Anonimamente eretici. Parte IIIa

Guarda, i signori e i prìncipi sono l’origine di ogni usura, d’ogni ladrocinio e rapina; essi si appropriano di tutte le creature: dei pesci dell’acqua, degli uccelli dell’aria, degli alberi della terra (Isaia 5, 8). E poi fanno divulgare tra i poveri il comandamento di Dio: “Non rubare“. Ma questo non vale per loro. Riducono in miseria tutti gli uomini, pelano e scorticano contadini e artigiani e ogni essere vivente (Michea, 3, 2–4); ma per costoro, alla più piccola mancanza, c’è la forca.”

Sono tornato per
dirvi come me ne sono andato…

La “Rivolta dei Contadini” è finita nel solo modo che poteva finire: abbiamo perso. Golia batte Davide, senza possibilità di replica, senza speranza per i sopravvissuti, senza pietà.

Abbiamo perso perché Martin Lutero si è schierato con i potenti e con l’ordine costituito che diceva di combattere, abbiamo perso perché le città della Germania si sono schierate con i prìncipi, abbiamo perso perché, alla fine, sulla collina di Frankenhausen mi sono ritrovato con 300 contadini, fronteggiando 2.000 cavalieri e 5.000 lanzichenecchi e tanti cannoni, come mai visti prima. I prìncipi volevano la mia consegna in cambio del perdono, i contadini sono rimasti con me fino alla fine, non cedendo all’atroce baratto. Le nostre difese sono cadute, più di 5000 contadini sono stati trucidati, le loro case saccheggiate, io sono stato catturato ferito.

Mi hanno torturato, processato, infangato e poi il 27 maggio 1525 decapitato, ma non ho mai rinnegato le mie idee, non ho mai abiurato…

Ho gettato un seme che ancora oggi germoglia, quello della ricerca della Verità, l’unica Verità per la quale vale la pena sacrificare tutto: gli uomini sono tutti uguali.

Tanti, nei secoli successivi, hanno cercato di rendere realtà queste parole, alcuni mi hanno preso a modello, ma anch’io, sapete, ho avuto bisogno di modelli, il mio era Jan Hus.

Jan Hus di nuovo sul rogo
bruciava all’orizzonte del cielo di Praga

Così, nel XX secolo, un cantautore emiliano, che mi dicono chiamarsi Francesco Guccini, rievoca questo nome, paragonando il teologo boemo ad uno studente praghese che decise di protestare contro l’invasione della sua Nazione. Oggi vi racconto chi è stato Jan Hus.

Un altro eretico, non è stato il primo e non sarà
l’ultimo, ma vi posso assicurare che è stato sicuramente un “pioniere”, colui
che ha gettato le basi per lo scisma tra Cattolici e Protestanti, un secolo
prima della predicazione di Martin Lutero.

La sua condanna a morte, grazie all’esempio della sua vita, ha gettato frutti anche nei secoli successivi. I suoi seguaci hanno respinto cinque crociate mosse contro di loro; un secolo dopo il rogo che illuminò il cielo di Praga, il 90% degli abitanti delle terre ceche è rimasto anticattolico e quelle terre hanno aderito tutte alla Riforma Protestante.

Jan Hus è stato un martire della “Gerarchia”, ha lottato contro questa idea, l’ha contestata, confutata; ha mostrato ai fedeli come questo concetto venisse usato dalle classi dominanti al fine di poter continuare ad esercitare il loro potere. Una lotta così fervida da portarlo a contestare l’incontestabile: il Papa non è il padrone della Chiesa Universale, perché il padrone è solo Cristo. Un’affermazione dirompente. Voleva dire contestare dalle fondamenta il potere temporale e spirituale di colui che si sedeva sul Trono di Pietro. E la “Gerarchia” ha controbattuto con l’unica arma di cui disponeva: il fuoco. Con il fuoco hanno bruciato i suoi libri, con il fuoco hanno bruciato il suo corpo, ma come è successo con me, la sua idea e i suoi scritti sono stati più forti, hanno attraversato, cambiandole, Istituzioni millenarie, ha acceso i cuori di coloro che si trovavano negli ultimi gradini della scala gerarchica, ha portato Verità e dignità nel rapporto tra l’uomo e Dio.

