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©Anna Farina

In quei giorni di agosto facevo solo il conto alla rovescia per andare in ferie. Sembrava che nulla contasse più di quel distacco fisiologico dal lavoro che chi può permettersi aspetta come il capodanno del proprio tempo libero. Eppure iniziava a sentirsi tanto parlare di Riace, del suo Sindaco (Domenico Lucano), dello sciopero della fame che stavano portando avanti a staffetta.
Perché? Ah si, Riace, lo Sprar, l’accoglienza possibile. Ma perché stavano protestando? La domanda trovò una rapida risposta: Lucano e il suo Paese si battevano contro il blocco dei finanziamenti al progetto Sprar. Che durava da due anni e sembrava bloccare tutto. Da lì, da quel paesino sperduto, arrivava una chiamata e la necessità di saperne di più.

Da quel momento in poi io e il mio compagno poco abbiamo dovuto pensare, rivedendo il programma di ferie con una sosta a Riace. Dovevamo andare lì di persona, dovevamo toccare con mano e vedere con occhi, cuore e pancia cosa stava succedendo. Un’esigenza inderogabile.
Il viaggio è stato lungo. Quel lembo di Calabria appare subito abbandonato a se stesso. La potenza del paesaggio si alterna ad ecomostri prepotenti che deturpano i dintorni, e di cui tanto abbiamo sentito parlare. Dormivamo a 15 minuti di macchina dal paese.

Immagini ©Anna Farina

Il primo contatto con Riace è stato di sera, e sembrava stessimo andando ad un appuntamento importante che ci faceva vibrare il cuore. Parcheggiata la macchina ci siamo inoltrati alla scoperta del paesino e ne siamo rimasti incantati. Così normale era il mescolarsi dei murales e di mille colori, compresi quelli della pelle. Ragazzi giocavano a calcio nel campetto sottostante la piazza, bambini si rincorrevano nell’anfiteatro della piazza centrale.

Immagini  ©Anna Farina

Speravamo di incontrare il Sindaco, ma non pensavamo sarebbe stato così facile. Dopo aver percorso le stradine del paese siamo giunti in uno slargo, come un cortile. Ci si accede da una porta in cima alla quale c’è scritto Villaggio Globale. Abbiamo riconosciuto Domenico Lucano seduto sulle scale, circondato da bambini dai lineamenti esotici. Capannelli di altre persone erano tutti attorno. Italiani e stranieri senza nessuna distinzione. Ci siamo avvicinati in una punta di piedi. Volevamo solo stringergli la mano, dirgli che eravamo arrivati fin da Roma solo per portar loro la nostra solidarietà. Ma Lucano quella sera era rabbuiato. Credo sia stata la sua prima dimostrazione di umanità ai miei occhi. Non gli andava di chiacchierare con i passanti ma non negava sorrisi ai bambini, che conosceva tutti per nome.
Ci disse poche parole, era stanco, provato dal digiuno che durava ormai da quasi 20 giorni. Era un giovedì. Ci disse soltanto che se qualcosa non si fosse sbloccato il lunedì avrebbe chiuso tutto, trasferito i migranti. Bisogna tutelare i bambini ci diceva. Non gli abbiamo creduto. Ci era sembrato lo sfogo, a buon diritto, di un uomo che stava spendendo la vita per il suo progetto e che si ritrovava solo, o così poteva sembrare, e sfiduciato.

©Anna Farina

 

Il mattino dopo siamo ritornati di buon’ora. Questa volta nella piazza del Villaggio Globale c’erano davvero tante persone e Il Sindaco sempre lì sulle scale della casa sociale. Ci accolse con un sorriso. Eravamo in tanti (dal nord, dalla Francia, da Roma, da paesi vicini). Tutti arrivati lì con lo stesso scopo: portare solidarietà. Si sa in queste situazioni un po’ impacciate nessuno riesce bene a parlare ma in poco tempo, scambiando qualche battuta, realizzammo di avere tutti la stessa sensazione che portare solo la nostra solidarietà non poteva bastare.
I nostri valori erano stati chiamati in causa e tutti volevamo difendere Riace e il suo sindaco da un’istituzione cieca e violenta che provava e negare quel modello di accoglienza, come se non fosse mai esistito. Maria, Rina e tanti altri, da anni sostenitori di Riace, ci raccontarono tutta la storia dal principio.
Dallo sbarco della prima nave nel 1998, con persone di diverse nazionalità provenienti dal Kurdistan, agli anni dell’attuazione del progetto solo su base volontaria. Della creazione dei laboratori e delle botteghe, del recupero di vecchi mestieri, della festa di qualche giorno prima a cui avevano partecipato in tanti, da De Magistris, sindaco di Napoli, ad Ada Colau, sindaca di Barcellona. Del ripopolamento del paese, del principio di libertà di movimento su cui si basava il loro progetto.

©Anna Farina 

A turno arrivava qualche paesano del sindaco a dare supporto. Sembrava di non essere più in Calabria, perlopiù in uno di quei paesini dimenticati, dove ndrangheta e collusioni dello stato hanno fatto le loro ricchezze.
Un uomo grazie al suo “essere normale”, come lui si definisce, aveva creato qualcosa che nessun altro era riuscito a fare. Aveva risposto “all’invasione” senza averne paura ma mosso solo da un sincero e profondo spirito di rispetto dei diritti umani. Io non credo che lui all’inizio avesse già in mente quello che poi è diventato: un esempio di accoglienza per il mondo. (Nel 2016 è stato inserito dalla rivista americana Fortune tra i 50 uomini più influenti del mondo).

