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Sensazionale! Scoperta la verità sulla morte di John Fitzgerald Kennedy.

Sensazionale! Scoperta la verità sulla morte di John Fitzgerald Kennedy.

Interessante ipotesi di una nota psichiatra che a cinquant’anni dalla morte di John Fitzgerald Kennedy rivela al mondo le confidenze che lo stesso Presidente le fece in sede di analisi. 
La dottoressa ebbe una relazione professionale ed erotica col presidente pochi anni prima della sua morte, e oggi rivela a “Di tutto e di più” gli sconcertanti retroscena che  sono emersi con quello che è considerato l’assassinio del secolo scorso.

“Conobbi Kennedy a un party, ero molto giovane, molto entusiasta del mio lavoro di analista psicosomatista e, grazie ad alcune pubblicazioni internazionali, piuttosto conosciuta negli ambiti universitari  di tutto il mondo”.

Così inizia l’intervista con la dottoressa Lucy Mc Milan che vive in Italia dalla morte del presidente, probabilmente per motivi di sicurezza.

“Scoprimmo di essere nati entrambi il 29 maggio e questo creò immediatamente una sorta di complicità. Parlammo tutta la sera di mille cose e, prima di lasciarci, mi chiese di potere entrare in analisi da me per un problema molto serio di colite ulcerosa.
Presi tempo per decidere: è vero che per me era un paziente sconosciuto, ma pur sempre il presidente degli Stati Uniti.
Dopo un mese gli fissai un appuntamento nel mio studio a Philadelphia.
Era un caso veramente grave. Suo padre lo odiava e amava in modo patologico il primogenito Joe , morto in guerra, non perdonando a  John l’affronto di essere vivo.
Fino da piccoli era solito ripetergli “ricordati Jack, qualunque cosa tu faccia, Joe la farà meglio di te”

John odiava suo padre di rimando, ma essendo un mite sfogava la sua rabbia attraverso il teatro del suo corpo. Aveva orribili dolori addominali  con scariche di muco, sangue e lacrime.
Non aveva il coraggio di dirlo a nessuno. Suo padre ne sarebbe stato contrariato e sua madre non vi avrebbe posto attenzione.
Il problema si cronicizzò e venne alla luce dopo la morte in guerra di Joe.
Il vecchio Joseph non riusciva a darsi pace di aver perso il figlio prediletto, il figlio che avrebbe dovuto diventare il presidente degli Stati Uniti.
Non riusciva ad accettare che una stupida guerra lo avesse privato di colui che era candidato a rappresentare il trionfo della sua famiglia.
A questo punto decise di puntare su John, pur non stimandolo, pur considerandolo uno sciocco poeta che badava più alle femmine che alla famiglia. Lo convocò e lo informò che l’onore del casato si trasferiva nelle sue mani.

Fu a questo punto che John gli confessò di essere malato, di avere delle terribili somatizzazioni a livello intestinale.

“Sciocchezze” sentenziò il vecchio “Non c’è nulla che il denaro non possa risolvere, nulla tranne la morte dell’unico figlio che mi somigliava”

“Sarò degno di lui signore”

“Non lo sarai mai! ma domani ti farò visitare dai migliori medici dello Stato. Sarai un presidente sano, anche se incapace”.

Iniziò così il calvario di John. Disponendo di un buon patrimonio, fu visitato dai migliori luminari degli States, che lo usarono come cavia per sperimentare il cortisone.
La colite ulcerosa migliorò, ma le dosi massive del farmaco provocarono disastrosi effetti collaterali.
L’osteoporosi lo dilaniava, ebbe dolorosissimi crolli vertebrali, venduti alla stampa come “esiti delle ferite di guerra” in realtà mai avute, ma che avevano un fantastico effetto mediatico.

Il padre continuava a disprezzare questo figlio anche una volta eletto Presidente degli Stati Uniti d’America e gli riservò un sorriso beffardo.
John fu il presidente che tutti conosciamo e rimpiangiamo, ma ancora il vecchio Joseph non lo considerava degno del fratello.
Il cortisone dal canto suo continuava i suoi deleteri effetti collaterali.
Una ingravescente insufficienza surrenalica conferiva al presidente un aspetto perennemente abbronzato. La stampa di allora affermava che il presidente era un uomo molto sportivo e il suo colorito lo confermava. In realtà si trattava del Morbo di Addison che colpisce chi soffre di grave insufficienza surrenalica.
Il verdetto medico fu chiaro e spietato: “Signor Presidente, le restano pochi anni di vita, non arriverà a compiere 50 anni”.

Fu allora che John maturò l’idea di passare alla storia. Finalmente suo padre sarebbe stato fiero di lui; finalmente i Kennedy sarebbero passati alla storia grazie lui.
Aiutato dalla CIA individuò un disgraziato, un tale Lee H. Oswald. Si incontrarono segretamente e strinsero un accordo.
Il Presidente degli Stati Uniti d’America si impegnava a fornirgli un passaporto nuovo,  un’ingente somma di denaro a patto che lui, Lee H. Oswald lo uccidesse durante la campagna elettorale, quando e dove avesse voluto.
Oswald, troppo disperato per fare domande, accettò.
Quella sera JFK tornò a casa soddisfatto. Sapeva che nessun personaggio entra nella storia a causa della morte provocata dal Morbo di Addison, nemmeno il presidente degli Stati Uniti.
Ma lui John Fitzgerald Kennedy sarebbe stato celebrato come un fulgido astro, un mito nei secoli dei secoli, perché lo status di presidente assassinato lo avrebbe reso più grande agli occhi di suo padre e di suo fratello Joe.


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