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In collaborazione con Artevitae, Diatomea è lieta di ospitare oggi Cristiana Zamboni con il suo articolo  Gauguin, seconda stella a destra e poi dritto fino all’isola che non c’è .

Buona lettura!

ArteVitae è una rivista online che, come Diatomea, ha lo scopo di divulgare e promuovere l’arte in ogni sua forma e contenuto. L’idea della collaborazione nasce dalla volontà di offrire ai nostri lettori un’assortita selezione di argomenti e contenuti, attraverso la pubblicazione di articoli scelti dalla nostra redazione tra quelli già pubblicati o in via di pubblicazione su ArteVitae, con lo scopo di ampliare e variegare la già ricca proposta editoriale del Blog #diatomea, contaminandola attraverso una forte sinergia tra le due redazioni.

“Ogni artista è un pianeta a se stante e gira intorno alla terra seguendo una sua personale orbita, in perenne ricerca di risposte. Paul Gauguin fu l’artista viandante per antonomasia. Impossibile da classificare e troppo moderno per i suoi tempi. La sua vita fu un eterno vagare alla ricerca dell’isola che non c’è, in cui vi è custodito un prezioso tesoro. Un antico scrigno magico contenente tutte le risposte alle domande dell’uomo. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”.

Il cielo di ogni vita umana è costellato da milioni di domande. Veniamo al mondo senza un preciso motivo e trovare il nostro posto è una chimera. Cresciamo e ci confrontiamo con la società che ci circonda. A volte combattiamo in prima persona le battaglie per la verità. Altre volte ci poniamo come osservatori silenziosi ed in attesa. Ed altre ancora, scegliamo come via di salvezza, la fuga.
Paul Gauguin scelse quest’ultima.

La sua vita fu un’eterno vagare alla ricerca dell’isola che non c’è, in cui vi è custodito un prezioso tesoro. L’arcaico scrigno magico contenente tutte le risposte alle domande dell’uomo. Salpò dalla seconda stella a destra e poi dritto fino all’isola che non c’è.

L’arte possiede la facoltà di tradurre ciò che sfugge ad una definizione razionale
che si attui attraverso idee e parole, diviene sfogo diretto dell’inconscio.
Questa emanazione del profondo, non ancora dominato dalla logica, sfocerà nel surrealismo
ed era già ben insita e visibile nel lavoro sperimentale di Gauguin
”.

R. Huyghe

Paul Gauguin nasce a Parigi il 7 giugno 1848. La sua vita fu complessa e tortuosa. Ricca di sventure familiari e fallimenti professionali. Sua madre, Alina Maria Chazal, è figlia della famosa scrittrice socialista e femminista Flora Tristàn. Il padre è un giornalista dall’animo fortemente repubblicano. Contrario al regime politico di Napoleone III e preoccupato per il futuro della Francia, nel 1849 decide di trasferirsi con tutta la famiglia a Lima, ma muore durante il viaggio.

Autoritratto Paul Gauguin 1885

Nonostante il soggiorno in Perù durò solo sei anni, il pittore lo ricorderà sempre come l’unico periodo davvero felice della sua vita. Nel 1855 rientra in Francia.

La famiglia del pittore nel giardino Paul Gauguin 1881

Nel 1865 s’imbarca, come allievo pilota, su una nave mercantile. L’anno successivo muore anche la madre ed è costretto a rientrare in Francia. Viene affidato a Gustave Arosa. Conosce il pittore Émile Schuffenecker. Si approccia alla pittura ispirandosi alle opere di Delacroix, Corot e Courbet, possedute dal suo tutore. La pittura lo affascina. Visita i musei, frequenta l’Académie Colarossi e, aiutato dalla figlia di Arosa, studia e sperimenta l’arte come autodidatta. Nel 1871 inizia a lavorare come agente di cambio. Nel 1873 conosce Pissarro, incontra e sposa Mette Sophie Gad.

Frequenta i circoli d’arte e gli impressionisti. Espone con loro in alcune collettive. Tuttavia, non si ritrova nelle loro teorie artistiche. La sua arte vuole andare oltre. Ricerca una realtà che è al di là del visibile, che affonda le sue radici nell’immaginazione e nel sogno. Posa le basi per il futuro simbolismo. Nel 1883 crolla la borsa e si ritrova senza lavoro. Si trasferisce in Danimarca con la moglie ma il matrimonio non è un’isola felice. Lei è molto preoccupata per le precarie condizioni economiche in cui versa la famiglia. Gauguin, al contrario, sembra non tener in considerazione il problema. Vuole solo dedicarsi alla pittura e sperimentare la sua arte. E’irrequieto, non riesce a collocarsi come artista ed il mercato non lo considera. Il profondo bisogno di un posto solitario e primordiale tutto suo, diventa intenso ed assillante.

Sentiero boscoso Paul Gauguin 1873

Gauguin non considera più l’arte come una riproduzione idealizzata o sensibilizzata della natura.
E proprio per questo si discosta dall’Impressionismo.
Ma ciò che stupisce è che, di colpo, apre la via alle tre direzioni in cui si impegnerà
l’arte moderna per sfuggire alla fatalità del reale
”.

