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(R)amingo © (R)amingo

Per intrecci amorosi mi ritrovo a frequentare una parte di Roma che non ho mai visto, se non di sfuggita: l’Oltre-tevere o la riva destra, quella linea di demarcazione che un tempo separava i Latini e gli Etruschi dai Sabini, la via Praeneste che si snoda verso sudest, finendo a Palestrina; da Porta Maggiore la divisione fuori le Mura insieme alla Casilina, le pietre miliari delle due strade iniziano proprio da questo varco.

Dicevo. Il 19

Linea del tram 19 ©(R)amingo

Il tram 19 lo vedevo solo scritto sulle locandine dei concerti al Forte Prenestino.

Quando ci sono sopra posso sentire la coppia disponibile del motore elettrico, lo sferragliare sui binari che si intersecano sotto gli archi, permettendo, così, tra sincronismi semaforici, di far trafficare diverse linee di trasporto pubblico.

Andando avanti, il 19 prende velocità, la sua strada ferrata è, a tratti, non perfettamente rettilinea.

Scendo.

La zona intorno, dell’Acqua Bullicante, sembra strappata all’Agro Romano dai suoi palazzoni alti.

Per chi è come me, nato in quel di Roma Nord-ovest, tra zone ancora rurali, non avere l’orizzonte a portata di occhio suscita un po’ di stranezza, ma ci si abitua subito, più che altro si entra in amalgama con le presenze degli utenti della linea. Oltre a numerosi immigrati dai più vari profumi e colori, vedo una miriade di giovani , studenti universitari , ragazzi “alternativi “ e abiti che osano…

Indubbiamente, questa zona dell’Urbe è molto più mitteleuropea di altre. Come ad esempio la mia, ancora legata a equilibri rurali, al confine con la Etruria Meridionale, ma Etruschi e Latini hanno sempre intrecciato buoni rapporti; l’impero ha lasciato, qua e là, i suoi resti su questa Strada e, ai suoi lati, le sostruzioni di stampo militare, perfettamente visibili dai finestrini del tram.

Scendo, e mi inerpico in un palazzo di otto piani, dove al suo interno, nel cortile, si odono musiche sparse, si intravedono finestre illuminate, e si può ascoltare anche qualche litigio mattutino…

Sicuramente una certa rimembranza alla Hitchcock…O forse, anche, il ricordo del mio “vissuto” berlinese, in tempi di quasi trent’anni fa. Ma certo, in Italia tutto arriva in ritardo.

E forse i luoghi di pasoliniana memoria potrebbero anche essere un Einstürzende Neubauten … il rumore dei palazzi che crollano.

A Berlino va bene, cantava Garbo qualche anno fa.

Molti furono attratti da quella città divisa dal Muro, dove i binari del tram gli finivano addosso e dove io passeggiavo tra quei silenziosissimi viali alberati. Ci ho “vissuto” intensamente, in quella casa con il cortile interno, da cui si intravedeva quel cielo. La fermata della Bahnhof sopraelevata era Kottbusser Tor ed il treno giallo attraversava un bel pezzo di quartieri…Mitte… Schöneberg 

Binari … rette parallele della vita … da Garbo a Claudio Villa il passo è breve.

Oggi Berlino è un museo a cielo aperto. I tanti turisti la osservano come la capitale di una Germania riunificata, vanno ad Alexanderplatz piena di palazzi di vetro e acciaio.

Ma la mia Berlino rimane quella. La città degli Angeli.

E dei tram che sferragliano… e dei palazzi che ancora sono in piedi.


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