Perché il fuoco può distruggere libri e corpi, ma un’idea, se riconosciuta giusta, del fuoco, se ne frega…

«Perciò, fedele cristiano, cerca la verità, ascolta la
verità, apprendi

la verità, ama la verità, di’ la verità, attieniti alla verità, difendi la
verità

fino alla morte: perché la verità ti farà libero dal peccato, dal demonio,
dalla morte dell’anima e in ultimo dalla morte eterna
(Jan Hus, Spiegazione della Confessione di fede, ) 1412

Al mio “fratello” è stato dedicato uno dei monumenti più
importanti di
Praga, una scultura in bronzo e pietra divisa in due gruppi distinti, da
una parte gli Hussiti vittoriosi, dall’altra coloro che 200 anni dopo
sono stati costretti all’esilio: i Protestanti. C’è poi una madre a
personificare la rinascita nazionale e su tutti Jan Hus, semplicemente
il rigore morale.  

I prossimi eretici di cui vi racconterò, avrebbero meritato molti più monumenti di quelli che nei secoli  sono stati loro riconosciuti; a detta di molti sono stati i più puri, i più ostinati, sicuramente i più poetici.

Presto vi racconterò l’incredibile storia dei Catari…

A presto, miei pazienti e fedeli lettori.

T.M.





Anonimamente eretici. Parte IIa

Parte IIa

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«Non esiste un piano che possa prevedere tutto. Altri solleveranno il capo, altri diserteranno. Il tempo non cesserà di elargire sconfitte e vittorie a chi proseguirà la lotta»

Thomas Müntzer

Ben ritrovati miei pazienti auditori !!

Spero che il mio racconto precedente vi abbia incuriositi e con questa speranza mi accingo, oggi, a raccontarVi la mia storia, perché senza di essa, sarebbe complicato, per me e per voi, capire il filo rosso che ha attraversato gran parte della Storia politico-religiosa europea e non.

Sono un protestante atipico, ufficialmente non ho mai abbracciato questa dottrina, ma la mia conoscenza di Martin Lutero, l’ammirazione per Jan Hus, e, soprattutto, il mio fervore contro lo scandalo del mercato delle indulgenze, hanno fatto sì che la mia predicazione e le mie azioni mi abbiano fatto passare alla Storia come tale; alla Storia tuttavia ci sono passato più che altro per essere stato l’ideatore e il condottiero della “Guerra dei contadini”.

Questa guerra è stata diversa da tutte le altre insurrezioni medioevali, è stata, infatti, la prima guerra tra “classi” della Storia: l’alba dell’industrializzazione, la nascita di quello che oggi voi chiamate “ceto medio”, le spinte autonomiste dei prìncipi, desiderosi di avere un campo di azione più ampio rispetto a Istituzioni in crisi (Chiesa Cattolica in primis), gettarono il seme del primo scontro tra proletari e capitalisti, nell’accezione che voi, umani del XXI secolo, date.

Per quanto possa sembrarvi assurdo, la Guerra dei Contadini è cominciata a causa di un dibattito accademico in cui io, studente alle prime armi all’Università di Wittenberg, sono riuscito a confutare la tesi di Filippo Melatone secondo la quale la divisione in classi era voluta da Dio. È evidente che una tale affermazione giocasse a favore di chi aveva interesse a mantenere lo status quo, è evidente che confutarla avrebbe fatto di me il punto di riferimento di chi voleva rovesciare il dominio di una classe su un’altra. In “Q”, il libro che mi ha fatto ritornare tra voi, quello che poteva sembrare solo un vivace scontro fra accademici, devo dire, viene raccontato in maniera magistrale, e, di questo non posso che ringraziare  Wu Ming.

