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Equo ne credite, Teucri. Quidquid id est, timeo Danaos et dona ferentes”.

Con questa frase il poeta Virgilio racconta la storia di Laocoonte, nel secondo libro dell’Eneide. Siamo ad Ilio. Gli Achei, ridotti alla fame e scoraggiati da dieci anni di assedio, salpano dalle coste troiane lasciando un grosso cavallo di legno sulla spiaggia. Mentre i Troiani gridano alla vittoria, un sacerdote, devoto a Nettuno, scaglia una freccia sul ventre del cavallo, mentre il rimbombo e alcuni gemiti provenienti dall’interno sembrano convincere i troiani della veggenza di Laocoonte; due soldati troiani portano al cospetto di tutti il prigioniero Silone, che, scampato alla morte dopo essersi inimicato Ulisse, viene a svelare il “vero” significato del dono. Un omaggio a Minerva, che, se condotto nelle mura, avrebbe reso Ilio inespugnabile. Verità o menzogna, realtà od illusione strisciano nelle menti dei Troiani, come serpenti, quelli che Poseidone manda ad uccidere i figli del sacerdote, che muore nel tentativo di salvarli. Punizione divina ed il cavallo entra nella città.

A raccontarci tutto questo è Enea, scampato alla fine della sua città, in viaggio verso l’Italia, approdato alla corte di Didone. Siamo in Africa, dove la bella regina, con uno stratagemma legato alla pelle di una vacca, acquista, dal principe indigeno Iarba, un terreno dove fonderà Cartagine. Sono tutti intorno ad Enea, a bocca aperta, rapiti dalle sue storie, affascinati da questa guerra di inganni, di occultamenti, da questa linea sottile che divide le passioni degli uomini e degli  dèi, cosi diverse e così uguali.

Didone si suiciderà, perché non regge all’illusione dell’Amore, sedotta e abbandonata dal suo Eroe, che, salpato per le coste Italiche, sposerà un’altra donna, Lavinia, figlia del re dei Latini, e che, dopo aver sconfitto il suo promesso sposo Turno, dà inizio alla stirpe della discendenza di Roma, o almeno così vuole farci credere Timeo, storico greco, così convincente che Virgilio ne ricaverà il suo Eroe. Verità o finzione, storia o epica, Cartago delenda est, povera Didone!

Alla caduta dell’Impero, una nuova leggenda attraverserà la manica, Romolo Augusto. Scampato alla caduta di Roma, viene tratto in salvo nella Britannia dove ancora la IX legione ne possiede il comando. Ha con sé la Spada di Caesar, colui che per primo ne aveva tentato la conquista; l’esercito a lui fedele sconfigge i Sassoni, da tempo incaricati di uccidere l’ultimo Cesare. Vinta la battaglia grazie all’aiuto del suo precettore Merlinus, sposerà una ragazza locale, dalla quale avrà un figlio: Artorius, o Artù.

Ora proviamo a fare un viaggio a ritroso e che l’illusione abbia inizio … o meglio: non abbia mai fine!

Il mito di Merlino si fonde alla tradizione dei Druidi e in Inghilterra darà vita ad una lunga stirpe di maghi fino alla modernità. Dall’impero austro-ungarico nasce colui che per sempre renderà l’illusionismo e l’escapologia (capacità di un prestigiatore di liberarsi in situazioni estreme) famose nel mondo contemporaneo. Trasferitosi all’età di quattro anni in America Ehrich Weisz poi Erik Weiss, divenne illusionista nel 1891; da mago delle carte si trasforma, raggiungendo il successo, nel più grande escapologo di tutti i tempi, con il nome di Harry Houdini, tributando il famoso mago francese Jean Eugène Robert- Houdin. La fama è talmente grande che riattraversa l’oceano, dove un’altra famiglia di illusionisti calca il palcoscenico: John Nevil, Nevil e Jasper, per la precisione Nonno, Padre e Figlio.

