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Murale in via Bonelli © MjZ

“Sciopero alla rovescia”. Se si guarda il significato di questa locuzione ci si imbatte nella spiegazione: “forma di protesta sindacale attuata svolgendo un lavoro non richiesto o vietato dall’imprenditore”. Una spinta, forse, diversa quella che si sviluppa negli anni ’50 nel nostro paese, dove c’è, sì, una forma di protesta alla base dell’azione, ma è tesa ad una finalità differente da quella descritta nel dizionario. Mi piace di più tradurre il concetto descrivendo che alla base dello sciopero alla rovescia ci sia l’idea che, se un operaio, per protestare, si astiene dal lavoro, un disoccupato può scioperare invece lavorando.

Impossibile non riportare l’Art. 4 della Costituzione della Repubblica italiana:

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.”

Ben diverso dal dire di “svolgere un lavoro non richiesto o vietato dall’imprenditore”. Negli anni cinquanta era diffusa in Italia questa forma di protesta alla Rovescia. Operai e contadini, per far valere i propri diritti, anziché astenersi dal lavoro, come in un normale sciopero, lavoravano di più. Si trovano casi in tutta Italia, dal Nord al Sud. Sono vicende, queste, che vengono per lo più raccontate in modo frammentato e spesso considerate episodi locali, quando invece non lo sono affatto, perché mosse da un “unico movimento” dove centinaia di disoccupati si organizzavano per riattivare pacificamente opere pubbliche, soprattutto di urbanistica primaria, non consegnate dalle Amministrazioni locali. E’ emblematico il caso accaduto il 2 febbraio 1956 dove Danilo Dolci, architetto, sociologo, poeta, educatore e attivista della nonviolenza italiano, veniva arrestato mentre guidava un gruppo di braccianti a lavorare nella Trazzera vecchia, una strada nei pressi di Partinico abbandonata all’incuria. Quando intervenne il commissario di polizia per interrompere quello Sciopero alla rovescia, Dolci rispose che “il lavoro non è solo un diritto ma, per l’art. 4 della Costituzione, un dovere: che sarebbe stato, era ovvio, un assassinio non garantire alle persone il lavoro, secondo lo spirito della Costituzione

È questo il motore propulsore dell’evento “Primo Maggio a Primavalle” che si sta tenendo nel quartiere tra via Bonelli 8 (cortile esterno e interno) e via Federico Borromeo (angolo via Bonelli), iniziato il 25 aprile e che culminerà il 1 maggio, quando è prevista la lettura di poesie ed un concerto lirico. L’evento è organizzato dalla CGIL e da Invisibile – Ex Muracci Nostri.

Abbiamo intervistato entrambi per entrare nel vivo della loro collaborazione.

Emanuele Ferretti, ci puoi presentare questa iniziativa a nome della CGIL?

“La CGIL, di concerto con Invisibile – Ex Muracci Nostri ed il Collettivo FX, in particolare con Simone Ferrarini, ha deciso di fare un progetto che legasse l’arte al territorio, i valori del Sindacato al movimento dei lavoratori e, in questo senso, Primavalle è un quartiere storico.

L’idea è nata partendo dalle considerazioni sul quartiere ed anche dal fatto che gli “scioperi al contrario” sono delle forme di lotta che la CGIL utilizzava negli anni subito dopo la guerra. Quindi, da una parte la scelta del tema del progetto, dove tutto è legato ad un personaggio che si chiama Giuseppe Tanas, un disoccupato di Primavalle, iscritto alla CGIL che fu ucciso durante uno di questi scioperi al contrario, e da cui abbiamo cominciato a costruire l’idea che poi l’artista ha rappresentato con il murale “Mantieni i diritti”; dall’altra la scelta del luogo dove fare questa iniziativa, in particolare nella sede della CGIL a via Bonelli che esiste da oltre 40 anni, ed è una sede storica frutto dell’idea di decentramento, iniziato negli anni ’80, dove dalla Camera del Lavoro di Roma si pensa di andare nei territori, in particolare nelle periferie dove c’erano i lavoratori e c’era il disagio. L’idea motrice del progetto è quella di riscoprire questo passato, sia del sindacato sia della società di quel tempo e legarla alla riqualificazione delle periferie, atta anche a riscoprirne i valori.

