Padiglione 18, Via Paolo Gili 4, Palermo. Il sogno avverato di Letizia Battaglia.

Immagine tratta da  virgilio.it/a-palermo-il-centro-internazionale-di-fotografia-diretto-da-letizia-battaglia

Quando, alla fine del 2016, abbiamo visitato al Maxxi la grande mostra monografica su Letizia Battaglia (oltre 200 scatti, provini e vintage print inediti provenienti dal grande archivio storico della fotografa), ci si è resi subito conto che quella che è stata per molto tempo considerata la “fotografa della mafia” ma anche una delle figure più rilevanti della fotografia contemporanea, per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia, fosse ad un punto di svolta.

In un video della mostra preannunciava l’intenzione ed  il sogno di istituire un luogo che potesse diventare un punto di riferimento internazionale per il mondo della fotografia, proprio nel cuore della sua Palermo.

Un anno dopo, poco prima che fosse inaugurato, il 16 Novembre 2017, il Centro Internazionale di Fotografia a Palermo (Padiglione 18, Cantieri Culturali alla Zisa, Via Paolo Gili, 4), Letizia Battaglia rilasciava un’intervista a La Repubblica, dove raccontava:

Perché lei? Perché darle uno spazio? Si pensava che cercassi uno spazio per mettere in mostra le mie foto ma qui non ne vedrete neanche una. L’ambizione è molto più alta. Io voglio veder crescere gli altri, voglio scoprire talenti e coltivarli. E quindi quello che vedrete non saranno le mie foto ma, vicino la porta del mio studio, un neon rosso realizzato da Riccardo Gueci: picchì idda?”

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Dopo anni di lavoro, di attesa, dibattiti e trattative con la pubblica amministrazione, il suo sogno si è finalmente avverato.

A dir la verità, quando noi di Diatomea questa estate siamo finalmente approdati a Palermo (città impegnata sia come Capitale Italiana della Cultura 2018  sia come sede ospitante la Biennale Manifesta)  ai Cantieri della Zisa, siamo rimasti letteralmente sbalorditi da questa ex area industriale convertita in polo culturale, nata per ospitare mostre, eventi, incontri, lezioni e laboratori aperti a tutti gli appassionati di questo linguaggio universale che ormai è divenuta in tutte le sue coniugazioni la fotografia,  ma anche spazio polifunzionale riprogettato, a titolo gratuito, dall’architetta Antonietta Iolanda Lima.

©Raffaella Matocci

Nello specifico,  si possono fruire 600 metri quadrati per esporre fotografie di grandi artisti e talenti emergenti, fotografi locali, nazionali e internazionali. Il Centro, che ha sede presso il Padiglione 18, sarà destinato ad ospitare anche l’archivio fotografico della città. Sono già 150 i fotografi che hanno risposto alla call di Letizia Battaglia donando un loro scatto che immortala Palermo, la sua storia e i suoi abitanti, come Martin Parr, attuale Presidente dell’agenzia Magnum Photos, di cui è membro dal 1994.

“Potrebbe sembrare esagerato, ma la nascita del Centro rappresenta la realizzazione del sogno di questi ultimi 40 anni”, scrive Letizia Battaglia, “Io amo molto lavorare con gli altri e oggi, all’età di 82 anni, come artista e fotografa, sono arrivata a non voler più guardare le mie foto perché sono più interessata ad accogliere e sostenere il pensiero – non solo fotografico – degli altri, giovani e meno giovani. È un sogno che si realizza, ancora più ambizioso rispetto all’avere successo personale. È un sogno collettivo. Io considero il Centro come una piccola “cattedrale”: è meraviglioso, sembra di essere a Berlino, Tokyo o New York. E sapere che questa “cattedrale” si trovi a Palermo mi rende felice”.

In occasione del lancio del volume The Street is watching – Where Street Knowledge Meets Photography di Drago, il Centro Internazionale di Fotografia ha presentato una selezione di foto tratte dallo stesso, scelte da Letizia Battaglia , che mostrano una grande e spregiudicata antologia delle immagini più rappresentative ed iconiche del movimento della street photography, spaziando dagli anni Settanta fino ai giorni nostri, mostrando l’evoluzione e lo spirito della strada e della fotografia urbana attraverso la visione sia dei grandi maestri della fotografia sia delle generazioni più giovani.