Immagine tratta da: http://www.magoleo.com/jasper-maskelyne-il-mago-della-guerra/

Jasper Maskelyne, famosissimo negli anni trenta, vede nello scoppio della seconda guerra mondiale la fine del suo successo. Il bombardamento del 1940, lascia poco spazio alle illusioni e getta nella dura realtà l’intera popolazione della Gran Bretagna che, dai tempi dei Romani, per la prima volta, torna ad essere attaccata sul suo territorio. Jasper raccoglie le preghiere di Winston Churchill e, come cittadino Inglese, vuole dare il suo contributo. Chiede di essere arruolato ma non sa sparare e non intende iniziare a farlo. Cosa se ne può fare l’esercito della Corona di un Mago? Lo inizieranno a capire quando con un gioco di luci e specchi costruirà il suo cavallo di Troia, facendo apparire una nave tedesca sul Tamigi. Lo spettacolo, dopo la paura iniziale, apre le porte al consenso intorno alla sua figura così che viene incaricato di mimetizzare un bunker. La leggenda narra che Montgomery in persona, all’interno di un campo militare inglese, arrabbiato per non trovare nulla del lavoro richiesto, andò su tutte le furie, fino ad inciampare su un manico di scopa; fu allora che Jasper gli disse che il lavoro era stato fatto e che in realtà stava camminando proprio sopra il bunker.

Jasper così inizia il nostro viaggio a ritroso, e, dall’Inghilterra, viene spedito in Africa. Qui gli viene affidato il comando della Magic Gang, la squadra Magica, composta da quattordici persone tra cui scenografi teatrali, restauratori, ingegneri, chimici, architetti, falegnami e pittori.

Hanno la capacità di far sparire il porto di Alessandria, ricostruendone uno identico a circa dodici chilometri più a sud, creando un black-out su quello vero, lasciano illuminato quello finto, creando con il cartone e la cartapesta navi ed equipaggi. Minano il tutto e fanno saltare per primi loro alcune strutture; questo viene scambiato per la Luftwaffe, come il segnale lanciato dal capo-squadriglia, e così, per ore, viene bombardato il nulla. Poco tempo dopo vengono incaricati di salvare il canale di Suez, obiettivo principale dell’aviazione tedesca, per costringere i rifornimenti per gli alleati ad un’improbabile circumnavigazione dell’Africa. La Magic Gang progetta una folta fila di mulini sugli argini del canale montando, sulle pale, enormi specchi. Allo scoccare delle sirene, i mulini vengono azionati e luce in abbondanza viene sparata su di essi. L’effetto “strobo” non solo impedisce agli aerei di centrare l’obiettivo ma addirittura molti aerei si scontrano in volo. Nel 1942, prima della battaglia di El Alamein, inganna il generale tedesco Rommel, facendo supporre che l’attacco inglese sarebbe venuto da sud anziché da Nord. Camuffano mille carri armati in camion e, viceversa, costruiscono una linea ferroviaria finta, inviano false comunicazioni su trasmissioni radio, fanno accompagnare i finti carri da effetti sonori, mentre al nord camuffati da esuli e mezzi di rifornimento si muove il grosso dell’esercito britannico. Sembra vero anche il suo coinvolgimento in uno degli inganni del D-Day e sembra che, sempre grazie alla costruzione di falsi mezzi alleati, i tedeschi abbiano scelto di spostare oltre quattrocentomila uomini sulle coste norvegesi convinti che sarebbe avvenuto tra i fiordi l’arrivo degli alleati tramite mare. Finita la guerra, della Magic Gang trapela poco se non da filmati dell’epoca che riprendono i lavori dei vari camuffamenti; i suoi studi ed i suoi progetti vengono secretati dall’MI6, fino al 2021. In seguito molti cercheranno di sminuire l’importanza di Jasper nei fatti narrati, ma un libro frutto di una sua intervista ne racconta in modo dettagliato gli avvenimenti: “Il mago della guerra” di Fisher.

Dopo aver fatto il giro del tempo e dello spazio, la nostra storia finisce in Africa, a Nairobi, Kenya, dove Jasper ha aperto senza troppa fortuna una scuola guida. Siamo nel 1973 dove, morendo, compie l’ultima magia, lasciando solo sul palcoscenico una bottiglia di alcool vuota,  portandosi con sé il suo mistero.

Come Ulisse, paga il suo ingegno, scomodo per chi dalla guerra cercava eroi con un fucile in mano o grandi strateghi militari; forse ha inventato tutto, forse fu mandato in Africa a tirare su il morale ai soldati con qualche gioco di carte, forse è tutto vero, forse è stato un agente segreto al servizio di sua maestà, forse…

gli eventi descritti in quest’opera sono reali”… così fa cominciare David Fisher il suo libro.

Verità od ennesima illusione? … forse lo scopriremo nel 2021 …


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