All’interno dei personaggi del murale troviamo dei sindacalisti che sono figure storiche dell’inizio del ‘900, come Giuseppe Di Vittorio e Argentina Altobelli, una donna segretaria della FederBraccianti, all’apice di una categoria importante nel Sindacato, ed altri personaggi che, insieme, sono il filo che collega il lavoro svolto nella società del tempo a quello di oggi.

Murale in via Bonelli © MjZ

Anche la scelta delle date in cui fare questo evento ha una connotazione specifica, dal 25 aprile al 1 maggio, date concettualmente “vicine” al sindacato, e che, storicamente, segnano anche l’inizio degli scioperi al contrario. Un fil rouge che collega il giorno della Liberazione al giorno della Festa dei Lavoratori. Un parallelismo tra quello che è accaduto dal ’45 in poi e quello che hanno fatto gli operai ed il mondo dei lavoratori fino ad oggi. Il murale rappresenta il Diritto che è di tutti. Giuseppe Tanas, un semplice lavoratore, tiene in mano delle bilance con altre persone del quartiere, scendendo dall’alto verso il basso, proprio a testimoniare che il diritto lo dobbiamo tenere tutti, ed ai diritti dobbiamo tendere tutti insieme. Spero che questo messaggio rimarrà anche nei prossimi anni, a simboleggiare il rapporto stretto tra la CGIL, i lavoratori ed il diritto.”

Il lavoro contestuale che Maurizio Mequio, Poeta del Nulla, e co-fondatore (insieme a Daniele Roncaccia e Franco Durelli) di Invisibile – Ex Muracci Nostri, ed il Collettivo FX stanno portando sulle strade del quartiere è frutto di un anno di ricerche sulla storia dello “sciopero alla rovescia” a Primavalle.

Siamo andati a via Bonelli ed abbiamo incontrato gli ideatori del progetto ed i realizzatori dei murales. Ecco cosa ci hanno raccontato di come è nata l’idea e di come la stanno restituendo al quartiere attraverso la loro arte.

Maurizio, raccontaci come è nato questo progetto e la valenza sociale che ha sul quartiere.

“Tutto l’evento è organizzato insieme alla Cgil di Roma e del Lazio. Abbiamo cercato di coinvolgere le realtà vive del quartiere per raccontare “gli scioperi al contrario” a Primavalle. Con il Collettivo FX, ci eravamo interessati a questa tematica, che riteniamo molto importante per quello che riguarda il rimosso nella Storia d’Italia. Tra il ’47 e la metà degli anni ’50, in tutta la penisola, si praticava questa forma di protesta che otteneva tanti risultati. Il Collettivo FX parte dall’Emilia Romagna e lì gli scioperi al contrario, attraverso le occupazioni di fabbriche, avevano dato vita a nuove prospettive per le fabbriche stesse, con interessanti similitudini al modello SudAmericano. Nel Sud Italia, in Sicilia, la letteratura, attraverso gli scritti di Danilo Dolci, ce ne testimonia bene la presenza; esistevano tantissime situazioni di occupazioni di terre, cosa tra l’altro che già precedentemente aveva caratterizzato la storia d’Italia. Abbiamo scoperto che in città, forse, il primo “sciopero alla rovescia” cittadino sarebbe avvenuto proprio a Primavalle. Nel nostro quartiere veniva fatto uno sciopero alla rovescia che è di un’attualità incredibile: opere pubbliche attese che non venivano realizzate dalle Amministrazioni, venivano fatte dai disoccupati. Ad esempio: attendiamo l’allaccio alla fognatura, ve lo facciamo tra un mese. Passa un mese e nulla accade. Ve lo facciamo tra due mesi. Ancora niente. Passano tre mesi e nulla accade. Va bene. Noi disoccupati del quartiere andiamo e lo facciamo. Dopo di che si passa alla pratica, cioè si va sotto l’Istituzione che doveva fare il lavoro e si rivendica il pagamento del lavoro che è stato fatto.

In quegli anni era consuetudine sedare col sangue le proteste, soprattutto in periferia, erano vicini gli anni del governo Scelba, metà anni ’50. Già nel dicembre del 1947, però, un operaio sardo che viveva a Primavalle fu ucciso. Fu ucciso proprio qui, dove abbiamo fatto il murale grande dal nome “Mantieni i diritti” all’incirca su via Borromeo mentre veniva da uno “sciopero alla rovescia”che si stava tenendo a via Bonelli, questa dove siamo ora, dove stavano costruendo delle case popolari. 

