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Foto presa da: http://www.rollingstone.it/cinema-tv/news-cinema-tv/la-forma-dellacqua-amore-e-sesso-in-fondo-al-mare/2018-02-16/

LA FORMA DELL’ACQUA – The Shape of Water è un film del 2017, diretto da Guillermo del Toro, che ha vinto il Leone d’oro come miglior film alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e si è aggiudicato quattro Premi Oscar, per il miglior film, il miglior regista, la migliore scenografia e la migliore colonna sonora.

Se Marina Warner dedicò un saggio alle variazioni sulla Bella che incontra la Bestia, se la scrittrice Angela Carter rivoltò la storia di Barbablù in “La camera di sangue”, qui, nella sua fiaba dark, Guillermo Del Toro, tra mitologia, leggenda, horror e soprattutto fantascienza, recuperando l’estetica cinematografica degli anni Cinquanta (con le Cadillac che sfrecciano per le strade, la fotografia e le musiche d’epoca, i cartelloni pubblicitari in stile Norman Rockwell e la sala Orpheum, dislocata sotto l’appartamento della protagonista, dove si proiettano, a volontà, goduriosi peplum e horror), le sembianze de il Mostro della Laguna Nera di Jack Arnold, le citazioni di Jean Cocteau ne La Bella e la Bestia e le infinite declinazioni di King Kong.

Come ha detto del Toro, la trama è «assurda e assurdamente semplice»

TRAMA: [In una “improbabile” Baltimora del 1962, avvolta nelle foschie della Guerra Fredda, percossa dalla crisi di Cuba, immersa nello strano sogno kennedyano che s’infrangerà nel sangue l’anno successivo, Elisa Esposito (Sally Hawkins), una donna affetta da mutismo, lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio governativo dove vengono effettuati degli esperimenti atti a contrastare la Russia. I suoi due unici amici sono la collega afroamericana Zelda (Octavia Spencer) e l’inquilino gay Giles (Richard Jenkins) coi quali condivide una vita di solitudine ed emarginazione.

Un giorno, per sbaglio, Elisa e Zelda scoprono l’esistenza nel laboratorio di una creatura anfibia dall’aspetto umanoide catturata dagli americani in Amazzonia, dove gli indigeni locali la veneravano come un dio. Elisa, affascinata, comincia ad andare a trovarla di nascosto portandole del cibo e insegnandole a comunicare tramite la lingua dei segni.

Il violento colonnello Strickland (Michael Shannon), nel frattempo, conduce sanguinosi esperimenti sull’uomo anfibio, e riceve dal suo superiore, il generale Hoyt, l’ordine di vivisezionarlo nella speranza che, studiando la sua anatomia, si possano ottenere preziose informazioni per la corsa allo spazio. Allo stesso tempo lo scienziato Hoffstetler (Michael Stuhlbarg), che in realtà è una spia russa, riceve dai suoi capi l’ordine di distruggere la creatura per osteggiare gli americani; l’uomo, tuttavia, è rimasto a sua volta affascinato dalla creatura e chiede a entrambe le parti di lasciarla in vita per proseguire gli studi, ricevendo, però, rifiuti da ambo i lati. Elisa, scoprendo il terribile destino cui è destinata la creatura, decide di salvarla; dopo aver vinto le reticenze di Giles, la ragazza organizza un piano per liberare l’uomo anfibio. Con l’aiuto di Zelda e Hoffstetler la fuga riesce ed Elisa accoglie la creatura in casa sua.

Grazie ai consigli dello scienziato, Elisa riesce a tenere in vita l’essere ospitandolo nella sua vasca da bagno; il rapporto tra i due si intensifica e iniziano a vivere una storia d’amore. Giles invece scopre che l’essere ha il potere di guarire le ferite e di invertire il processo di invecchiamento. I due pianificano di liberarlo giorni dopo, quando le piogge allagheranno un canale che potrà condurlo al mare, nonostante Elisa si scopra progressivamente innamorata dell’essere. Al laboratorio, Strickland paga le conseguenze della fuga dell’uomo anfibio. Il colonnello interroga Elisa e Zelda, ma il suo pregiudizio circa le persone di grado inferiore non gli consente di scoprire la verità. Successivamente Hoyt gli concede un ultimatum per ritrovare la creatura, scaduto il quale egli sarà eliminato.

Intanto la salute della creatura va peggiorando, ed Elisa inizia a comprendere che se vorrà salvare la vita del suo amato, di lì a poco dovrà dirgli addio. Hoffstetler, intanto, riceve la notizia che presto sarà prelevato e riportato in Russia. Strickland, che sospetta di lui per la sparizione della creatura, lo segue fino al punto d’incontro, ma qui lo scienziato viene colpito a morte dai russi, i quali non vogliono lasciare testimoni diretti dell’esistenza della creatura. Prima che possano finirlo, Strickland uccide i killers e tortura Hoffstetler per farsi rivelare dove sia l’uomo anfibio. In punto di morte lo scienziato gli rivela l’implicazione di Elisa e Zelda. Strickland si reca a casa di quest’ultima, dove il marito, terrorizzato, rivela al colonnello che la creatura si trova a casa di Elisa.

Elisa e Giles, avvisate da Zelda, si recano al canale per liberare l’uomo anfibio, al quale la ragazza dà un sofferto addio. Giunge però Strickland che mette fuori combattimento Giles e spara a Elisa e alla creatura. L’uomo anfibio però guarisce se stesso e poi ferisce a morte Strickland, il quale è costretto ad ammettere che lui non sia una creatura inferiore ma una divinità. All’arrivo della polizia, condotta lì da Zelda, l’uomo anfibio prende con sé Elisa e si tuffa in acqua, dove trasforma le cicatrici sul collo di Elisa in un paio di branchie, che permetteranno loro di vivere per sempre insieme].