R. Huyghe

Rientra a Parigi e conosce Theo Van Gogh, fratello di Vincent e mercante d’arte. Lo aiuta a vendere alcune delle sue opere. Con il ricavato s’imbarca alla volta di Panama e poi Martinica. Qui la sua pittura è più libera. Le pennellate sono intense e brevi. I colori vivi e la qualità decorativa è notevolmente migliorata. Si ha un nuovo Gauguin, più realizzato ed audace. Sempre più consapevole della sua capacità artistica.

Non abituato al clima si ammala e, nel 1887, è costretto a rientrare in Francia. Ritrova l’amico Theo, molto interessato alle sue nuove opere. Poco sopporta la vita parigina e memore del periodo sereno e produttivo passato a Pont – Aven, decide di ritornarvi. Qui acquisisce la tecnica a cloisons. Una pittura che ricorda le vetrate delle chiese ed il loro caratteristico catturare il colore piatto, senza sfumature, in confini ben delimitati.

Paesaggio a Martinica Paul Gauguin 1887

Di questo periodo è il suo dipinto La visione dopo il sermone. Un’opera gravida di simboli, così come tutte le sue opere che richiamano alla fede. L’angelo che lotta contro l’uomo è un chiaro riferimento al passo della Genesi. L’eterna lotta fra il bene ed il male accentuata da una mistica irrealtà scenografica. Le donne, condizionate dal sermone appena ascoltato, riescono a vedere ciò che all’essere umano non è permesso. Materializzando il più grande timore dell’uomo, perdere la lotta contro il male e a lui doversi asservire.

Visione dopo il sermone Paul Gauguin 1888

Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva». Genesi 32, 23 – 33

Rientrato dalla Bretagna, sotto consiglio di Theo Van Gogh, Gauguin si trasferisce da Vincent, per aiutarlo a definire il progetto artistico contro le dittature del mercato dell’arte, proposto da quest’ultimo. Fra i due non vi è l’armonia sperata e spesso discutono. Il 23 dicembre 1888 Van Gogh apprende la notizia delle imminenti nozze del fratello. Sicuramente provato dal suo fallimento artistico, dal progetto che non decolla e dalle discussioni con l’amico pittore, perde il controllo e si taglia un orecchio con il conseguente ricovero in una casa di cura.

Van Gogh mentre dipinge girasoli Paul Gauguin 1888

A Gauguin, non resta che ripartire alla ricerca della sua isola. Svende tutte le sue opere e nel 1891, finalmente, parte per Tahiti.

Otahi, sola Paul Gauguin 1893

Arrivato alla sua isola che non c’è, la vita di Gauguin cambia radicalmente. La sua produzione artistica è entusiasta. Trova nella natura e negli abitanti i giusti soggetti per creare le sue opere migliori. Nel 1893 si ammala ed è costretto a rientrare in Francia per curarsi.  Le tele prodotte a Tahiti non hanno successo in Europa e tenta il suicidio.

Assicuro che ho deciso di morire a Dicembre.
Ma prima di morire, vorrei dipingere la tela che ho in mente
”.

P. Gauguin

Precariamente guarito, riparte e gli ultimi anni della sua concitata vita li passa a Hiva Oa, nelle isole Marchesi. Realizza le sue opere più moderne e ricche di bellezza.

La sorgente misteriosa Paul Gauguin 1893

Avvolte da una tangibile sensazione di trovata serenità. E’ attratto dalla purezza, dalla naturale sensualità e dolcezza delle donne indigene, ormai suo soggetto preferito. Mescola le retrograde concezioni europee cattoliche ai miti ed alle leggende spirituali di queste isole. Una tra le più simboliche opere di questa nuova vena creativa è  La nascita di Cristo, figlio di Dio o Natività.

Natività o Nascita di Cristo, figlio di Dio Paul Gauguin 1896

La Madonna è rappresentata da una giovane donna indigena. Sdraiata su un normalissimo letto giallo e coccolata da un gattino bianco. Aiutata da due donne che cullano Cristo appena nato. Colpisce l’assoluta mancanza di figure maschili. E’un momento completamente volto al femminile. Colorato ed usuale ma, allo stesso tempo, straordinario.

Donne di Tahiti Paul Gauguin 1891

Fiori, colori accesi e natura selvaggia simboleggiano la sua isola che non c’è. Scrive due libri in cui sente il bisogno di spiegare la sua concezione dell’arte. Descrive la sua pittura ed insegna ad osservarla. Racconta della vita e confessa le risposte che crede d’aver trovato durante il suo incessante pellegrinare. Critica la Chiesa e le società moderne.

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Paul Gauguin 1897-1898

La sua vita si placa definitivamente l’8 maggio 1903. Malato di sifilide e con problemi di cuore si spegne in carcere, dove sta scontando una condanna per aver reagito ai coloni francesi a favore degli indigeni. Viene seppellito nel cimitero cattolico, in cima ad una collina da cui si osserva la baia ed il mare. Avvolto dal profumo dei fiori di frangipane e dal silenzio.

Un precursore dell’arte moderna. Indomito, introverso ed inquieto. Sempre in viaggio. Sempre solo. Unica compagna, una valigia gremita di colori, pennelli ed immaginazione. La stessa immaginazione necessaria per vedere chiaramente la rotta verso l’isola che non c’è. Quella che parte dalla seconda stella a destra.


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