“Mantieni i diritti” via Bonelli © MjZ

Il suo nome era Giuseppe Tanas ed è un personaggio che a Primavalle si stava dimenticando. Questa forma di protesta ha fondato la nostra comunità, ne sono stati fatti diversi: 1974 via della Borgata di Primavalle, una delle strade più importanti che mancavano all’epoca, di connessione con via della Pineta Sacchetti; dicembre 1947 in via Bonelli, quella di cui parlavamo prima; 5-6 maggio 1950, via San Melchiade Papa; 2 marzo 1951, piazza Capecelatro.

Murale in via Bonelli © MjZ

Questi sono soltanto alcuni, quelli di cui è stata trovata testimonianza nell’Archivio storico di “Primavalle in rete”  che ci ha aiutato in questa ricerca. Abbiamo usato i loro lavori ed abbiamo confrontato gli archivi storici della CGIL e di alcuni giornali del tempo, insieme alle testimonianze del quartiere.

Se questo è il riferimento della nostra storia, si assume anche una certa consapevolezza di una identità di comunità, che c’è qui a Primavalle, che non si può dimenticare e che va soltanto rispolverata. Allo stesso tempo questa è una storia che è stata rimossa, non soltanto dal nostro quartiere, ma a livello nazionale ed anche da chi prima quelle proteste le appoggiava, cioè la CGIL. Adesso il sindacato si è preso la responsabilità della memoria. Siamo molto contenti di questo. Visto il luogo in cui abbiamo deciso di creare questo progetto, qui ci sono tutti i servizi CGIL di Roma Nord, stiamo raccontando anche un discorso sui Diritti attraverso le opere di tanti amici artisti di strada romani.

L’opera che sta fuori invece, quella che ritrae Giuseppe Tanas, di cui si sta occupando il Collettivo FX, vede l’operaio come un gigante che si tiene in equilibrio con dei pesi, tiene in mano un bilanciere e su ogni bilancia c’è un’altra persona che tiene altri bilancieri. Quei pesi sono sia dei personaggi importanti per il nostro quartiere, sia chi è stato ed è un punto di riferimento per le realtà del quartiere. Troviamo, infatti, Annarella Bracci, che rappresenta il Diritto all’Infanzia, un tenore partigiano sindacalista, un primavallino morto alle Fosse Ardeatine, una signora di quasi 100 anni che abita qui e che sa tutto del quartiere. 32 sono i personaggi, 32 i ritratti, 32 i ricordi che sono dei pesi che ci aiutano a mantenere i Diritti ed a ricordare la nostra storia. Il Collettivo FX sta coordinando i lavori, lavori che stiamo curando noi di Invisibili – Ex Muracci Nostri, con il nostro grande Daniele Roncaccia e Franco Durelli. Cosa significa curare un progetto? Per noi significa stare per strada e metterci cuore, coraggio e un po’ di testa.

La logica, che contraddistingue da sempre i nostri progetti, è che chi vuole partecipa alla pittura; ha partecipato un signore che aveva dipinto anche a Tor di Nona, stanno lavorando Phobos, Tina Loiodice e speriamo in tanti altri amici. Le poesie le ho scritte io, che sono il Poeta del Nulla. L’idea è quella che chi vuole, viene e dipinge, non è importante il nome ma il progetto.

Siamo molto legati al quartiere e pensiamo che occorra raccontare delle storie di cui la strada ha bisogno, soprattutto a Roma, dove siamo pieni di streetart ma meno di contenuti. Noi vogliamo andare in posti difficili e raccontare storie difficili.”

Incontriamo lo streetart Phobos, che sta lavorando poco più in là.

Phobos al lavoro © MjZ

Phobos, parlaci del tuo lavoro all’interno dell’evento.

“Quella che sto rappresentando è la storia della morte di Giuditta Levato,  una contadina calabrese che nel secondo dopoguerra fu uccisa durante la lotta per l’assegnazione delle terre non coltivate alle cooperative di contadini. Lei costituì nel suo paese – Calabricata – una Cooperativa, che divenne poi una Lega di braccianti agricoli, che ottenne dallo Stato l’assegnazione di alcuni terreni non coltivati di proprietà del latifondista per cui lavoravano. Nei giorni in cui questi terreni furono assegnati legalmente, il proprietario terriero fece invadere i campi dai buoi per distruggere tutto quello che i braccianti avevano seminato, per cui ci fu un’opposizione dei braccianti contro il latifondista e durante questo scontro, inizialmente verbale fra le due parti, partì un colpo di fucile che ferì Giuditta Levato, che morì pochi giorni dopo all’ospedale di Catanzaro. Da allora Giuditta è diventata il simbolo della lotta per il riscatto delle terre e dei contadini.