Del Toro ha raccontato più volte che questo è il suo film migliore e più personale, e che dopo essersi ispirato per anni ai suoi incubi di ragazzo, ha scelto di ispirarsi ai suoi sogni. Ha raccontato di aver dedicato anni alla preparazione del film, e di averlo presentato solo quando aveva già ben chiaro quasi ogni dettaglio.

Per fare un film americano di fantascienza con così pochi soldi, del Toro ha scelto di risparmiare ove possibile sugli effetti speciali, e usare i soldi per altre cose.

Ad esempio, all’inizio entriamo in una casa immersa nell’acqua, sospesa, in cui tutto fluttua e una voce fuoricampo narra il prologo. Questa scena è stata realizzata con una vecchia tecnica nota come dry-for-wet, asciutto-per-bagnato:sembra che tutto sia sott’acqua ma non vi sono né acqua né costosi effetti speciali. Vi sono solo dei cavi che tengono appese le cose e particolari luci e ventole che, combinate con una ripresa rallentata, fanno credere che ci sia l’acqua.

Del Toro è stato parsimonioso anche sugli effetti speciali della strana creatura anfibia. Ha spiegato che voleva fosse il più vero possibile, soprattutto perché protagonista di una storia d’amore: non sarebbe dovuto apparire come di un essere di cui aver paura, ma sembrare una creatura verso cui provare empatia. Per farlo era necessario che gli altri attori potessero recitare davvero con lui (e non parlando davanti al vuoto). L’artista britannico Mike Hill ha detto all’Economist di aver lavorato per tre anni alla creatura e di essere partito dalla forma delle labbra perché «è lì che guardi se stai per baciare qualcuno». Hill ha spiegato che la difficoltà era stata “disegnare linee e forme che all’inizio facessero paura, ma che potessero col tempo diventare sensuali e attrattive”.

Dell’attenzione al dettaglio di del Toro ha raccontato anche Paul D. Austerberry, scenografo del film. Ha detto che, prima dell’inizio delle riprese, del Toro andò da lui con 3.500 esempi di colori, simili a quelli che si guardano quando si deve scegliere di che colore fare la parete del salotto. Austerberry ha detto che li guardarono tutti «uno per uno» e che ogni tanto del Toro diceva: «Questo è il colore di Elisa, questo è il colore di Giles, questo è il colore di Strickland». Alla fine scelsero cento colori e qualche mese fa del Toro ha spiegato su Twitter l’ABC di quelle scelte.

Tecnicamente Del Toro dopo aver risparmiato su altro, ha invece fatto la scelta abbastanza onerosa di utilizzare delle Steadicam (che permettono ai cameraman di camminare o correre dietro agli attori), Dolly (cineprese su carrelli) e Technocrane (cineprese montate su alte gru). Queste scelte dispendiose hanno rallentato la produzione, ma per del Toro erano necessarie perché il film avesse maggiore senso del ritmo.

La forma dell’acqua è in un certo senso un metafilm. Parla della storia d’amore dei due protagonisti ma anche della storia d’amore che il regista ha nei confronti del cinema, che, per gli appassionati, è zeppo di citazioni. La più evidente e insistita è con Il mostro della laguna nera, un horror di fantascienza del 1954;i temi di base sono quelli di La Bella e la Bestia. La scena di danza – guardando il film capirete quale – arriva da Seguendo la flotta, film del 1936 con Fred Astaire e Ginger Rogers. Il cinema sotto casa della protagonista proietta La storia di Ruth, film biblico del 1960. Il regista messicano non disdegna elementi che rinviano all’Europa: strizza l’occhio al favoloso mondo di Amélie Poulain (tutta la scena della preparazione di Elisa prima di andare a lavorare) e quando fa sognare la sua protagonista sulle note de La Javanaise. Elisa vive sopra un cinema chiamato Orpheum che proietta La storia di Ruth e Mardi Gras, in tv si possono ammirare i grandi varietà musicali con Bojangles, Betty Grable, Carmen Miranda e Alice Faye.

In uno dei passaggi più belli di “The Shape of Water”(anche lì non ci sono grandi effetti speciali ma, semplicemente, tanta acqua:nell’ultimo giorno di riprese hanno infatti immerso quella camera in una vasca, e girato le scene sott’acqua!) vediamo la protagonista nuda e trepidante di fronte alla creatura marina di cui si è innamorata.

Con la sfarzosa musica di Alexandre Desplat, dopo aver consumato una prima notte d’amore e nell’accingersi a rinnovare i riti del nuovo accoppiamento, Elisa, a sorpresa, chiude la porta del bagno e apre i rubinetti della vasca e del lavandino, permettendo all’acqua che ne esce di trasformare la stanza in una sorta di gigantesco acquario dove, finalmente, potrà gettarsi nelle braccia dell’altro.

La sequenza, che lascia letteralmente con la bocca aperta e scatena meraviglia di fronte a questo visionario talento ci permette di capire quale sia il modo in cui il regista delinea il suo modo di fare cinema. Prima che l’acqua diventi la vera protagonista di questa scena Del Toro immerge letteralmente i protagonisti nel mondo che egli stesso ha creato e l’effetto che si produce nello spettatore è speculare: prende per mano il suo pubblico e lo accompagna all’interno dello schermo, catapultandolo in un golfo mistico di abbandono e assoluta meraviglia.


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