COMPLESSO RELIGIOSO O SALOTTO BUONO? Il Tempio della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni a Roma.

Ingresso al Tempio. Immagine tratta da www.media-mormoni.it

L’occasione fornita da ALOA (Associazione Ludica dell’Ordine degli Architetti di Roma) il 19 gennaio scorso di visitare il complesso della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni edificato dalla Comunità Mormone a Roma, prima della dedicazione del Tempio agli scopi religiosi con conseguente sua chiusura al pubblico non praticante ma con accesso consentito a tutti negli spazi e servizi esterni, mi ha fatto tornare alla memoria la circostanza in cui sono entrata in contatto, anche se indirettamente, con il mondo di questa Comunità.

Mi riferisco al romanzo di Sir Arthur Conan Doyle, Uno studio in rosso (A study in scarlet), pubblicato nel 1887, in cui il celebre detective Sherlock Holmes, con la sua indiscutibile e quasi irritante abilità, riesce a districarsi nella risoluzione di un omicidio che aveva le sue radici nella lontana America, e, precisamente, nello stato dell’Utah, per poi avere un drammatico epilogo a Londra. Nonostante sia sempre stata un’appassionata di romanzi gialli devo dire di essere rimasta molto colpita dal clima di quel racconto forse perché l’omicidio aveva origine in un contesto un po’ oppressivo.

La possibilità di visitare il Tempio mi è sembrata una buona occasione per cercare di acquisire una conoscenza meno superficiale, attraverso un contatto diretto con la sua rappresentazione architettonica, di un clima culturale alquanto diverso da quello in cui sono cresciuta, approfittando di una manifestazione espressamente dedicata agli Architetti e, quindi, almeno nelle attese, volta a far conoscere le particolarità di quel mondo sotto questo profilo.

Il Tempio © Lucilla Brignola

L’ultimo complesso religioso, di notevole rilevanza, edificato a Roma era stato quello del Centro Culturale Islamico alla cui inaugurazione, nella giornata dedicata alle sole donne, avevo partecipato nel lontano giugno del 1995. Con questo nuovo imponente complesso Roma, sede per eccellenza della Chiesa Cattolica, aggiunge un altro esempio del profondo legame tra architettura e religione e, come accaduto per il complesso della Moschea, edificato con le risorse private della Comunità Islamica, anche questo è stato interamente finanziato dalla Comunità Mormone con grande profusione di mezzi come abbiamo potuto constatare.

L’intero complesso. Immagine tratta da www.media-mormoni.it

Appena entrati nell’Edificio polifunzionale facente parte dell’imponente struttura che si estende su una superficie di ben 6 ettari, siamo stati introdotti in una delle tante sale al piano terra, dotata di impianto televisivo, dove due serafiche ragazze, provenienti dallo Stato dell’Utah, si alternavano nelle spiegazioni di quello che avremmo visto con l’ausilio di un video molto curato che, peraltro, introduceva quasi esclusivamente alla loro cultura. Pura e semplice pubblicizzazione del loro credo. Uno spot pubblicitario. Dopo il video siamo stati presi in carico dalla nostra guida, un giovane e sorridente architetto, e abbiamo cominciato il tour nel Tempio vero e proprio, con divieto di fotografare e, ovviamente, guardati a vista. Ma sempre con il sorriso sulle labbra.

Edificio polifunzionale © Lucilla Brignola

All’entrata gentili, servizievoli e sorridenti signore ci hanno infilato ai piedi apposite soprascarpe di plastica per non sporcare, visto anche il tempo inclemente, pavimenti e tappeti, e siamo stati ammessi nell’edificio. Per chi, come me, non era mai entrata in un Tempio Mormone la sorpresa più grande è stata quella di non essere introdotti, dopo un ingresso che sembrava la reception di un albergo di lusso con espressi ed accentuati riferimenti decorativi che riproducono quelli della Piazza del Campidoglio di Roma, in un’unica sala grande di preghiera o di meditazione e di non vedere dall’interno la verticalità delle guglie, ma solo una serie di ambienti più o meno grandi, secondo la necessità, con profusione di decorazioni di vari stili e materiali che si sviluppano su tre livelli per una superficie di quasi 4.000 mq. Insomma un labirinto di stanze che mi è sembrato in evidente contrasto con l’imponente volumetria del Tempio, in granito sardo, visto dall’esterno.

Come ci ha spiegato la guida, dal 10 marzo in poi, quando l’edificio del Tempio verrà aperto ufficialmente al culto, l’ingresso al pubblico sarà vietato e consentito solo ai fedeli, i quali entreranno sempre con i loro migliori vestiti, per poi cambiarsi e indossare una veste bianca perché in questo luogo non ci devono essere distinzioni fra i gli aderenti alla Comunità.

Mentre ci introduceva alla nostra visita ci spiegava un po’ di tutto rispondendo alle nostre domande in modo affabile e sorridente come si fa con dei bambini che per loro natura sono pericolosi perché non si sa mai dove vanno a parare e schivando, non sempre in modo convincente, le domande che di volta in volta il gruppetto di noi ospiti poneva sollecitato anche dalle sue parole. Ci ha fatto notare che, man mano che salivamo verso i piani alti, i colori erano sempre più chiari come anche la luce sempre più abbagliante. Espresso ed ovvio riferimento al progressivo avvicinarsi alla Divinità. La luce artificiale è diffusa da enormi lampadari di Murano e di Swarovsky mentre quella naturale filtra da finestre, provenienti da laboratori americani, decorate con motivi floreali o vegetali. La giornata piovosa e grigia, secondo la guida, non era però favorevole ai riflessi delle vetrate sui muri che sarebbero stati invece, molto suggestivi in una giornata di sole. Tra le varie stanze la Sala Celeste, che certamente rappresenta la serenità dei cieli e luogo principe per la meditazione, è forse quella che abbonda di più delle altre in ornamenti, luci e decorazioni mentre quella che mi è sembrata avere un’imponenza maggiore delle altre è il Battistero. Un’enorme vasca sorretta da 12 buoi in vetroresina che simboleggiano le 12 tribù di Israele e nel quale è officiato il battesimo oltre che dei vivi anche degli antenati deceduti alla quale, la Comunità, da quello che si è capito, sembra tenere moltissimo. Provo una strana sensazione. Interpretare la volontà dei defunti?

