image_pdfimage_print

“Abbiamo smesso di credere nel sogno di una società dove c’è uguaglianza”.
Mimmo Lucano

marzo 2019.

Conosco molto bene Riace e la porzione di territorio che si estende tra Siderno e Soverato, sulla costa ionica della Calabria, ma non ho mai conosciuto Mimmo Lucano, anche se sono anni che ne sento parlare dalle persone locali che, sempre con un sorriso sulle labbra, lo chiamano il Sindaco dell’accoglienza.

D’estate frequento le sue spiagge, le stesse in cui sono state ritrovate negli anni ‘70 due tra le statue bronzee più famose al mondo, i cosiddetti bronzi di Riace, e la prima cosa che noto è che un murale fatto almeno tre o quattro anni fa, che era sul fianco di un caseggiato vicino alla fermata della stazione regionale, non c’è più, è stato cancellato da pochi mesi. Certo Salvini vedendolo non ne sarebbe rimasto contento ma nonostante abbia dichiarato che a Riace non ci avrebbe mai “messo piede” finché Mimmo Lucano sarebbe stato Sindaco, ed allo stato di fatto ancora lo è ancora dal 2004, probabilmente qualcuno ha ritenuto più consono cancellarlo.

Foto scattata nel 2017 © Raffaella Matocci

Decido di andare al Villaggio Globale, nel borgo antico della cittadina e mi inoltro da Riace marina, salendo per diversi chilometri ed attraversando un paesaggio molto diverso dal resto del paese. Mi vengono in mente le parole di un ragazzo del Kurdistan che ha detto che le colline di Riace gli ricordavano il suo paese e non stento a comprendere il motivo. Il paesaggio è splendido, ci sono i resti di quella che era una piccolissima chiesa ed il suo relativo insediamento abitativo, delle cave naturali di argilla e bellissime distese di campi di ulivi; a tratti si vede anche il mare.

Finalmente arrivo, è pomeriggio inoltrato e quello che vedo per primo è il cartello di entrata al paese e la sede del Comune di Riace, posta in alto. Il messaggio che mi arriva è diretto, murales e cartelli parlano di informazione corretta, di integrazione, di comunità che dialogano.

Sede del Comune di Riace, marzo 2019 © Raffaella Matocci
A sinistra “I viaggiatori”, a destra “Le porte di Riace” (Porta Asia, Porta Europa, Porta Africa) Realizzato da africani, italiani, siriani, e pakistani abitanti di Riace, marzo 2019 © Raffaella Matocci

Una volta arrivata, una grande emozione mi assale, non so spiegare bene perché, in fondo non è la prima volta che visito una realtà di questo tipo, ma è incontrollabile e, in verità, non cerco neanche di soffocarla. Quello che credo sia accaduto è che ho la consapevolezza che dietro a tutto ciò ci sia tanto lavoro,  dedizione, speranza, coraggio,  volontà,  lotta per un’idea. Tutti principi che mi appartengono ed in cui mi riconosco.

Sembra di essere tornati negli anni ’80, quando Riace contava poche centinaia di abitanti la cui età media era alta e tutto lasciava presagire che se non fosse cambiato qualcosa il paese sarebbe stato del tutto abbandonato. 300 curdi sbarcati nel 1988 cambiano le sorti di Riace, quando l’allora Sindaco fonda l’Associazione Città Futura ed avvia una politica di integrazione dei migranti all’interno della comunità locale, utilizzando spazi abbandonati, iniziando corsi di apprendimento della lingua italiana ed offrendo loro un lavoro.  Mimmo Lucano è eletto Sindaco nel 2004 e continua senza sosta a mettere in pratica la politica di integrazione dei suoi predecessori; nel 2006 Riace beneficia dei finanziamenti delle Regione Calabria e, con quei soldi, il Comune avvia un programma di rinnovo urbano attraverso la ristrutturazione di abitazioni ed esercizi commerciali abbandonati, che sono offerti ai migrati, la creazione di nuovi spazi verdi ed il tanto contestato sistema di riciclaggio dei rifiuti che, in quegli anni, era tutt’altro che diffuso in quelle aree.  Nel 2017, dopo 13 anni di mandato,  a Riace risiedevano circa 3.000 persone ed il sogno di una comunità  tenuta viva da un’economia circolare era diventato realtà: Baharam, giunto in Italia nel 1998 dal Kurdistan, oggi cittadino italiano, lavorava come falegname; Issa, di nazionalità afghana, produceva ceramiche e contribuiva a sostenere la sua famiglia nel suo paese d’origine; Daniel, del Ghana, lavorava in una cooperativa che si occupava del riciclo dei rifiuti; Aregu, rifugiata politica dell’Eritrea, lavorava il vetro e, dopo quattro anni di separazione, era riuscita a ricongiungersi con suo figlio in Italia; Biase, abitante di Riace, si occupava della raccolta differenziata dei rifiuti di casa in casa; Maria Grazia insegnava nell’unica scuola del paese, che avrebbe chiuso senza l’arrivo dei bimbi stranieri; una parente di Cosma, anche loro nativi del paese, lavorava presso la Taverna Donna Rosa come cuoca.

