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Un Rave è un Rave. E “to rave” si traduce in devastare….ma ironia della sorte un rave era tutto il contrario, ovvero recuperare, seppur per una notte, quello che avevano devastato altri….dargli valore, ricordare e riscostruire, passando e dimenticando poi. E la presenza non rimaneva mai, non lasciava nulla del suo passaggio. A parte i Watt del suono, il formichìo delle persone che arrivavano solo dopo aver inteso il segnale della presenza del rave in qualche posto…

Era come se tutti sapessero che in ogni modo, il sabato, c’era sempre in qualche posto. Si sentiva……

Le orecchie attaccate alla radio, la trasmissione di Hard Raptus Project, nata da una costola di Prove Tecniche di Trasmissione. Radio Onda Rossa, a Roma “LA radio”, perché era nostra, e solo nostra!

Si, indubbiamente si faceva un po’ la concorrenza a quella che era il Virus.

Ma l’impronta politicizzata ne faceva una forza, anche se a molti non fregava niente e ci tenevano solo a quella botta di adrenalina del “andare e perdersi”. Fino a mattina.

Cultura…sottocultura…probabile che in quel periodo era la novità, della metà degli anni 90, un po’ un esistenza in un deserto di orfani…..

Ci venivano tutti: punk, skin, dark, cyberpunk, writers……era una sorta di unione di intenti.

…..dicevo…..

Avevo le trance in mano….

I camion erano già carichi…..acqua….birre….le casse…i tavoli….i generatori…..

Il luogo era l’ex SNIA Viscosa, un fallito tentativo di industrializzazione nel cuore della città. I rifuti tossici all’interno, e sulla sinistra quel capannone, dove al primo sopralluogo trovammo sporcizia e medicinali sparsi, quintali di farmaci buttati…

….dicevo…..

Due settimane prima il sopralluogo, la pulizia, la crew dei writers fece un “pezzo” gigantesco dove campeggiava un enorme Goldrake in giallo e bianco con la scritta HRP.

L’Identità tramite il logo, e ad ognuno un compito assegnato. Quasi una organizzazione militare senza gerarchia. E per la prima volta sentii la parola Empatia, pronunciata da un caro Amico poi “spostarsi a Berlino”, quando ormai tutto questo era esaurito qui da noi…..

Riprendersi la città…..con le sue strade nel nulla.

Ricordo sempre con piacere quando albeggiava, e se era sereno i toni di blu dal più scuro, sfumavano verso l’arancione, con tutte quelle stelle….

Spesso ero dietro alla console dalle 1 ale 3. Quelle erano le mie due ore dove “non esistevo”. La cuffia su un orecchio solo, le mani sui dischi, i dischi sui “1200”…..ferma, stacca, metti in battuta, prendi il disco sulla base, inserisci l’altro sul suono, blocca, preascolta, rallenta, switcha, regola, togli gli alti, potenzia i bassi sull’altro piatto….

Quei vinili erano spesso incisi solo su un lato…uno di quelli che mi è rimasto impresso nei ricordi e che ancora ho in cantina era della Underground Resistance, poi Plastikman e tutti i vari Autori romani. Uno su tutti il metallaro della techno. Lory D. E PCB, Frankfurter, Drop Bass Network……

All’entrata avevamo organizzato un banchetto dove si divulgavano opuscoli sull’uso e manutenzione delle “sostanze che giravano”, ed è inutile negarlo, non per vergogna, nè per sentirsi illegali….ma giravano.

A volte era presente anche qualche medico o infermiere…..

Alle 22, quando finiva la trasmissione, l’annuncio per radio, dove si indicava il luogo. E vedevi arrivare appunto il formicaio nel giro di un paio d’ore. Sembrava come se l’invasione fosse scaturita dal silenzio prima, e dalla parola d’ordine poi, come in un sottomarino….

Questa era Roma in quegli anni.

Mi tirai indietro al momento giusto, dopo tre anni di attività intensa, tra il ’92 e il ’95, mattinate a riprendersi il sonno….a riportare tutto il necessario nei depositi.

E già a pensare al prossimo luogo, da invadere e fare tornare al suo abbandono.

Temporaneamente Autonomi……..per sempre Autonomi.


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