Ma chi sono stati i miei nemici? Può sembrare strano, ma i primi sono stati gli stessi luterani; anche loro, infatti, si autoproclamano mediatori tra Dio e il popolo e sostengono che solo grazie alle lettura delle Scritture si possa aver  fede; invece, per me, la fede risiede in un rapporto diretto tra il Trascendente e il fedele. Quella che può sembrare una noiosa diatriba teologica ha avuto, invece, un impatto rivoluzionario nella mente di molti uomini: non c’è più bisogno di un’Istituzione ad hoc tra Dio e l’umanità, le fondamenta del potere spirituale e temporale delle Chiese hanno cominciato a scricchiolare. Ovviamente sono diventato il nemico numero uno di quello che pensavo fosse un amico, Martin Lutero, colui che mi ha definito  il «Satana di Allstedt», un pericoloso ribelle da neutralizzare a tutti i costi. Non ho potuto non rispondere a tale accusa e non sono mai stato uno che si morde la lingua per convenzione o quieto vivere. Nella mia opera “L’Esplicita messa a nudo della falsa fede”, titolo, ne converrete con me, molto esplicito, accuso il fondatore del Protestantesimo di appartenere all’«empia razza di corruttori» che «si orna ampollosamente della sua fede letterale, negando la benigna potenza di Dio e così vuol rendere Dio muto, folle e fantastico con la sua trovata: parola e fede».

In un certo qual modo, quel libro ha segnato la mia triste fine. Nella mia breve vita, mi sono fatto giudicare sempre dal popolo, mai dai “dottori”, ho lottato per il popolo, sono morto per esso.

Così, invece, ho definito la Chiesa Cattolica Romana: «… impotente nello Spirito, un miserabile sacco di letame, ha voluto possedere il mondo intero […] Hanno privato il gregge di Cristo della giusta voce e hanno fatto del vero Cristo crocefisso un idolo del tutto fantastico. Com’è accaduto ciò? Risposta: hanno rifiutato la pura scienza di Dio e hanno stabilito al suo posto un grazioso, fine, aureo Domeniddio che i poveri contadini sbaciucchiano»; Cristo è stato schernito «con la diabolica celebrazione di messe, prediche, cerimonie e modi di vita idolatrici; dopo tutto questo, non resta che un ligneo Domeniddio, preti idolatri e lignei, un popolo rozzamente goffo e grossolano, incapace di comprendere la minima dichiarazione di Dio]».

(Tratta da il Sermone sul “Secondo capitolo del profeta Daniele” meglio conosciuto come “Predica ai prìncipi”)

Ho combattuto questa Istituzione per tutta la mia esistenza, non mi ha interessato il potere, la ricchezza, la tracotanza del potere temporale, mi hanno interessato solo i poveri, gli ultimi, i perdenti, quelli  che non hanno nulla. “Tutte le cose sono di tutti” è stato il mio motto; lo penso ancora, molti di voi lo pensano oggi.

Sono rimasto contento e commosso quando, anche qui, è arrivata la notizia che “Omnia sunt communia” è stato uno degli striscioni che hanno aperto i cortei del G8 di Genova, un’altra guerra degli ultimi persa. Passano i secoli, ma alla fine a vincere…sono sempre gli stessi.

Immagine tratta da https://libcom.org

Sono stato un eretico per questo, non tanto per non aver accettato la teologia ufficiale, ma per aver “scelto” di stare dalla parte sbagliata dell’Umanità, quella invisibile. Questa scelta mi ha portato fama ma anche una morte dolorosa.

Della mia sconfitta e degli ultimi miei giorni vi parlerò però la prossima volta, ora sono stanco.

Alla prossima.

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Anonimamente eretici. Parte Ia

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«Nel futuro ognuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti»

Questa è sicuramente la più famosa citazione attribuita, forse erroneamente, al profeta della Pop Art, Andy Warhol, e sicuramente una delle frasi più iconiche del XX secolo. Andy Warhol però, non poteva sapere che l’avvento degli smarthphone, dei social network, dei Talent Show, avrebbe messo, per 24 ore al giorno, tutti i giorni, le vite di ognuno di noi sotto la lente di ingrandimento di una platea più o meno vasta. La scelta di molti di noi di barattare la privacy con la visibilità è sotto gli occhi di tutti, mettiamo “on line” cosa mangiamo, dove siamo e con chi, quali siano le nostre passioni, commentiamo tutto lo scibile umano, vestendo di  volta in volta i panni dell’immunologo, di uno statista illuminato, di un esperto di economia, geologo e scrittore nel giro di una sessione di facebook.