Il Villaggio Globale, marzo 2019 © Raffaella Matocci

Ora è tutto tornato come prima. Un paese immobile in cui lo spopolamento graduale e la forte depressione economica hanno ripreso piede inesorabilmente.

Entro dentro e da questo momento in poi voglio che siano le persone che ho incontrato a parlare perché ritengo che nessuno più di loro possa raccontare meglio quello di cui in questi mesi  si è tanto parlato e, concedetemi, straparlato.

Non solo il laboratorio per la lavorazione del vetro ma anche tutte le altre botteghe sono chiuse e se ne sono andati via tutti” – mi racconta Amir in inglese – “È da quando Mimmo Lucano è agli arresti domiciliari che le botteghe sono tutte chiuse, da quando non è più potuto venire qui. Io ho chiesto di rimanere lo stesso, con la mia famiglia e con altre 12, per tutto il 2019, per far in modo di poter  riaprire i laboratori, ma siamo arrivati a marzo ed io non so ancora che cosa devo fare e non so che cosa ne sarà di tutte le botteghe che sono qui”. Amir viene dal Kashmir, una regione situata a nord del subcontinente indiano fra India e Pakistan, e quando parlo con lei i suoi figli ci giocano intorno, sembrano contenti, nonostante le parole della madre siano piene di preoccupazione: “Adesso la situazione è molto difficile, abbiamo tanti problemi perché non riusciamo più a lavorare” .

“Da quanti anni sei qui?” – le chiedo – “ Io e la mia famiglia siamo qui da quattro anni ma ad oggi i miei progetti sono finiti. Sono due anni che non percepiamo soldi perché ci sono stati bloccati e tutto quello che ci hanno dato sono stati dei piccoli aiuti ma solo ogni tanto. Noi stiamo aspettando questi soldi, se i soldi arrivano noi possiamo ripartire con le attività ma senza soldi è impossibile andare avanti, è troppo difficoltoso. Senza denaro non possiamo pagare le medicine e tutti gli altri bisogni che abbiamo. Da due anni, qualche volta, vengono delle persone da Catanzaro per portarci delle medicine per i nostri bambini e lo fanno gratuitamente perché sanno che non possiamo pagarle”. 

Amir si allontana seguendo i figli in un vicolo e solo dopo un bel po’ incontro un signore che sale dalla piazzetta principale del Villaggio Globale.

Questo borgo era quasi morto, la mancanza di lavoro ha fatto sì che negli anni se ne siano andati via quasi tutti i nostri figli, compresi i miei. Due case su tre sono vuote a Riace e non è rimasto più quasi nessuno se non persone grandi della mia età.”
A parlare è Cosma, un signore del posto, un uomo nato e cresciuto a Riace.
Dei mie tre figli, due si sono trasferiti in Svizzera ed uno solo è rimasto in Calabria, ma non vive qui. Quello che mi dispiace tantissimo è che la nostra casa, una volta che noi non ci saremo più, rimarrà vuota. Quando io ero bambino, all’età di 15 anni circa, questo borgo era tutto abitato, c’erano intere generazioni, dai nonni ai nipoti, ma ad un certo punto si è cominciato a spopolare a causa della grave mancanza di lavoro”.

Vede questa taverna? Questa era la Taverna Donna Rosa dove una mia parente ha lavorato per diversi anni in cucina ed era organizzata ed amministrata dal Sindaco Mimmo Lucano, anche se ci tengo a dire che non era di sua proprietà.  Qui era pieno di botteghe artigianali ma dopo che il Sindaco è stato mandato via, in pochi mesi sono state tutte chiuse. Dicono che forse c’è la speranza che tornino ad aprire, ma è solo la speranza quella che abbiamo perché di certezze non ne abbiamo”.

“Mi tolga una curiosità signor Cosma, come era convivere con queste persone di culture diverse? Le hanno mai dato fastidio, si è mai sentito in pericolo o defraudato del suo territorio o del lavoro?” – gli chiedo.

