Eppure… avevano!

In collaborazione con Artevitae, Diatomea è lieta di ospitare oggi Daniela Luisa Bonalume con il suo racconto breve “ Eppure… avevano! ”, tratto dalla raccolta Suggestive Evasioni… Buona lettura!

ArteVitae è una rivista online che, come Diatomea, ha lo scopo di divulgare e promuovere l’arte in ogni sua forma e contenuto. L’idea della collaborazione nasce dalla volontà di offrire ai nostri lettori un’assortita selezione di argomenti e contenuti, attraverso la pubblicazione di articoli scelti dalla nostra redazione tra quelli già pubblicati o in via di pubblicazione su ArteVitae, con lo scopo di ampliare e variegare la già ricca proposta editoriale del Blog #diatomea, contaminandola attraverso una forte sinergia tra le due redazioni.

“Eppure… avevano!” è il nuovo racconto breve scritto da Daniela Bonalume per la raccolta “Suggestive Evasioni”. Una lettura veloce, intensa e dal finale bruciante, quello che non ti aspetti e ti sorprende sempre. Una storia bonsai che concentra la trama in pochi, avvincenti paragrafi. Da leggere in un respiro.


Autunno – Viktorya Bubnova, 2006

Quando Giorgio la intravide non fece una piega. Non una goccia di adrenalina ne modificò il battito cardiaco. Eppure avevano passato insieme gli anni più belli. Quegli anni in cui ti sono già stati regalati i dolori ancestrali e quelli sentimentali. Quegli anni in cui non hai più voglia di impegnarti per ricostruire la tua vita.

Quando Giorgio la intravide rimase colpito dalla propria indifferenza. Eppure avevano passato insieme gli anni più belli. Quegli anni in cui, liberati dagli amorevoli obblighi di accudimento della generazione genitrice, si è liberi di vivere la propria vita di adulti. Quegli anni in cui non ti vuoi rimettere in gioco perché non hai più voglia di giocare e di soffrire. Proprio quegli anni in cui non cerchi e non vuoi nulla se non essere colpito allo stomaco da un pugno, quando incontri lo sguardo giusto.

E lei lo aveva, lo sguardo giusto.

Mentre lei percorreva lentamente la passerella lungo il binario, gli venne da riflettere sulle stranezze dell’amore. Si chiedeva come fosse possibile aver amato così intensamente quella donna che, forse a causa della lontananza, lo lasciava ora in questo stato di apatia totale. Non si vedevano da oltre cinque anni.

Da quando lei lo aveva lasciato solo, lui viveva in  un delizioso appartamento con un terrazzo magnifico che lo assorbiva alquanto. Viveva solo e stava bene. Curava le sue piante e godeva appieno degli spazi della casa, senza dover condividere nulla con nessuno. Sì, stava bene. Ogni tanto, alla bisogna, si divagava in corteggiamenti di donne interessanti ed interessate a passare qualche ora in piacevole compagnia. E questa, lui la riteneva la condizione ideale.

Giorgio stava impalato sotto il cartello in testa al binario, intenzionato a non fare un passo in avanti. Si erano amati molto intensamente ma lui, dopo svariati anni, aveva preso una cotta per una donna più giovane di lei ed anche un po’ più “esplicita”. Lei lo aveva scoperto e gli aveva posto un ultimatum.

Lui non scelse, quindi lo fece lei.

L’ultima volta che si videro si maledirono vicendevolmente. Lei gli tirò un paio di stivali, quelli alti, quelli pesanti. Gli tirò quegli stivali che hanno gli speroni tra il tacco e la tomaia. Per fortuna lo mancò.

Da allora, a Giorgio, non gli era mai venuta la curiosità di sapere che fine avesse fatto. Non era per nulla interessato a sapere come se la passasse. Non ne aveva voluto più sentire neppure la voce.

Man mano che lei si avvicinava, lui notava la figura ancora snella. La camminata precaria non la aveva abbandonata. Marilena, si chiamava così la donna, si muoveva in modo personale. Sembrava che dovesse cadere da un momento all’altro, ma era sempre in piedi. Trascinava un trolley e con un movimento della testa buttò i capelli indietro.

