CAVIE di Chuck Palahniuk

Chuck Palahniuk/Photo ©Allan Amato

Ho sentito ogni possibile giudizio su di un libro, ma usare l’aggettivo “disturbante”, non mi era mai capitato prima … Questo è stato il motivo che mi ha spinto a comprare e leggere Cavie di Chuck Palahniuk.

Lo scrittore in questione è famoso al grande pubblico per essere l’autore di “Fight Club”, e, come spesso accade quando ci si trova di fronte ad un vero e proprio cult, il resto della produzione rischia di essere compromessa dall’ombra ingombrante di un’unica, per quanto bellissima, opera.

Chuck Palahniuk è molto altro rispetto al suo “bestseller” e  “Cavie” non fa altro che confermare questa sensazione: ventitré racconti ripugnanti, sgradevoli, esilaranti, assurdi, a tratti vomitevoli, vi porteranno nel mondo e nelle teste di aspiranti scrittori che decidono, malauguratamente per loro, di rispondere all’annuncio di un misterioso benefattore.

Chi non si farebbe allettare dalla possibilità di abbandonare per tre mesi gli ostacoli della vita quotidiana per  dedicare le proprie energie a ciò che più piace fare?  Quasi tutti, figuriamoci scrittori in cerca di ispirazione per realizzare il loro capolavoro, l’opera che li porterebbe ad ottenere fama e soldi.

Come ci insegna però la Storia, fama e soldi, molto spesso, chiedono in cambio un prezzo, e,  in un teatro chiuso ermeticamente dove elettricità, cibo e acqua vengono a mancare, lentamente, ma in maniera inesorabile, questo prezzo sarà salatissimo.

Cavie” è una parabola dark che strizza l’occhio all’horror  ed  allo splatter, dove si analizza fondamentalmente un’unica domanda: cosa siamo disposti a fare per ottenere quello che vogliamo? Quanta umanità puntiamo sul tavolo da gioco pur di ottenere la vittoria da sempre agognata?

I protagonisti assoluti del libro, tuttavia,  questa volta non sono i personaggi, ma i racconti che gli stessi partoriscono; la struttura del libro, da molti paragonata al “Decameron” di Boccaccio, fa sì che la nostra attenzione si sposti ben presto sulle storie dettate anziché sulle figure dei protagonisti. Tra le righe di questi racconti affiora, prima piano, poi in maniera dirompente, l’oggetto degli strali dell’autore, la società moderna e i suoi modelli costruiti su valori effimeri e che ha, nei “reality show”,  la sua manifestazione più ripugnante; difficilmente, infatti, non potrete identificare il signor Whittier, colui che deciderà di affiggere il manifesto e di dar vita all’esperimento, con una sorta di “Grande Fratello” televisivo.

Il fastidio, il disgusto, i conati che proverete durante la lettura sono la “bellezza” stessa del libro, perché non sono meri esercizi stilistici di Palahniuk che vuole vedere dove si possono spingere i confini dell’estremo, ma sono i sentimenti che l’autore vi vuol far provare verso la società dei consumi, sentimenti che lo stesso autore prova.

Copertina del libro https://picclick.it/Cavie-Con-Segnalibro-Chuck-Palahniuk-Mondadori-Oscar-451-282802472058.html

Per leggere “Cavie” ci vuole il pelo sullo stomaco, ma ne vale la pena. Cambierà per sempre la vostra percezione della società, in cui, volenti o nolenti, dobbiamo nuotare.

 


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