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“Amo così tanto la musica e avevo una tale ambizione che volevo andare ben oltre ciò per cui mi pagavano. Volevo che le persone guardassero l’illustrazione e ascoltassero la musica.”

Alex Steinweiss

Quando compriamo un vinile, o un cd, quante volte le loro copertine ci hanno attirato e incuriosito?  Molte cover illustrate hanno fatto la storia della musica, alcune sono celebri al punto che la loro fama è ormai indipendente dal progetto musicale cui sono legate.  

È alla genialità del giovane grafico statunitense Alex Steinweiss, che dobbiamo la ricchezza e la longevità dell’unione tra arte figurativa e musica. Fu lui ad avere per primo l’idea di dare a un concetto commerciale una qualità artistica di alto livello illustrando le buste dei dischi, nel 1940 disegnò la prima copertina illustrata della storia: “Smash Song Hits by Rodgers & Hart”, raccolta di brani scritti dal pianista Richard Rodgers e dal paroliere Lorenz Hart.

© Alex Steinweiss

Per Steinweiss iniziò una carriera favolosa, grazie alla quale caddero nel dimenticatoio i tristi involucri di cartone con il foro centrale utilizzate fino a quel momento, fu una vera e propria rivoluzione non solo del modo di vendere la musica, ma anche per l’invenzione di un mezzo artistico del tutto nuovo.  Da quel momento in poi, la grafica divenne parte integrante di ogni progetto musicale e ancora oggi costituisce il primo legame tra l’artista e il suo pubblico. 

Dal 1939 al 1945 fu il solo e unico illustratore della Columbia Records, curò tutti gli aspetti grafici di ogni album prodotto dall’etichetta discografica, si occupò anche della realizzazione dei loghi e di tutto il materiale pubblicitario. Plasmò così il suo inconfondibile stile, che influenzò intere generazioni di designer di copertine; per citarne una: Sonata per pianoforte no. 5 di Beethoven, cui anni dopo Storm Thorgerson dichiarò di essersi ispirato per la realizzazione della celeberrina grafica di The Dark side of the Moon dei Pink Floyd.

© Alex Steinweiss

Le sue tavole possedevano allo stesso tempo una grafica moderna e un forte potere comunicativo, ai vari elementi compositivi integrava spesso suoi disegni originali, senza trascurare di inserire nel quadro grafico anche tutte le informazioni relative al musicista e al suo progetto musicale. Utilizzava i colori come linguaggio, musica per gli occhi, preannunciavano il suono, diventando la porta che conduce verso la personalità del musicista e il contenuto compositivo. In “Rapsody in blue” di Gershwin, il colore parla più del titolo dell’opera stessa e lo skyline descrive perfettamente lo stile urbano di Gershwin;  in  “Sinfonia numero 2” di Brahms, crea forse l’unica copertina esistente senza il volto del compositore, lo rappresenta invece il sigaro per cui Brahms era famoso. 

Nel 1947 comparve per la prima volta il font “Scrawl Steinweiss”, ovvero il suo caratteristico font “riccioluto”, infantile al primo sguardo, geniale dal punto di vista del design, annullò il pur lieve conflitto tra le immagini e le parti “scritte”,  una grande quantità di informazioni veniva inserita in copertina senza appesantire il risultato artistico grazie alla sua leggera semplicità.

Nonostante la sicurezza del successo, l’evoluzione artistica di Steinweiss non si ferma, negli anni successivi al 1950 realizza una serie di copertine, frutto della incredibile fusione del suo design con le fotografie di Margaret Bouke-White, fotogiornalista pioneristica celebre per le immagini della Russia e dell’underground industriale tedesco degli anni Trenta; scattò alcune delle prime fotografie all’interno dei campi di concentramento tedeschi di Erla e Buchenwald dopo la fine della seconda guerra mondiale e catturò le ultime foto del Mahatma Gandhi, in India.

In questi anni e fino al 1973, oltre a Columbia Records, Steinweiss collabora con altre etichette discografiche come Remington, Decca e London Records, il suo design si arricchisce continuamente di nuovi elementi, come il collage e le figure fustellate.  Non dobbiamo sottovalutare il valore artistico di Steinweiss, minimizzando le sue opere a semplici “buste illustrate per dischi”, il suo non è un lavoro meramente grafico, possiede la forza del genio artistico, che traduce nelle opere il fattore culturale del proprio tempo.

In tutta la produzione di Steinweiss seguiamo l’influenza del cubismo sintetico, quando il cubismo si snoda in immagini più comprensibili, accoglie nuove sfaccettature e moltiplica i piani e le prospettive, nell’uso del collage ritroviamo tracce di Braque e Picasso, che furono tra i primi ad usare questa tecnica nel primi del novecento. 

Nel 1973 decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura e abbandona la grafica.

© Alex Steinweiss

Curiosity killed the cat:

Poco prima della morte di Steinweiss, avvenuta nel 2011, l’editore Taschen pubblicò un libro-catalogo dedicato al suo lavoro.  Uscì in edizioni di diverso grado: la più semplice è di 420 pagine e pesa 3,5 kg; la più elaborata costa $ 1500, è numerata, firmata e include una serigrafia firmata

La copertina disegnata per la registrazione originale di South Pacific (1949) è stata in uso quasi continuamente da allora per il 78 giri, per l’LP, per il 45 giri, per vari formati di nastro e per il CD. L’unico altro design grafico in America utilizzato per così tanti anni è la Coca-Cola in bottiglia.

Link al sito ufficiale:  alexsteinweiss.com