Todo Mundo I & II

Riflessioni invernali a Mondello tratta da “Sicilia 1.0” ©AntonioMusotto

Da piccolo, mi dicono, raccontavo un sacco di bugie. Crescendo ho iniziato a scrivere racconti.

Se dovessi descrivere il processo che mi ha portato a riempire pagine di parole, passare giorni e mesi a limare e allisciare, fino a ridurre i testi scorrevoli e agevoli come un osso scarificato, lo riassumerei come ho fatto nella prima riga.

C’è stato un momento catartico, in cui ho pensato che le cose che stavo cominciando a (ri)scrivere potevano essere lette da qualcun altro.

E così ho cominciato a somministrare (perdonatemi il termine, sono un farmacista) i fogli freschi di stampante a quei conoscenti che sapevo essere afflitti dalla malattia della lettura.

Ad un certo punto la quantità di questi racconti era tale da poterci fare una raccolta, ho cercato uno sponsor, è stato pubblicato un libro, del quale ne ho regalato in giro un migliaio di copie.

Solo dopo ho avuto il desiderio di capire se potevo in qualche modo incanalare e organizzare il ribollire delle idee che premevano per fluire dal cervello alla tastiera, e ho iniziato a frequentare un laboratorio di scrittura.

Ci siamo dati appuntamento una volta a settimana per quattro anni di seguito, poi ho capito che non traevo più benefici dall’ascolto e dal confronto con gli altri ed ho lasciato perdere, mi ero fatto tanti amici ma anche tanti nemici, tutti quelli e quelle ai quali avevo detto, in un impeto di sincerità, nelle riunioni serali intorno al tavolo del laboratorio “questa cosa che hai scritto fa veramente schifo”.

Con alcune di quelle persone che hanno animato il laboratorio del Vicolo della Rosa all’Alloro (già l’indirizzo era un racconto in sé) sono rimasto in ottimi rapporti, con altri ci sentiamo raramente o artificialmente tramite i social, altri ancora li ho dimenticati o cancellati del tutto: qualcuno faceva proprio schifo e non mi manca per niente.

Nel frattempo il lavoro-avevo un nuovo incarico, che mi faceva restare a casa davanti al computer-mi aiutava ad avere Tempo per scrivere, e così tra il 2000 e il 2010 ho scritto veramente una montagna di storie.

C’era anche la novità di potersi confrontare con sconosciuti e sconosciute tramite il blog, era un bel vantaggio perché non bisognava mediare la lettura tramite la conoscenza diretta del generatore di scritture.

In linea di massima è stato un bel periodo, nel quale ho acquisito lettori che ancora mi seguono sui social.

Poi, “essere blogger” è diventata una illusione commerciale, molti hanno creduto-stoltamente-di poter “fare soldi” attraverso il blog, credo che al giorno d’oggi il termine “blogger” tenda a marchiare stupidi con idee di successo, ma meglio non approfondire.

Ho pubblicato con diversi editori una serie di raccolte di racconti, ho fatto l’editor (litigando con chi mi sottoponeva testi di ogni consistenza: “è orribile, lascia perdere” è stato il mio cavallo di battaglia per la maggior parte dei testi che ricevevo) ho smesso di fare l’editor, sono stato schiavizzato dagli orari del nuovo lavoro, la creatività è stata assorbita dal tempo speso sui social, in definitiva scrivo molto meno.

Ciononostante posso vantarmi (vantarmi?) di avere pubblicato un libro all’anno, o di essere stato presente in una raccolta collettiva,. Non faccio l’elenco, basta googleizzare e qualcosa viene fuori.

Alcuni anni fa un mio ex editore mi chiamò “Antonio, c’è uno che vuole fare un film da un tuo racconto…chiedigli  tanti soldi”.

Insomma contattai questo “qualcuno” che era un giovane regista alla sua prima esperienza, coetaneo dei miei figli e pieno di entusiasmo e di idee straordinarie, gli concessi gratuitamente il soggetto e non me sono pentito, subito dopo ho cambiato anche editore.

Todo Mundo II è una raccolta che segue Todo Mundo I (ma nel frattempo ci sono stati il libro di fotografie narrative “Sicilia 1.0” e “800A” e anche un racconto sulla raccolta dei finalisti del Premio Moak) e che contiene racconti nuovi e racconti recuperati e rieditati da raccolte che non si trovano più in commercio., sono storie diverse “storie normali di gente strana e storie strane di gente normale” nelle quali voglio disegnare una scena, infilarci i personaggi, far scaturire un incidente narrativo, arrivare ad una conclusione.

Provate a leggerle, e poi ne parliamo, se volete.