Ed è stato lì grazie a Lucano, ai suoi compagni, ai tanti passanti che come noi in un giorno caldo di agosto, invece di andare al mare, si erano riuniti intorno a lui, che abbiamo realizzato che eravamo tanti. Eravamo tanti a detestare le politiche di accoglienza portate avanti senza umanità, soprattutto negli ultimi anni, dal ministro Minniti prima e Salvini poi.
È li che abbiamo pensato di iniziare a contarci. Di rendere chiaro alla luce del sole il potenziale che avevamo. In Italia sono moltissime le realtà, soprattutto piccole, che si occupano di migranti e diritti umani. Tutte impegnate ogni giorno in crociate di inclusione contro un sistema che vorrebbe creare solo odio e razzismo. Costrette a riempire quei buchi istituzionali diventati delle voragini pericolosissime.

Al ritorno dalle vacanze parlando insieme ad altri amici, vicini alla causa, abbiamo deciso di provare a realizzarla quest’idea di raccogliere tutte le realtà indipendenti, le reti che negli anni si sono formate. Di creare una specie di censimento solidale. Una rete partigiana di altri tempi mi piace chiamarla. Il lavoro è appena iniziato (per maggiori info scrivere a facciamoreteora@gmail.com).

In questi giorni tantissime sono le manifestazioni a sostegno del Sindaco e di Riace, soprattutto dopo il suo arresto dello scorso 2 ottobre. L’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento non corretto del servizio di raccolta dei rifiuti (ad oggi il sindaco non è più agli arresti domiciliari, ma è in esilio da Riace, con una disposizione di divieto di dimora).
Cercavamo un manifesto per far capire a tutti il nostro intento. Ossia non quello di creare per l’ennesima volta un’altra rete a se stante ma di metterci tutti insieme per la lotta dei diritti umani e Lucano il 6 ottobre, dagli arresti domiciliari, ci ha regalato le parole che cercavamo, con il suo discorso che si concludeva così:
“Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali. Di poter essere disubbidienti ogni qual volta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza. Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie. Di essere così ostinati da continuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne. Di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci”. Ci dobbiamo augurare di mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere. Hasta siempre”.

Abbiamo deciso di ripartire da qui. Da Lucano, da Riace e dal suo modello di accoglienza.
Perché un’accoglienza diversa è possibile.


Diritti al Cuore Onlus

Diritti al cuore è una Onlus indipendente e autofinanziata, a carattere apartìtico e laica. Nasce nel 2005 come progetto sanitario e nel 2009 è stata legalizzata come associazione non a scopo di lucro.

L’Associazione lavora per l’affermazione dei Diritti Umani, organizzando e promuovendo una serie di attività in Italia e in Senegal, attraverso una rete solidale di volontari. I progetti sono volti a migliorare le condizioni igienico sanitarie, sociali ed economiche nei paesi in via di sviluppo e in Italia sono volti soprattutto alla formazione e informazione su tematiche quali la nonviolenza, la non discriminazione, i diritti umani, le migrazioni, la libera informazione e la cooperazione. L’Associazione è formata da persone di diverse culture, religioni, lingue e credenze che si organizzano per dare impulso ad un grande cambiamento, attivando e sostenendo progetti volti a migliorare le condizioni igienico sanitarie, sociali ed economiche nei paesi in via di sviluppo, lavorando ogni giorno per l’affermazione dei Diritti Umani e creando una rete solidale di volontari per poter organizzare e promuovere attività in Italia e in Senegal. Auto-organizzazione e Reciprocitàsono alla base di ogni nostro progetto. L’Auto-organizzazione prevede che ogni progetto coinvolga la popolazione del luogo e che sia la comunità stessa ad organizzarsi per rispondere alle esigenze sentite da tutti, facendosi carico di ogni aspetto dell’iniziativa, pur essendo appoggiata dall’Italia con fondi e materiali. Per Reciprocità si intende invece che chi riceve aiuto si impegna a sua volta a darlo ad altri, in svariate forme, evitando l’assistenzialismo, per consentire alle popolazioni e alle comunità locali un’effettiva crescita, sviluppo ed indipendenza. L’obiettivo principale dell’Associazione è la creazione di una rete permanente di volontari che ha come scopo il miglioramento delle condizioni di vita, della sanità e della educazione nelle comunità in cui agisce. Questa rete parte da un volontario in Italia e finisce nei villaggi più lontani dei Paesi in cui operiamo. È permanente e in crescita perché ciò che un individuo riceve, lo dona ad 9altri in uno scambio reciproco. Tra i progetti che l’Associazione promuove in Senegal vi sono: il sostegno a distanza dei bambini di Camberene (Dakar) e il progetto Fatou studia, sostegno scolastico a studentesse di medicina ed infermieristica. In Italia portiamo avanti il progetto Salute migrante, per garantire assistenza sanitaria a persone disagiate a Roma, inclusi i migranti transitanti e stanziali che si ritrovano senza assistenza. Inoltre organizziamo seminari e conferenze sui temi dei diritti umani, cooperazione internazionale e libera informazione, corsi di preparazione al volontariato, campagne di sensibilizzazione, eventi culturali e di raccolta fondi.

Per Diatomea.net scrive nella sezione Speciale DOSSIER.


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