Sala Celeste e Battistero. Immagini tratte da www.media-mormoni.it

Il tour prosegue. In tutti gli spazi interni si è cercato di rendere omaggio al Genius Loci con utilizzo massiccio e alquanto ridondante e quasi ossessivo di materiali e stilemi come il travertino romano, le forme concave e convesse prese in prestito da Bernini e Borromini e la ripetuta riproduzione del disegno della piazza del Campidoglio di Michelangelo su soffitti, pavimenti, tappeti e ovunque si presentasse la pur minima occasione di decorare. Tentativo apprezzabile ma superficiale.

La progettazione di tutto il complesso è stata curata dallo studio VCBO Architects nella persona dell’architetto Valentinier, mormone, come ha tenuto a sottolineare la nostra Guida sollecitato da una mia domanda. La provenienza del progettista dalle fila della Comunità facilita molto la realizzazione dell’opera, ma, ha aggiunto immediatamente che questa non è una regola…salvandosi in corner da una raffica di domande con le quali lo avrei sommerso! Ma un’altra ho dovuta fargliela lo stesso. Avevo notato che in tutte le rappresentazioni pittoriche non era mai mostrata la sofferenza né si erano visti Crocefissi. La sua risposta è stata che sì, esiste la sofferenza, ma è solo un momento che deve essere superato con la gioia di vivere e che non è necessario esibirla, nemmeno se è quella del Cristo.

Preso atto di questa impostazione filosofica generale sulla quale ognuno può fare le sue valutazioni e tornando agli aspetti più pertinenti allo scopo della visita, l’unica cosa che ha suscitato vivo interesse è stata la ricerca dell’imperfezione costruttiva sia all’interno sia all’esterno. Sembrava il gioco che si trova sui giornali enigmistici (indovina le differenze tra due figure), ma alla fine siamo stati rassicurati perché ci è stato detto dal nostro Vate che per la costruzione dei Templi Mormoni esiste un apposito e tassativo libro di specifiche al quale si devono attenere tutti quelli che realizzano le opere per loro e che, durante l’esecuzione dei lavori e in continuazione, veniva verificata l’assoluta perfezione e aderenza alle prescrizioni ivi stabilite. Devo riconoscere che effettivamente è così. L’impresa costruttrice, la Cg Edilcoop, con l’apporto di numerose altre imprese anche estere, ha fatto il miracolo che ogni architetto vorrebbe vedere in cantiere!

Di fronte al Tempio, collegato da un corso d’acqua, c’è il Centro Visitatori e, alla sinistra, la Foresteria. I due edifici, ovviamente, hanno un aspetto architettonico molto più sobrio, nell’uso dei materiali e nelle forme architettoniche rispetto agli ambienti e alla struttura architettonica del Tempio. L’utilizzo di porticati, di materiali come mattoncini e travertino per sottolineare l’identità romana, vegetazione autoctona e articolazione degli spazi molto equilibrata che infonde un’atmosfera di grande calma e serenità.

Che mi è sembrata somigliare al loro sorriso un po’ stereotipato.

In alto la Foresteria, in basso il Centro visitatori © Lucilla Brignola

Un altro momento di grande enfasi si vive all’interno del Centro Visitatori. Varcata la soglia, nella vetrata curvilinea il Cristo Risorto, circondato dai Dodici Apostoli, accoglie gli ospiti con lo sguardo rivolto verso il Tempio e, dulcis in fundo, altro particolare degno di nota, con tutto il rispetto, esilarante, è la presenza, all’interno del Centro, di una costruzione in stile vecchio casale dell’agro romano localizzato in una fantomatica “Piazza S. Giovanni”, che loro chiamano installazione interattiva.

Il Cristo risorto © Lucilla Brignola
Installazione interattiva © Lucilla Brignola

Sarà
forse una riflessione un po’ superficiale ma, osservando le immagini disponibili
dei Templi Mormoni attualmente esistenti nel mondo, si potrebbe dire che,
nonostante il tentativo di adattarli al luogo di appartenenza, ciò che risulta
più evidente, non tanto per il linguaggio architettonico utilizzato per gli
esterni quanto per gli ambienti interni, è che sembra si somiglino tutti. Una serie
di stanze, legate sicuramente ai riti, molto sfarzose con il quale loro
celebrano Dio, quasi come IKEA realizza, pur con le dovute doverose differenze,
i suoi centri vendita.

Passeggiando all’esterno, ormai senza guida, e volgendo lo sguardo alla piazza (il Foro Romano), circondata da aree verdi ben curate e osservando questi spazi, il pensiero che il luogo migliore per la meditazione e per avvicinarsi a Dio sia quello esterno piuttosto che quello degli ambienti interni sfarzosi e super decorati del Tempio forse è lecito. Anche se piove un po’.


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