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Foto del backstage © Francesco Nigi

In una società divisiva come quella occidentale, le persone anziane sono fuori gioco perché hanno perso la loro capacità produttiva che spesso coincide con lo scopo della vita.

Pertanto vi introduco subito al centro del tema trattato in questo articolo, ossia un laboratorio fotografico tenutosi nei mesi di ottobre e novembre di quest’anno, presso la Casa di riposo e Centro diurno Il Gignoro, a Firenze.

In un Paese come il nostro, afflitto da un preoccupante calo demografico, gli anziani sono destinati a diventare soggetti molto meno marginali di quello che vorrebbe la consuetudine, ed è il caso che il sociale ne prenda coscienza, attuando politiche coerenti e creando servizi che rendano i centri di assistenza per la terza età qualcosa di più stimolante che non un mero parcheggio di persone inattive.

Il Gignoro, grazie alla disponibilità di Patrizia Minelli, fotografa e nella fattispecie operatrice socio-assistenziale nel modulo psichiatrico di questa struttura, ha promosso l’organizzazione di un laboratorio fotografico articolato in cinque incontri della durata di un’ora e mezza ciascuno, tra parte teorica e attività pratica. A giovarne gli ospiti senior del centro, coinvolti nelle attività fotografiche da protagonisti.

Foto del backstage © Francesco Nigi

La fotografia in mano a persone sensibili e preparate come Patrizia, rivela tutta la sua duttilità.

La premessa indispensabile del lavoro è stata presentare un po’ di storia della fotografia e relativi grandi autori fra cui Salgado e il docufilm a lui dedicato: Il Sale della Terra, per introdurre il concetto che è stato successivamente sviluppato attraverso le foto scattate dai partecipanti, cioè l’ambiente, inteso come relazione con lo spazio e le persone che lo abitano.

Foto del backstage © Francesco Nigi

Alla realizzazione dell’iniziativa hanno partecipato le animatrici Laura Biagioli ed Elena Grimaldi con il compito di facilitare l’inserimento degli ospiti: ventotto senior, tra donne – la maggioranza – e uomini, tutti tesi all’appropriazione di un mondo nuovo e inesplorato.

Foto del backstage © Francesco Nigi

Per alcuni è stata la prima volta e ciascuno ha dato il meglio di sé nel sondare l’ambiente circostante, trasferendo in immagine il risultato delle proprie osservazioni ed emozioni.

Foto del backstage © Francesco Nigi

Domando alla curatrice del corso:

“Patrizia, l’impianto del progetto si fonda sulla relazione uomo/ambiente ed è evidente che nella vostra sperimentazione l’attenzione era puntata su questo aspetto. C’è un motivo particolare per il quale avete scelto di orientare i partecipanti all’osservazione dell’ambiente?”
Impeccabile nella sua veste di tutor e non solo per l’occasione, Patrizia risponde:

“L’ambiente è fondamentale per le persone, specialmente anziane, è un punto di riferimento.
Un ambiente conosciuto e frequentato dà un senso di sicurezza.
Al Centro Il Gignoro ci sono ospiti che ci vivono, e ospiti che al mattino arrivano per trascorrere la loro giornata, rientrando in famiglia a fine pomeriggio. Fotografare i propri spazi e le persone che ne fanno parte, è stato un approccio alla maggiore conoscenza e senso di appartenenza a un gruppo in un ambiente interno ed esterno.”

Nella parte introduttiva del corso i partecipanti hanno portato con sé le foto ricordo dei momenti più belli o significativi della loro vita, per un confronto con le storie degli altri, in più hanno ricevuto un aggiornamento riguardo la fotografia di oggi, dai selfie alle immagini in televisione, sui giornali e in rete.

Nelle foto di backstage e negli scatti tenerissimi dei simpatici senior, molto concentrati nel compito loro assegnato, c’è molta semplicità e spontaneità: implicita la volontà di essere considerati soggetti e non oggetti nelle mani di chi quotidianamente li assiste.

Un riappropriarsi di quella parte della vita attiva fatta di scelte e decisioni da prendere, un essere al mondo ancora da protagonisti, avere voce in capitolo.

La fotografia può fare anche questo, riportare le persone al centro della loro storia.

Un’ultima domanda a Patrizia:

“Patrizia, come hai vissuto il clima emotivo creatosi all’interno del gruppo relativamente a questo laboratorio?”

“L’emozione mi ha accompagnata nei cinque incontri con i partecipanti al laboratorio. Lo scopo era prenderli per mano e fare un viaggio a ritroso nel tempo, andando a ricercare i loro ricordi attraverso le foto di famiglia che hanno portato, raccontando a tutti i presenti cosa o chi rappresentano. Una bella esperienza di apertura e condivisione considerando l’età avanzata e la possibile ritrosia a mostrare foto private.
Si è creata fra noi empatia, non c’era una insegnante che spiegava loro regole e criteri, ma ogni volta scoprivano qualcosa. Ho mostrato loro il lavoro fotografico sui miei genitori e si sono ritrovati in tante scene di vita quotidiana. Anche io quindi ho condiviso una parte del mio privato. Si sono sentiti a loro agio anche proseguendo con la conoscenza di cosa si intende per fotografia: una finestra aperta dalla quale possono guardare e fermare quell’istante.
Un momento personale vissuto con emozione? Alcune signore over ottanta in carrozzina, che hanno scattato la prima foto della loro vita”.

 


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