Le frasi che sto scrivendo, di cui ho fatto una sintesi, sono tratte dalle ultime parole che Giuditta Levato pronunciò in punto di morte e che furono raccolte da Pasquale Poerio, Senatore del Partito Comunista.

“Compagno, dillo a tutti i capi ed agli altri che io sono morta per loro, che io sono morta per tutti. Ai miei figli dirai che io sono partita per un lungo viaggio, ma ritornerò certamente. A mio padre, a mia madre, ai miei fratelli ed alle mie sorelle dirai che non voglio che mi piangano, voglio che combattano per vendicarmi. A mio marito dirai che l’ho amato e muoio perché volevo un libero cittadino e non uno umiliato ed offeso (…)” 

Parte del murale di Phobos © MjZ

L’autore del delitto fu assolto per insufficienza di prove.

Parte del murale di Phobos © MjZ

Questa parte di murale, a sinistra, rappresenta l’uccisione di Giuditta. Non volevo realizzare un’immagine di lettura troppo immediata, per cui sono partito dall’episodio dei buoi che furono mandati a distruggere ciò che i contadini avevano seminato: i buoi sono diventati un toro, allegoria della brutalità e dell’oppressione contro il popolo, che uccide un cavallo.

Incontriamo anche la streetartist Tina Loiodice a cui rivolgiamo la stessa domanda.

Tina al lavoro © MjZ

“Questo murale ritrarrà un anziano. Stiamo parlando di diritti e ho ritenuto che fosse bello trattare il tema degli anziani. Io dipingerò questo anziano che fa delle bolle di sapone, come un bambino, perché l’anima è sempre quella. In ogni bolla di sapone ci sarà scritto un diritto, il diritto alla vita, alla salute, ad un’esistenza serena. La bolla, che è sempre una cosa molto delicata, porta questi messaggi e si spera che qualcuno li possa raccogliere.

Murale di Tina Loiodice © MjZ

C’è anche Francesca, della Cooperativa Agricola COBRAGOR 

Francesca al lavoro © MjZ

Francesca, parlaci della Cooperativa a cui appartieni ed il messaggio che state ritraendo attraverso questo murale.

La nostra Cooperativa è nata nel 1977 con uno “Sciopero alla rovescia” e quindi con un’occupazione di terre abbandonate da parte di molti disoccupati che non lavoravano, per questo noi ci chiamiamo COBRAGOR che è l’acronimo di Cooperativa Braccianti Agricoli Organizzati. Stiamo nel Parco agricolo di Casal del Marmo e dentro la Riserva Naturale dell’Insugherata. Terreni che erano abbandonati da 30 anni ed erano stati definiti edificabili. Noi li abbiamo occupati e li abbiamo messi a coltura pur avendo avuto numerose vicissitudini, chiaramente, perché erano terreni edificabili ed appetibili.

In questo murale di Paolo Ramondo, presidente della Cooperativa, che io sto colorando, è rappresentato un palazzo che viene scalzato dagli alberi e dalle piante, viene buttato giù e comincia la parte agricola con i due lavoratori. È un modo per dire “basta cementificazione” e andiamo avanti con l’agricoltura.

Murale di Paolo Ramondo © MjZ

Ritengo che progetti come questi siano importanti non solo per il quartiere dove vengono realizzati, ma anche per risvegliare una presa di coscienza sociale e culturale che ha sempre contraddistinto il nostro paese.

Non è un caso, a mio avviso, che la memoria sia un’esigenza sempre più significativa e fondamentale per poter guardare al futuro di tutti noi, e non è un caso che a questa iniziativa abbiano partecipato, con il loro sostegno ed il loro appoggio, la Cgil di Roma e Lazio, l’Ater, che ha autorizzato l’intervento, e tutte le Associazioni ed i Comitati di quartiere.

Insieme, per un futuro migliore. Partecipate, partecipiamo.

PRIMO MAGGIO a Primavalle#LaCittàDeiDiritti
Link dell’evento

Con l’adesione di
Coordinamento Comitati e a Associazioni Municipio XIV
Vengo da Primavalle
Associazione Cotogni
Primavalle in rete
Mercato di Primavalle I
Be Filmaker in Palestina
Casa del Popolo Giuseppe Tanas
Energia
Pineto United
Interazioni Urbane
…(in aggiornamento)


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