No, no. Mai. Erano tutte brave persone, abbiamo convissuto per anni insieme senza alcun problema, ma la cosa più importante, poi, è che entravano finalmente dei soldi sia al Comune sia a noi cittadini di Riace perché con queste persone lavoravano anche tanti paesani, tutti insieme. Poi è successo questo fatto e tutto si è fermato. Chi dice che hanno rubato, chi dice che hanno fatto cose fuori dalla legge, ma non è vero. Conosco Mimmo Lucano da sempre, da quando era bambino, conosco suo padre e la sua è una famiglia estremamente onesta, per questo io dico che lui di sicuro non si è appropriato nemmeno di un centesimo.”

Ora che hanno risolto facendo tutto questo? Le case sono tutte vuote tranne alcune abitate dalle pochissime famiglie che non sono ancora state mandate via. Noi tutti abbiamo ancora la speranza di poter fare qualcosa. A maggio ci sono le elezioni comunali ed io penso che Mimmo Lucano non si rimetterà in lista, ma se riescono a vincere le persone che hanno lavorato in questi anni con lui, speriamo che  questa realtà possa continuare ad andare avanti. Finché non ci saranno le elezioni, vedrà che rimarrà tutto fermo così come è adesso. Adesso il posto di Mimmo Lucano è stato preso dal Vice Sindaco e per fortuna il Comune non è stato commissariato perché lui non si è mai dimesso ed ha fatto bene perché deve continuare a lottare. In tanti altri paesi sono andati i commissari quando sono caduti i Sindaci, ma qui a Riace non c’è e penso che non ci sarà mai perché mancano solo tre mesi alle elezioni. Lui non può venire nel Comune di Riace, dicono che stia a Caulonia adesso, ma io non perdo la speranza, vedrà che non uscirà nulla in capo a Mimmo, ne sono sicuro. La vita è così, bisogna lottare tutti e farlo tutti insieme”.



Foto del Villaggio Globale, marzo 2019 © Raffaella Matocci

Provvidenziali le parole del signor Cosma a pochi giorni di distanza dalla notizia che “Non risultano frodi negli appalti assegnati da Mimmo Lucano” (fonte Il Sole 24Ore, 02/04/2019)

Solo il 20 gennaio 2019 si leggeva che era stato confermato il divieto di dimora a Riace, dopo che il gip di Locri aveva respinto l’istanza con cui i difensori del sindaco del paese dell’accoglienza avevano chiesto di sospendere il provvedimento che lo obbligava a stare lontano dal borgo. (fonte SkyTg24, 20/01/2019)

Ma a distanza di due mesi  questo divieto di dimora è stato annullato con rinvio al Tribunale perché la Cassazione si è espressa in maniera negativa nei riguardi delle accuse a suo carico “Non risultano frodi negli appalti concessi da Mimmo Lucano, non favorì matrimoni di comodo tenuto conto del fatto che i presunti matrimoni di comodo tra immigrati e concittadini poggiano su incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare . Mancano gli indizi di comportamento fraudolento per l’assegnazione di alcuni servizi, come la raccolta dei rifiuti, a due cooperative di Riace. Le delibere e gli atti di affidamento, infatti, sono stati adottati con collegialità e con prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato.” (fonte Politica & Attualità, 02/04/2019; trascrizione delle motivazioni depositate in data, in relazione all’udienza che il 26/02/2019 si è conclusa a Locri)

Il Viminale di Matteo Salvini ci tiene a dichiarare pubblicamente, tramite i propri legali, che contro Lucano e il suo modello di accoglienza e integrazione, divenuto, ad oggi, un riferimento in Italia e nel mondo, ha intenzione di costituirsi parte civile e dunque di chiedere anche un risarcimento. (fonte la Repubblica 01/04/2019)

Mimmo Lucano in  una delle interviste a #propagandalive del 07/12/2018 ha dichiarato:

“Se tu senti dentro l’ingiustizia che vive una persona, una qualsiasi persona che sta in qualunque parte del mondo, e la senti sulla tua pelle, te la porti dentro come qualcosa più forte di te, che non puoi reprimere, ecco, io credo che questa sia una condizione necessaria e fondamentale per  tutti noi, perché spesso le ingiustizie le subiscono le persone più deboli, le persone marginali, le persone invisibili. E poi c’è un’altra cosa importante che abbiamo messo da parte che è questa dimensione che ti dà entusiasmo, che ti permette di credere che un sogno è possibile,  che è possibile una società dove c’è uguaglianza , un’uguaglianza in tutti i sensi: economica, sociale, dei rapporti tra le persone”.

Non mi resta che dire che noi, come te, Mimmo Lucano non abbiamo smesso di credere nel sogno di una società dove c’è uguaglianza”.


Foto del Villaggio Globale, marzo 2019 © Raffaella Matocci

Tutte le immagini contenute in questo articolo sono soggette a copyright
© Raffaella Matocci