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Il libro mostra il lavoro di artisti capaci di ispirare e provocare, il cui punto di vista ci riporta ad un sistema di cultura indipendente, lo stesso che definisce l’estetica della casa editrice e lo spirito che si respira al Padiglione 18.

È il risultato di una ricerca iconografica durata cinque anni e condotta da Paulo von Vacano, Nicola Scavalli, Domitilla Sartogo con il contributo di Miss Rosen ed Ethel Seno. Attraverso un percorso multimediale di video con interviste inedite, proiezioni, immagini sospese alle pareti, lo spettatore ha potuto immergersi nelle strade del mondo: da Sao Paulo a Los Angeles, da Beirut a Londra, da Sirte a Tokyo.

The Street is watching – Where Street Knowledge Meets Photography  è un volume di 450 pagine con più di 400 immagini e testi di esperti della street culture come Paulo von Vacano, Ethel Seno e Miss Rosen, che vi avvincerà.

Come fotografa, considero questo libro fra i più belli che io abbia mai visto” – dice Letizia Battaglia – perché raccoglie gli autori ’70, ’80 e ’90 più interessanti del mondo, in modo particolare quelli americani.

Si tratta di fotografie spregiudicate, forti, dissacranti, che lasciano un segno profondo in chi le osserva.

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L’8 settembre, invece, è stata inaugurata la mostra fotografica, ideata e curata da Sabrina Pisu, dal titolo Il caso Mattei, 56 anni dopo, foto e documenti inediti che sarà presente fino al 25 ottobre 2018.

La mostra  racconta le ultime ore di Enrico Mattei in Sicilia, dalla visita a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, dove ha tenuto il suo ultimo discorso, fino all’ultimo viaggio da Catania a Milano, concluso con lo schianto del suo aereo a Bascapè, in provincia di Pavia, il 27 ottobre del 1962.

Potrete vedere scatti inediti provenienti dall’inchiesta e dagli archivi Eni e Publifoto insieme ad alcuni effetti personali e pezzi dell’aereo dissequestrati dal Tribunale di Pavia esclusivamente per questa esposizione, oltre 60 reperti fondamentali per l’indagine del magistrato Vincenzo Calia sul disastro nel quale persero la vita, oltre a Mattei, anche il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista statunitense William McHale.

Le immagini del nostro passato più buio sono una luce accesa sulla memoria e uno scudo che ci difende da ogni pericoloso tentativo di revisionismo o negazionismo storico. Non bisogna mai smettere di divulgare e difendere i pezzi di verità che abbiamo, o meglio le ‘schegge di verità’ come le definirebbe Sciascia, per farne dei pilastri indistruttibili sui quali edificare le pagine della nostra storia e da lì continuare a indagare”, ha dichiarato Sabrina Pisu, autrice insieme al magistrato Caliaanche del libro Il Caso Mattei (ed. Chiarelettere) in cui sono state rivelate le prove dell’attentato al presidente dell’Eni.

Le fotografie esposte ritraggono Mattei impegnato nelle sue ultime ore fino ai rottami dell’aereo precipitato, tra i quali il fondamentale indicatore triplo, lo strumento sul quale sono emerse le tracce dell’esplosione della bomba che era stata posizionata dietro al cruscotto, a circa 10-15 centimetri dalla mano sinistra di Mattei, quella in cui portava l’anello che, insieme all’orologio, la borsa, i documenti, tra cui la carta d’identità e il passaporto, alcune lettere, i biglietti da visita, gli occhiali da vista e la macchina fotografica con ancora all’interno il rullino, è tra gli oggetti personali del presidente esposti, per la prima volta, in questa occasione.

Immagini tratte da  https://www.balarm.it/eventi/il-caso-mattei-per-la-prima-volta-fotografie-e-reperti-del-disastro-aer…

Se come noi credete che senza memoria non possa esservi identità, andate a vedere questa mostra ed in generale i Cantieri culturali della Zisa, su cui molto presto faremo un approfondimento.


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