Una tale sovraesposizione ha portato molti a desiderare di voler tornare indietro, e a far sì che alcuni, addirittura, abbiano scritto sui muri delle città, a caratteri cubitali, la frase provocatoria: “prima o poi ognuno di noi avrà il suo quarto d’ora di anonimato”.

Più che una profezia, una speranza, e, se da una parte gli “eroi” del nostro tempo sono fashion bloggers e youtubers, dall’altra chi è veramente sulla cresta dell’onda e sempre più osannato, è fondamentalmente “invisibile”. Per paradossale che possa sembrare, nell’epoca dove regna il comandamento assoluto di apparire, il successo arride a Elena Ferrante, una scrittrice da milioni di copie, un caso editoriale come pochi in passato, di cui si ignora tutto, persino se sia una donna o uomo; Bansky, lo street artist più famoso della terra, colui che vede le sue opere vendute all’asta a cifre che sono difficili perfino da scrivere figuriamoci ad immaginare, di cui non si hanno foto né la vaga idea di come sia il suo volto; i Ghost, una band “segreta” che sta riportando in auge la musica Metal, della quale fino al 2017 si ignorava anche il nome del cantante, per poi scoprire che gli altri quattro, erano dei semplici turnisti e non componenti effettivi del combo musicale; Wu Ming, un consorzio di scrittori, attivi fin dal 1994 sotto altro nome (Luther Blissett), di cui sì, si conoscono  i nomi, ma nessuno sa chi scriva cosa.

Quattro fenomeni con un unico comune denominatore, l’anonimato, il mistero intorno alle loro identità, la totale assenza dai social o un utilizzo mirato solo ed esclusivamente a far aumentare la curiosità intorno ai loro mondi e alla loro arte. Al di là della bravura di ogni singolo caso preso in considerazione, è indiscutibile che l’asso vincente buttato sul tavolo sia quello di essere “invisibili”, e, in alcuni casi, di non esistere.

Per questo motivo ho deciso di scrivere la mia storia su un sito di divulgazione artistica, sono, o meglio, sono stato Thomas Müntzer e grazie all’ospitalità di cinque persone, racconterò, attraverso un libro, e a chi avrà voglia di leggermi, le mie vicende e analizzerò uno dei fenomeni più affascinanti e controversi  nella storia dell’umanità, la storia di una parola che ancora oggi intriga, divide e spaventa: Eresia.

La parola Eresia deriva dal greco, e, tra i suoi significati, ha quello di “scelta”, io ho scelto di essere un pastore protestante riformato, non ho scelto di nascere in Germania alla fine del  1400, né, tanto meno, ho scelto di morire decapitato a 36 anni.

Chi frequenta le Università mi conosce già, ma sono diventato veramente famoso, quando, nel 1999 quattro ragazzi di Bologna, nascosti dietro il curioso nome di Luther Blissett hanno deciso di farmi diventare il protagonista di un loro romanzo, “Q”, che, in pochi mesi, è divenuto un best seller. Da quel momento, da prete arso sul rogo e quasi dimenticato, sono diventato un simbolo e il mio motto latino “ omnia sunt communia” ormai  è sulla bocca di molti.

Cosa è “Q”? Anzi, sarebbe meglio dire, chi è “Q”?

“Q” lo avete capito è un libro bellissimo, avvincente, rivoluzionario e visionario che ha il suo prologo nel 1555 a Costantinopoli, dove colui che chiameremo “il Protagonista”  rivive il suo passato  attraverso il diario di Q stesso e con le reliquie ottenute grazie alla sue imprese.

La mente del Protagonista vola alla battaglia di Frankenhausen dove io giaccio svenuto a seguito del massacro che determinò la fine della rivolta dei contadini e, seppur riconosciuto dai miei persecutori a causa della sfortunata perdita di una delle mie due sacche contenenti documenti relativi alla mia identità, riesco a scappare dalla vendetta dei signori…

Grazie alla sacca rimasta però, il Protagonista riesce a raccontare tutto quello che è accaduto, dal 1519 fino all’ultima battaglia.

Quello che è accaduto ve lo racconterò presto, ma non ora…

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