KLIMT: ciò che genera emozione è un sostantivo femminile

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Le tre età della donna, 1905

L’arte, la musica, la scienza, solo per citarne alcune, sono sostantivi femminili. Atti a specificare che ciò che genera emozione ha per lo più una derivante femminea. Così come la vita che i letterati amano suddividere in stagioni o viaggi. Per Shakespeare sono sette. Jung ne definisce quattro. Hesse la racconta come un continuo divenire senza suddivisione di attimi definiti, un viaggio tra nuovi inizi e fine. L’arte di Gustav Klimt la rappresenta personificandola in un corpo di una donna. Lei viene alla vita, la genera e alla fine la rimpiange.

Completamente impreparati, facciamo il passo nel pomeriggio della vita. Peggio ancora, facciamo questo passo con il falso presupposto che le nostre verità e i nostri ideali ci serviranno come finora. Ma poi non possiamo vivere il pomeriggio di vita secondo il programma della mattina e della sera e ciò che al mattino era vero alla sera sarà diventato una bugia“ 

Carl Gustav Jung

Gustav Klimt nel 1905 / Gustav Klimt, seduto in poltrona, con alcuni artisti del movimento della Secessione viennese

Il tempo della nostra vita è una linea morbida che disegna un cerchio. Racchiude un insieme di fatti, emozioni e sentimenti vissuti per raggiungere una consapevolezza che dovrebbe portare ad un capolinea senza rimpianti. Ma è difficile accettare la morte. Sostantivo femminile che ha l’ingrato compito di chiudere questo cerchio. Klimt ricerca, attraverso il suo simbolismo e la sua arte, questa consapevolezza.

Klimt nasce a Vienna il 14 Luglio del 1862 e muore a Neubau il 6 Febbraio 1918. E‘ considerato il punto d’unione delle due correnti più importanti dell’arte austriaca, il Simbolismo e l’Art Nouveau.

Il simbolismo di Klimt estrapola i suoi elementi nella più remota e profonda storia antropologica dell’evoluzione umana. Appartengono ad un linguaggio sconosciuto e lontano che, ad un primo sguardo, sembrano avere solo una funzione decorativa.

L’artista li lega al presente trasformandone la loro capacità evocativa creando un canale di comunicazione inconscio con l’osservatore. Quei segni arcaici si inseriscono nel profondo e dialogano col subcosciente indirizzando lo spettatore verso il vero significato dell’opera.

VerSacrum Rivista Secessione Viennese 1898

La storia dell’artista coincide con la Secessione Viennese che lo porterà a diventare il capo dei dissidenti anti-accademici. Non rinnegano la cultura classica ma la rielaborano al punto da crearne uno stile completamente nuovo. Il decoro diventa strutturale. E Vienna, in quel momento, diventa una delle capitali artisticamente più attive in Europa.

“La gente deve ricominciare a vedere quadri, non oleografie dipinte a mano: deve potersi di nuovo ricordare che la loro materia è una scrittura magica che, con macchie di colore in luogo delle parole, ci trasmette una visione interiore del mondo – il mondo misterioso, arcano, meraviglioso – non un’attività commerciale. L’arte del colore domina l’anima umana non diversamente da quella dei suoni.”

Hugo von Hofmannsthal

Gustav Klimt

Gustav Klimt amava le donne. Tutte. Adorava la sinuosità delle loro forme, ammirandone la capacità di muoversi nello spazio, modificandolo. Quasi tutta la sua arte è dedicata alla figura femminile. A volte solo per il piacere di ritrarne la bellezza. Ma spesso come simbolo per spiegare la vita ed i suoi misteri. Per Klimt il mistero della vita è femmina.


Nel 1905 dipinge un’opera allegorica sul tema della vita e le sue fasi. L’opera è intitolata “ Le tre età “o ”Le tre età della donna“.

Le tre età, Galleria Nazionale D’Arte Moderna, a Roma.

In quest’opera rappresenta la vita personificandola in una figura femminile che si evolve dalla nascita fino ad arrivare alla vecchiaia con la conseguente consapevolezza della fine.

Per l’artista le fasi della vita sono tre: la nascita, la maternità e la vecchiaia. Le racconta, rappresentando sulla tela la fiducia e l’abbandono di quando siamo appena nati. La giovinezza che illumina tutto ciò che la circonda compiaciuta della sua capacità di generare altra luce. Ed infine, la tristezza ed il grigiore di una vita arrivata all’esaurimento delle sue forza fisiche che non accetta la realtà della morte.

Le tre età, particolare della madre,  1905

“Che l’immagine del mondo sia provvisoria è una certezza per l’austriaco, in tutte le sue sensazioni: e questa mirabile profondità di pensiero della nostra ben nota frivolezza, nessuno, dall’età barocca, l’ha mai spiegata ai nostri occhi con tanto splendore e con tanta eleganza come Klimt. […] Klimt dipinge una donna come fosse un gioiello; essa scintilla, ma l’anello della sua mano sembra respirare, e il suo cappello vive più di lei, la sua bocca fiorisce, ma non si pensa che essa possa anche parlare; e la veste sembra sussurrare. O se dipinge un girasole, da esso sembrano ammiccare gli occhi benigni di un uomo maturo. Di nuovo egli dipinge però un albero che pare sbalzato in oro, e quando rabbrividiamo di fronte ai volti apocalittici dei suoi grandi quadri, può anche darsi che in essi egli abbia semplicemente voluto giocare con i colori.”

