo una divisa Edoardiana o ispirata alla guerra di Crimea. Abbiamo scelto le cose più eccentriche e le abbiamo messe insieme.” 
Paul McCartney

Intorno alcune statue di cera del Madame Tussauds, tra cui notiamo a sinistra ancora i Beatles, ma nella versione primordiale in nero e capelli a caschetto.  Le altre figure a riempire la profondità dell’opera, sono in masonite a grandezza naturale, su cui sono state applicate immagini di repertorio ingrandite, lasciate in parte in bianco e nero, in parte dipinte a mano come vecchie cartoline  dalla stessa Jann Haworth. 

Blake racconta: “Ho discusso con i Beatles fin nei minimi dettagli per capire come doveva essere quella copertina. Ho capito che doveva rappresentare il momento della fine di un concerto, sul palco di un parco. Il mio contributo sarebbero state le sagome a grandezza naturale: quella folla magica”. E ancora: “Tutte le figure che si vedono dietro ai Beatles occupano in profondità uno spazio di circa mezzo metro; davanti a loro una fila di manichini di cera. I Beatles in carne e ossa stavano su una piattaforma lunga circa un metro e mezzo con di fronte una batteria, più avanti un tappeto erboso con una composizione floreale inclinata in un certo modo. Tutta l’installazione era profonda solo quattro metri e mezzo. Chiedemmo ai Beatles di metterci i loro oggetti preferiti. La cosa non funzionò molto, forse non mi ero spiegato bene; per esempio Paul decise che i suoi oggetti preferiti erano degli strumenti musicali e ne affittò un gran numero, arrivando con una camionata di corni francesi e trombe e altre cose meravigliose – ma erano veramente troppe, così ne usammo solo uno o due.

Ma non finisce qui, ai posteri un’opera d’arte più complessa e innovativa, un fold out a quattro facciate mai visto fino a quel momento, è un manifesto pop, dal lettering iconico e premonitore della futura egemonia della comunicazione pubblicitaria. 

Le due facciate interne sono interamente occupate dal ritratto su fondo giallo dei quattro Beatles. 

All’interno le rarità, la busta di carta disegnata da The Fool nella prima edizione, e due tasche, una per il vinile, una per il cartoncino con il Sgt. Pepper cuts out:  i baffi, i distintivi, i galloni, due badges e le figurine dei Fab Four.

Infine la quarta di copertina presenta il testo dei tredici brani su fondo arancione, corredati da un’altra immagine dei Fab Four.  Neil Aspinall racconta: “Il retro della copertina richiese molto tempo perché c’era l’idea di mettere i testi in una certa sequenza. Camminavo con Paul nel West End, e ci scervellavamo per trovare parole o una frase compiuta usando la lettera iniziale del titolo di ogni canzone. La prima era la S di Sgt. Pepper, e a quel punto ci serviva una vocale; ma non venne fuori nulla, così i testi vennero riportati nello stesso ordine del “sequencing” delle canzoni.

La copertina rese famoso Peter Blake, ma per il lavoro l’artista e sua moglie ricevettero solo 200 sterline, per anni la questione ebbe solo esiti negativi e oggi Blake non ne discute più.  In seguito Blake ha lavorato ancora con i Beatles: The Beatles, (63-68), acrilico su foto di giornale con lo spazio bianco per gli autografi.  

Ha lavorato anche con altri artisti del mondo del rock: sue le copertine di Sweet Child (Pentangle, 1968), dei singoli dei Band Aid, Do They Know It’s Christmas?  (1984), di Face Dances (Who, 1981), di Stanley Road (Paul Weller, 1995), di Brand New Boots And Panties (2001, Ian Dury, che in gioventù era stato allievo di Blake al Royal College Of Arts), della antologia Stop the Clocks (Oasis, 2006).

Nel 2008 eseguì una nuova versione aggiornata di Sgt. Pepper, con le figure più famose dalla storia di Liverpool, per sostenere la candidatura della città come capitale della cultura europea.

Nel 1969, lasciò Londra, tornò a lavorare alle figure della tradizione popolare inglese e Shakespeariana.  Illustrò il romanzo di Lewis Carrol: “Through the looking-glass”,

Nel 1975 fondò il Collettivo Brotherhood of Ruralist, gruppo di artisti votati al preraffaelismo, di cui suggeriamo eventuale approfondimento a questo link.

Dieci anni dopo Blake tornò a Londra per ritrovare la direzione pop degli albori e nel 2005  ha aperto la Blake Music Art Gallery presso la School of Music dell’Università di Leeds, dove nel 2011 verrà insignito del titolo onorario di Doctor of Music e del grado onorario di Dottore d’arte presso la Nottingham Trent University.

Nel 2014 ricevette il titolo di Accademico Onorario dalla Royal West of England Academy di Bristol.


Approfondimenti:

Sir Peter Blake, official page

Blake at the Tate Gallery

Intervista a Blake su Nerve, magazine di Liverpool, autunno 2006

Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club – dettaglio dei personaggi e degli oggetti in copertina