Billy Strayhorn. La libertà di amare

Nato il 29 novembre 1915, Billy Strayhorn viene considerato, a buon titolo, un genio del jazz e della popular music del XX secolo. Brani come Take The ‘A’ TrainChelsea Bridge o Lush Life sono diventati patrimonio di ogni buon musicista o cantante jazz che si rispetti.

Svolse però la sua attività quasi sempre da dietro le quinte, senza che il suo nome fosse di pubblico dominio e spesso all’ombra dell’ingombrante amico, mentore e protettore Duke Ellington.
Il suo innato talento e il raffinato gusto lo contraddistinsero durante tutta la vita e gli valsero l’affetto e l’ammirazione dei musicisti di tutto l’ambiente del jazz; cosa non scontata, non solo perché non fu mai una personalità di spicco e al centro della scena musicale, ma perché fu uno dei casi più unici che rari, nella storia del jazz, di un musicista dichiaratamente omosessuale (ambiente, ricordiamolo, piuttosto omofobo, soprattutto nella comunità nera).
Cresciuto in una famiglia con un padre violento che segnò profondamente la sua vita, intraprese gli studi musicali con buoni risultati. Ancora adolescente scrisse Lush Life, una canzone con delle armonie molto sofisticate e un testo raffinato destinata ad essere considerata, molti anni dopo, come una delle canzoni più belle di sempre.

Billy Strayhorn accompagna al pianoforte Kay Davis durante un concerto di Duke Ellington alla Carnegie Hall nel 1948

Quando Ellington lo conobbe nel dicembre 1938, riconobbe subito il talento di quel giovane musicista di Pittsburgh e lo prese sotto la sua ala protettrice. Lo ospitò a casa sua, chiedendo alla sorella Ruth e al figlio Mercer di prendersene cura mentre se ne andava per una delle sue lunghe tournée con la sua orchestra. Fu così che in qualche modo gli Ellington adottarono il giovane musicista.

Incaricato dal Duca inizialmente come paroliere dei suoi brani, si fece ben presto notare come arrangiatore e compositore originale. Parte del grande successo di Duke Ellington dai primissimi anni ’40 fino ai ’60 è senza dubbio da attribuire all’enorme contributo di Strayhorn.

Ellington riconobbe sempre l’importanza del suo fidato amico e adottò il suo brano d’esordio scritto per l’orchestra, Take The ‘A’ Train, come sigla d’apertura dei suoi concerti. Di lui scrisse: “Billy Strayhorn era il mio braccio destro, quello sinistro, gli occhi che avevo dietro la testa; le mie onde cerebrali viaggiavano nel suo cervello, e le sue nel mio”.

Billy Strayhorn in una rara apparizione in pubblico con la sua Take The ‘A’ Train

Sebbene recenti ricerche abbiano dimostrato che i due musicisti componessero in realtà separatamente ed avessero tratti stilistici differenti, Ellington e Strayhorn si divertivano a confondere il pubblico su chi avesse composto cosa.
Oltre ad essere un raffinato compositore ed un buon pianista, Billy Strayhorn era anche unballerino di tip-tap e fu co-fondatore dei Copasetics, un gruppo di ballerini devoto alla divulgazione e all’organizzazione di eventi di tap dancePrestò il suo attivismo anche nell’ambito delle lotte per i diritti civili dei neri. In particolare, come il suo amico Ellington, era molto in sintonia con le idee di Martin Luther King, del quale nutriva profonda stima. 
Lo troviamo così ad arrangiare e dirigere uno dei brani con il testo più sfacciatamente agguerrito che Ellington abbia mai scritto, all’interno dello spettacolo My People. Dedicato al reverendo King e ai tragici fatti di cronaca di Birmingham, in Alabama, e parafrasando il celeberrimo spiritual Joshua Fit The Battle of Jericho, il brano King Fit The Battle of Alabam è un grido di rabbia contro la repressione violenta della polizia nei confronti dei manifestanti.

“King Fit The Battle of Alabam” da “My People”

Billy Strayhorn ebbe due grandi amori, il primo dei quali fu il pianista Aaron Bridgers, con cui rimase insieme finché quest’ultimo si traferì a Parigi. L’altro fu il compagno Bill Grove, che gli rimase vicino negli ultimi anni. Ebbe però un altro rapporto davvero speciale: quello con la cantante e attrice Lena Horne. La promosse, la incoraggiò e la aiutò nella sua carriera di cantante e donna di spettacolo. Lei ne era follemente innamorata ed era molto gelosa del suo intimo amico. Gli chiese addirittura di sposarla, nonostante sapesse che l’amore non era corrisposto (per lo meno un certo tipo di amore). Successe poi che Lena Horne si sposò sul serio, con un altro uomo. Non solo si consultò prima con Billy, ma impose al futuro marito di far vivere Billy con loro, nella stessa dimora. Fu così che Billy Strayhorn venne adottato una seconda volta, ma questa volta dalla sua protetta e intima amica.

Il 26 dicembre del 1965 ebbe luogo un grande evento nella Fifth Avenue Presbyterian Church di New York. Duke Ellington eseguì il suo Concert of Sacred Music. Tra un brano e l’altro Ellington lasciò spazio a Strayhorn, il quale si sedette al pianoforte per accompagnare Lena Horne in una sua nuova canzone, il cui testo fu scritto per l’occasione dal Reverendo C. Julian Bartlett.

Quella fu l’ultima esibizione in pubblico di Strayhorn.

A Christmas Surprise, da “A Concert of Sacred Music”

Strayhorn continuò a collaborare, seppur con meno frequenza, con Ellington, ma quella fu la sua ultima apparizione in pubblico. Di lì a breve, la vita di Strayhorn fu tutta in salita: gli ultimi anni la malinconia prese il sopravvento e l’alcool divenne il suo rifugio. Morì neanche due anni dopo, il 31 maggio 1967, per un cancro all’esofago.

Pochi mesi dopo, Duke Ellington volle dedicare al fraterno amico un album interamente di sue composizioni, “…And His Mother Called Him Bill”. Finita la seduta di registrazione, i musicisti dell’orchestra stavano mettendo a posto i loro strumenti quando Ellington si sedette al pianoforte e iniziò a suonare Lotus Blossom. Fortunatamente i microfoni erano rimasti accesi e la commossa esecuzione fu talmente intensa che la RCA decise di inserire nell’album proprio quella esecuzione fuori programma.

Nel bel mezzo del suo Secondo Concerto Sacro del 1968, Duke Ellington volle ricordare le Quattro Libertà con cui visse Strayhorn durante la sua vita:

Libertà dall’odio, incondizionatamente
Libertà dall’autocommiserazione
Libertà dalla paura di poter fare qualcosa che aiuterebbe qualcun altro più che lui stesso
Libertà da quel genere di orgoglio che fa pensare a un uomo di essere migliore del suo fratello o del suo prossimo


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