Giorgio la guardava. I capelli erano sempre belli, rossi, lunghi, appena ondulati. Quei capelli lo facevano impazzire, una volta! Nei momenti di intimità lei muoveva la testa e le mani con un gesto repentino, e li raccoglieva lasciando libere le spalle. Sì. Nonostante avesse superato i 55 anni, Marilena faceva voltare uomini e donne, non per la sua avvenenza ma per la sua classe.

Sì, aveva ancora classe da vendere. La maggioranza delle altre donne, anche se più belle o più giovani, venivano affossate dalla sua solarità e dal suo charme. Marilena era naturalmente seducente senza esercitare nessuna arte seduttiva.

Lei era tornata in città per il matrimonio della figlia di lui, Annalisa. Le era restata molto affezionata e non si erano perse affatto di vista. La ragazza aveva chiesto al padre, come regalo di nozze, la partecipazione della donna al proprio matrimonio. A maggior ragione, non era stata sostituita e nessuno si sarebbe offeso. Chiarendogli, inoltre, che non gli sarebbe stato chiesto di intrattenerla durante il ricevimento, ma di aver già incaricato alcuni amici ben felici di provvedere.

Mentre lei gli era ormai a qualche metro di distanza, Giorgio pensò che non aveva alcuna voglia di invitarla a casa propria. Non voleva assolutamente rimettere in moto nessuno di quei meccanismi destabilizzanti che si collocano tra il ricordo ed il rimpianto.

Le avrebbe offerto una camera nell’albergo vicino a casa, all’insegna della libertà di entrambi. Giorgio indossò la solita espressione, nota a tutti quelli che lo conoscevano, con l’angolo sinistro della bocca un po’ più alto del destro, e lo sguardo fisso. Una smorfia tra l’arrogante ed il deficiente. In realtà era molto seccato, e questo giustificava il suo atteggiamento.

Marilena gli si fermò davanti. Il solito sorriso coinvolgente, come se il tempo non fosse passato. Gli occhi lucenti come sempre. Abbandonò il trolley per un attimo. Giusto il tempo di salutarlo con un abbraccio sfiorandogli la guancia con le labbra. Proprio come si fa nei saluti tra parenti.

Lui non mosse un pelo. Aveva la testa vuota con una palla da bowling all’interno, che sbatteva contro le pareti. E ad ogni botta diceva: “Giorgio che coglione che sei: hai perso la donna della tua vita ed ancora non riesci ad ammetterlo” . Sbbeeeeng! “Giorgio che coglione che sei, ecc. ecc.”. Sbbbeeengg! “Giorgio ….”

Giorgio si fece prendere sottobraccio e si fece guidare al bar della stazione per un caffè. Lo pagò Marilena. Lui non riusciva neppure a trovare il portafogli, neppure avessero passato insieme gli anni più belli …

Eppure lui …davanti a lei…

Stava

Come d’autunno

Sugli alberi

Le foglie ”


ArteVitae – Quotidiano di Fotografia, Architettura, Design, Arte e Cultura

ArteVitae è il blog collegato al gruppo di fotografia ArchiMinimal Photography e dedicato al variegato panorama artistico. I temi trattati spaziano dalla fotografia alla pittura, dall’architettura al design, dal teatro al cinema, dalla TV alla musica. Ogni giorno è live con notizie di arte, cultura, storia e lifestyle, novità e recensioni, attinte dalla quotidianità ma anche dal passato. Offre spunti di lettura ai suoi 7000 lettori ogni mese, attraverso l’approfondimento di argomenti impegnativi, trattati con la leggerezza e la semplicità che avvicinano e coinvolgono. Un ambiente sofisticato ed elegante aperto a tutti, agli addetti ai lavori come ai semplici amatori. http://artevitae.it/


Le immagini incluse in questo articolo sono state reperite in rete a puro titolo esplicativo e possono essere soggette a copyright. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.