Hermann Bahr (1903)

Klimt usa il corpo come metafora per raccontare la società viennese del suo momento. Il mondo delle contraddizioni perenni. Dei salotti in cui viene condannato il realismo sessuale di Schiele con sdegno e pudicizia per praticarlo di nascosto. Nello stesso anno in cui crea Le tre età, l’artista viene accusato di pornografia ed eccesso di perversione per le opere realizzate all’Università di Vienna. Qui si mostra tutta l’ipocrisia della borghesia viennese. Una borghesia che dà a Freud la possibilità di creare la sua psicoanalisi.

Le tre età,  particolare, 1905

“Ricordiamo il vecchio adagio – si vis pacem, para bellum – se vuoi il mantenimento della pace sii disposto alla guerra. Sarebbe ora di modificarlo e dire – si vis vitam, para mortem – se vuoi sopportare la vita, impara ad accettare la morte.”

Sigmund Freud

Si può sicuramente affermare che l’arte di Klimt fece scandalo a causa del suo essere oltre il tempo ed oltre alle immagini a cui le menti erano abituate. Quando l’opera venne esposta alla Biennale di Venezia, nel 1910, suscitò si un notevole scandalo, ma la reazione del pubblico fu ottima. Tanto che nel 1911 l’opera venne nuovamente esposta alla Mostra per il cinquantenario dell’Unità d’Italia e vinse la medaglia d’oro. Fu acquistata dallo Stato italiano per l’esposizione permanente alla Galleria d’Arte Moderna romana.

Attraverso le immagini, il colore ed i simboli dà vita ad un racconto che attraversa tutto l’arco del progressivo decadimento della vita. Ogni fase è rappresentata con minuzia di dettagli.

Le figure sono nude proprio per mostrare palesemente gli effetti del tempo e del vissuto. Ogni piega, ogni ruga racconta un sentimento che ha trasformato l’animo umano nel corso della crescita. Ciò che viviamo internamente modifica ciò che siamo esternamente. E viceversa. Ad ogni dolore o delusione il corpo s’accascia un po’ di più. Si ingrigisce e perde la luminosità deformandosi.

I contrasti cromatici hanno una forte valenza espressiva e comunicativa. Anche il colore diviene simbolo.

“Invecchiare significa passare dalla passione alla compassione.”

A. Camus

Le tre età,  particolare della mano anziana, 1905

Suddivide l’opera in tre soggetti. Nel blocco centrale vi è rappresentata una giovane donna. Nel pieno della sua bellezza che culla una bimba. Colei che è capace di generare vita espande dalla sua figura luce e bellezza che illumina tutta l’opera. E‘ il fulcro dell’opera stessa.

Per l’artista, la capacità femminile di generare vita, dona alla donna una funzione sacra. Ed è in questa sacralità che lui le ama. Ama questo mistero tutto femminile che le rende necessarie e mai scontate.

Le tre età, particolare della bimba, 1905

La bimba che si accoccola sul seno materno si lascia sprofondare sul corpo della madre quasi a formarne un tutt’uno. La manina che si posa sul seno caldo di colei che l’ha generata. La posizione innaturale della testa della madre e la sua mano che cinge la piccola vita, sono simboli di un amore totale ed incondizionato.

Le tre età, particolare donna anziana, 1905

Al loro fianco si pone una donna col capo chino a terra, coperto dai capelli grigi e opachi. Immobile. L’unico movimento è la mano sinistra che si copre gli occhi. Quasi a proteggersi da quell’immagine di giovane donna che ancora ama e genera amore. Quella mano rappresenta tutta la rinuncia a vedere la realtà. Una realtà che evidenzia il rimorso di ciò che non si è vissuto ed il rimpianto di ciò che non si vivrà più. Oppure è lì posta sugli occhi a trattenere i ricordi di una maternità passata. Un ultimo gesto espresso per se stessa. Un continuare a vivere per ri-vivere. Ormai paragonabile ad un contenitore svuotato. Magra. Col ventre gonfio, ma non di vita. Il colore della pelle è spento. Cenereo. Simboleggia il tempo che scorre e la morte che si annuncia indistintamente per tutti.

In quest’opera, Klimt, insegna alla donna e all’umanità intera a non lasciarsi condizionare dal passare del tempo. A viversi compiutamente in ogni stagione per non arrivare alla fine, sfigurata dal rammarico. Che la vecchiaia non è sinonimo di compassione.

La vita è un viaggio che non fa fermate a ritroso. Ogni fermata andrebbe vissuta senza pensare a quella lasciata o a quella che verrà. La fine è solo un nuovo inizio. Come afferma Eraclito “dopo la morte attendono gli uomini cose che neppure immaginano”.


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